domenica 19 dicembre 2010

EMERGENZA CASA, SINDACATI, ASSESSORE


“Chi costruisce riservi alloggi da affittare a canone agevolato”

Si torna a discutere, dopo le occupazioni. La vicenda delle quattro famiglie che si sono date una sistemazione abitativa entrando nell’ex poliambulatorio di via Orfanotrofio è stato l’ultimo atto di un’emergenza che dura ormai da anni. Sono almeno 600 le famiglie in città che chiedono un alloggio popolare. «Una situazione che si sta aggravando, soprattutto a causa della riduzione dei salari e alla precarizzazione dell’occupazione» sostengono in un documento le segreterie di Cgil, Cisl e Uil, che proprio su questo tema hanno voluto incontrare l’assessore ai Servizi sociali del Comune Pier Franco Verrua.

venerdì 17 dicembre 2010

LA CASA DEI METALLURGICI

L'occupazione “in uso temporaneo” dell'edificio Asl di via Orfanotrofio da parte di volontari del Coordinamento e di cittadini colpiti da sentenze di sfratto è una azione necessitata dalle circostanze. Quali ?
La mancanza di dignitose alternative abitative per otto famiglie con minori. La residualità della offerta di case a canone calmierato o sociale. Un mercato immobiliare speculativo, quindi escludente per le famiglie con redditi modesti o intermittenti. Un potere pubblico del tutto incapace di agire politiche sociali adeguate alla gravità della situazione.

mercoledì 15 dicembre 2010

COMUNICAZIONE AL CONSIGLIO COMUNALE


 (Luca Squilia, Coordinamento Asti-Est)
Sulla facciata dei vecchi uffici asl occupati mercoledì’ mattina è stato messo uno striscione su cui è scritto “ se voi ve ne fregate noi ce ne occupiamo “ questo slogan è tristemente vero .

sabato 11 dicembre 2010

Al Direttore dell'ASL

Egregio Direttore
La ringraziamo innanzi tutto dell'atteggiamento dialogante, prezioso data l'asprezza dei tempi, che ci ha mostrato nel corso della breve conversazione di venerdì scorso. Un atteggiamento che impone una reciprocità a cui noi, volontari dell'associazione Coordinamento Asti-est, ben volentieri ci atteniamo. Fuori da ogni rituale e con poche parole e soprattutto con la consapevolezza della gravità dei problemi di cui stiamo parlando, nonché delle responsabilità che implicitamente richiamano, ci ha chiesto di precisarle meglio il senso, le modalità e i limiti della nostra azione. Quel che segue è la nostra risposta.

venerdì 10 dicembre 2010

FAMIGLIE USA E GETTA



Questa mattina alle ore 9,00, sei famiglie senza alternativa abitativa, insieme ai volontari del Coordinamento Asti-est e di altre associazioni cittadine, hanno preso in uso temporaneo l'edificio di proprietà dell'asl in via Orfanotrofio. Le sei famiglie, uomini donne e bambini, come già le altre sei che “occupano” da marzo del 2009 l'edificio di via Allende, anch'esse colpite da sfratti esecutivi per morosità, rischiavano di finire sulla strada o disperse nelle assai approssimate reti di solidarietà di questa città. Una città che non si avvede, nella sua maggioranza, che il malessere sociale che colpisce una sua parte è un pericolo di regresso civile per tutti.

sabato 13 novembre 2010

CORTEO !!

Il malessere sociale si diffonde tra i ceti popolari e gli annunci che arrivano dalle “istituzioni” non sono certo tranquillizzanti. Chi si è arricchito facendo mercato di tutto, diritti compresi, non curandosi delle disuguaglianze e degli imbarbarimenti delle relazioni sociali che andava seminando, si sottrae alle sue responsabilità e organizza una guerra contro i poveri a colpi di licenziamenti, precarietà, taglio della spesa pubblica e nuovo autoritarismo. In più, mette nelle mani di generali che hanno già agito fuori dalla norma dell'art.11 della Costituzione, un armamentario di guerra e di morte costosissimo. Sono risorse pubbliche che andrebbero utilizzate per garantire i diritti, alla casa, al lavoro, alla scuola, alla previdenza.

mercoledì 10 novembre 2010

ATTI DI FORZA


Dovremmo ringraziarlo per la sua franchezza. Dire di noi che “imbrattiamo edifici storici e strumentalizziamo l'emergenza abitativa” è una folgorante sintesi delle ragioni che ci hanno indotti a chiedergli le dimissioni da assessore. Richiesta che ovviamente reiteriamo. Negarci il ruolo di interlocutori, dopo mesi e mesi di ragionevoli tentativi di dialogo da parte nostra, e negare al tempo stesso fin l'esistenza di un problema delle abitazioni in città, è un comportamento irricevibile.
In questa luce surreale le sei famiglie che “occupano” in via Allende, nonché le undici colpite da sfratto che tra giorni non sapranno dove andare, appaiono come turisti svogliati che non apprezzano le bellezze della città, mentre le seicento famiglie in graduatoria Atc appaiono come pazienti imbecilli che aspettano la manna dal cielo (il federalismo fiscale). Un comportamento davvero irricevibile, che delegittima i cittadini che hanno condiviso le scelte della nostra associazione o le hanno accompagnate con altre scelte di difesa dei diritti costituzionali.

lunedì 1 novembre 2010

FAMIGLIE SOTTO SFRATTO FAMIGLIE CHE CERCANO CASA FAMIGLIE CHE CERCANO DI RICOMPORRE LEGAMI SOCIALI ROTTI DALLA “CRISI”


Altre undici famiglie dell'associazione (Coordinamento Asti-Est) sentono la minaccia dello sfratto sempre più vicina. Dopo numerosi rinvii dell'esecuzione e in assenza di una alternativa che non sia la dispersione della famiglia tra amici, parenti e dormitori o peggio il ritorno a casa in altre regioni del mondo, il “che fare” ormai si impone. Quando si dice undici, si parla della punta di un malessere sociale vastissimo, che si diffonde attraverso la precarietà del lavoro e del reddito, e che si amplifica nella mancanza di alternative.

sabato 30 ottobre 2010

MI CHIAMO VALERIA


Mi chiamo Valeria, ho un figlio di 7 mesi di nome Alessandro, mio marito Vincenzo l'ho sposato un mese fa, dopo sette anni di convivenza. Vincenzo l'ho conosciuto in fabbrica, dove lavoravamo insieme. Abbiamo affittato un alloggio quando le nostre condizioni economiche erano piuttosto buone. Due salari con contratti a tempo determinato in una azienda, la MSA di Asti che ci offriva apparentemente delle buone prospettive. L'azienda produce ammortizzatori per treni che esporta in tutto il mondo, ha due unità produttive, una ad Asti con il centro amministrativo e un'altra a Caltanissetta.

sabato 11 settembre 2010

E' IMPORTANTE CONOSCERE GLI INQUILINI DELLA PORTA ACCANTO


Cosa fanno le sei famiglie del caseggiato accanto ? Si arrabattono, portano i figli a scuola, affrontano il problema di sbarcare il lunario. Si comportano esattamente come migliaia di famiglie di questa città. Ma allora perché questa difficoltà a considerarle come dei normali vicini di casa; persone con cui si prende volentieri un caffè e si fanno quattro chiacchiere ? Forse perché dopo l'occupazione di quella casa vuota da 5 anni non hanno fatto le presentazioni ?
Si che le hanno fatte. In più occasioni hanno spiegato il senso della loro presenza lì e perché, in casi estremi, quando si subisce uno sfratto senza alternative, si può anche fare una azione “illegale”. Soprattutto quando lo scopo è la difesa di un diritto fondamentale delle persone e quando, come in questo caso, l'azione è diretta all'uso di beni di proprietà pubblica, precedentemente lasciati all'incuria e ai vandalismi.

venerdì 10 settembre 2010

IN MOVIMENTO AD ALESSANDRIA


ALESSANDRIA UNO
L'appuntamento è per le 19,30 al Coordinamento, in Praia, per una azione di mutuo soccorso. Ce l'hanno chiesta i compagni/e di Alessandria. Uno scambio di cortesie, erano venuti ad ingrossare la nostra manifestazione di aprile. Sedici famiglie minacciate di sgombero da una palazzina di proprietà privata occupata da qualche mese. Molte donne e bambini, in maggioranza popolazione del nord/Africa. Una situazione più difficile della nostra in via Allende. Sappiamo per esperienza che i privati quando vogliono sgomberare un palazzo come quello, hanno deciso di accrescerne il valore mercantile. Sono dall'altra parte del problema, sordi ai nostri argomenti e ai nostri appelli umanitari. Privati associati in immobiliare. Gli spiriti animali del mercato all'opera. Il cinismo, l'opportunismo, valori organici. Situazione da manuale.

venerdì 20 agosto 2010

Federalismo demaniale


NO ALLA SVENDITA DEL PATRIMONIO DLLO STATO - SI ALLA VALORIZZAZIONE SOCIALE DEI BENI DEL DEMANIO

Carissimi,
come è noto dalle cronache giornalistiche di questo mese, il governo, con apposito decreto legge ( attuativo dell'articolo 19 della finanziari 2009), ha dato inizio ad una procedura di assegnazione dei beni del demanio, alle Regioni, alle Provincie e ai Comuni. Entro il mese di novembre l'agenzia del demanio renderà noto l'elenco dei beni trasferibili. Entro gennaio del 2011 gli enti locali dovranno chiedere il trasferimento di ogni singolo bene corredandolo con un progetto di “valorizzazione”. Entro marzo 2011 i beni saranno trasferiti. Lo stesso decreto legge (art. 2 comma 4), impegna gli enti locali a fornire la “massima valorizzazione funzionale del bene attribuito” nonché ad assicurare “l'informazione della collettività”, prevedendo, se fosse richiesta, una “consultazione popolare”.

sabato 19 giugno 2010

ASSEMBLEA DELLE FAMIGLIE E DELLE ASSOCIAZIONI, GIOVEDI' 24 GIUGNO NEL CORTILE DI VIA ALLENDE.


In questi mesi (da luglio 2009 ad oggi) ricchi di azioni di difesa del diritto dell’abitare abbiamo avuto la solidarietà di tante persone singole e associazioni. Un valore o più semplicemente un sentimento che fa la qualità di una comunità. Parliamo ovviamente della nostra città e diciamo che è bello viverlo questo sentimento, e opporlo all'assoluto menefreghismo di chi, in posizioni autorevoli, dovrebbe almeno provare a risolvere i problemi sociali dei cittadini.

mercoledì 9 giugno 2010

LETTERA DI LUCA

Ciao a tutti,
cosa succede in via Allende? In questi due mesi i toni si sono abbassati un po', evidentemente la stanchezza di questi mesi si è fatta sentire quindi ci siamo presi un po' di riposo. Ora pero è tempo di riprenderci la parola, alla fine se non si fa la voce grossa (nel senso però migliore del termine) le situazioni vanno avanti, apparentemente sembra che la battaglia sia vinta, ma chi c'è dentro capisce che non è cosi, ma che c'è ancora un lungo lavoro da fare e soprattutto continuare a rompere l'isolamento, continuare a far capire il gesto fatto.

domenica 9 maggio 2010

UN MESE DOPO L'OCCUPAZIONE DI VIA ALLENDE


Siamo a circa un mese da che abbiano dato inizio alla ”occupazione” dello stabile di via Allende, precisando a destra e a manca le ragioni e il senso di questa azione, e i rapporti con i nostri interlocutori istituzionali, in particolare con l'assessore alle politiche sociali, sono congelati in una sorta di limbo, essendo noi nella metafora, i peccatori.
L'attesa che dovremmo scontare per riuscire a negoziare la soluzione abitativa di sei famiglie e successivamente per poter riprendere, forse, un confronto su tutta la questione delle abitazioni, dipenderebbe dall'aver occupato abusivamente lo stabile, dall'aver violato leggi e norme sulla proprietà. Non tratto con chi occupa, continua a tuonare l'assessore, se dipendesse da me vi avrei già sgomberati.

sabato 1 maggio 2010

LE FAMIGLIE CHE “OCCUPANO” LO STABILE DI VIA ALLENDE:


Ecco il nostro progetto casa:
Siamo sei capi famiglia, siamo le loro compagne, ci sono con noi i nostri figli, sono in tredici di ogni età, siamo cittadini consapevoli, militanti di associazioni di volontariato sociale, tutti crediamo che la dignità delle persone non possa essere negoziata, che la coesione delle famiglie non possa essere sacrificata alla speculazione immobiliare e ai profitti delle banche e delle assicurazioni;
Ci consideriamo la parte meno rassegnata di tutte le persone che in questo momento subiscono la negazione di un diritto, che ricevono le briciole della ricchezza sociale prodotta dal lavoro, soprattutto il nostro, negato, intermittente, mal pagato, clandestino, nero;

martedì 27 aprile 2010

UNA SIMPATICA CAROGNA

Via Fratelli Olivero 2, San Rocco, antico rione cittadino. Prima della industrializzazione sede di chiese, conventi, caserme, confraternite, case patrizie. Poi quartiere popolare, case/fabbriche, laboratori di sellai, fabbri e falegnami, residenze di operai. I primi lotti di alloggi iacp sono stati costruiti qui, quando la gescal (contributo su salari e stipendi, fino al 75) finanziava l'edilizia residenziale pubblica. Quegli alloggi sono stati quasi tutti venduti ai loro assegnatari, durante la prima ondata di privatizzazioni, negli anni settanta. Finiti nel marcato immobiliare, adesso possono essere di chiunque. Alcuni sono rimasti dell'atc (Agenzia Territoriale per la Casa).

domenica 25 aprile 2010

Si, siamo la lobby dell'uguaglianza e del libero pensiero.


Sono circolati in questi giorni giudizi che ci attribuiscono scelte e intenzioni che non sono le nostre. L'intento è quello di stravolgere il senso delle cose che facciamo, metterci in cattiva luce, impedire che gli esiti da noi auspicati si compiano.
Siamo stati descritti come una lobby che tutela gli interessi particolari dei suoi aderenti, dunque gli interessi delle sei famiglie che hanno “occupato” lo stabile di via Allende.

giovedì 15 aprile 2010

Il Consiglio Comunale di Asti

Ordine del giorno presentato in Consiglio Comunale dalla “minoranza”

Il Consiglio Comunale di Asti


confermando il giudizio dell'Anci che annovera il problema abitativo tra quelli di massima gravità in carico ai Comuni;
considerando che tale problema si presenta in città con l'aggravante di una emergenza sfratti che compromette il diritto all'abitare di decine di famiglie;
giudicando inoltre che la l'attuale disponibilità di alloggi a canone sociale sia lontanissima da quella necessaria per affrontare il problema con efficacia.


ritiene


  1. che debba essere al più presto accertata e sollecitata l'intenzione di enti pubblici e privati, banche, assicurazioni e immobiliari, di disporre un uso sociale del patrimonio edilizio di loro proprietà, attualmente in dismissione;
  2. che tale uso possa essere regolato con criteri non esclusivamente mercantili, valorizzando l'attività di associazioni e di altri soggetti sociali che agiscono senza fini di lucro;
  3. che l'occupazione dello stabile di edilizia residenziale di via Allende, di proprietà del demanio, vuoto da anni e abbandonato all'incuria, sia un atto illegale e pertanto non confermabile nella sua dimensione giuridica, ma sia anche un atto dovuto alle famiglie il cui diritto all'abitare è violato dalle vicissitudini della crisi sociale presente, nonché un atto dovuto ad una morale pubblica, per fortuna ancora viva, che non accetta lo sperpero di risorse in disponibilità di tutti i cittadini, come quelle appunto del demanio.
pertanto invita la giunta a


convocare un consiglio comunale aperto per discutere pubblicamente questi problemi;
confermare l'interesse all'ipotesi, circolata in queste settimane, di una intesa tra Il Comune, Il Ministero della Difesa e l'atc per un uso sociale dello stabile di via Allende, attualmente “occupato” da sei famiglie;
verificare da subito la possibilità di una cessione temporanea al Comune del suddetto stabile, a titolo di anticipazione della ipotesi di cui si parla;
convocare il tavolo delle emergenze per ritessere il filo del dialogo con le associazioni che da mesi conducono azioni in difesa del diritto all'abitare.


ODG presentato in Consiglio Comunale da alcuni consiglieri dell'opposizione Asti aprile 2010

sabato 10 aprile 2010

MANIFESTAZIONE/CORTEO DEL 10 APRILE

Il Coordinamento delle associazioni per il diritto alla casa. (Coordinamento Asti-Est, Associazione Amal, Varie&Eventuali, AISAP, Collettivo Sherwood, Associazione A Sinistra, Cobas Asti, Forum Sociale, Tempi di Fraternità, Psichiatria democratica), ha promosso (dal mese di luglio dell'anno scorso ad oggi) decine di azioni pubbliche (presidi, assemblee e contrasti degli sfratti) in difesa del diritto all'abitare di famiglie sfrattate o già minacciate da sfratto o con condizioni abitative inaccettabili (violazione di norme edilizie e igienico/sanitarie).
In città il bisogno abitativo insoddisfatto non si manifesta solo in queste forme estreme ma accresce il malessere di centinaia di altre famiglie colpite dagli effetti più negativi della presente crisi sociale. Questo bisogno si può riassumere sommariamente nei numeri seguenti: 40 circa famiglie in emergenza abitativa, minacciate da sfratto oppure già sfrattate e in condizioni abitative assai precarie; circa 600 famiglie in graduatoria atc in attesa di una casa popolare. Una attesa, è bene non dimenticarlo fatta di coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni improprie, impossibilità di comporre nuove famiglie o di accompagnare senza ulteriore danno gravi problemi di handicap o di relazione.
Le ragioni di questo bisogno nascono prevalentemente dalla precarietà o modestia dei redditi delle famiglie, condizioni di reddito che sono andate peggiorando in questo ultimo decennio e non cessano di peggiorare, nel venir meno di posti di lavoro e di ammortizzatori sociali. Questo bisogno, inoltre incontra un mercato immobiliare altamente speculativo e perciò escludente per soglie di reddito continuativo inferiori a 1000 euro, ed incontra una offerta di alloggi popolari che fino al 2012 è ridotta ai cosiddetti alloggi di risulta, vale a dire alloggi popolari rilasciati dagli inquilini per ragioni varie. I primi alloggi popolari di nuova costruzione (programma casa della Regione Piemonte) saranno disponibili verso la prima metà del 2012.
Questo buco nero di indisponibilità di alloggi popolari o a canone sociale non può essere riempito dall'ordinaria amministrazione di un assessorato ridotto al lumicino delle risorse, ancora meno da provvedimenti che accrescono il danno delle famiglie come quelli agiti finora dall'assessore ai servizi sociali (scissione delle famiglie, inviti al fai da te, modestissimi interventi economici) o annunciati (le case popolari ai piemontesi, la rotazione delle emergenze nelle cosiddette case parcheggio).
Questo buco nero non può neppure essere riempito dal moltiplicarsi delle azioni di contrasto delle Associazioni. Le azioni di contrasto della esecuzione degli sfratti sono state almeno una quarantina dal mese di luglio del 2009. Sono state un investimento massiccio di partecipazione, assunzione di responsabilità, presa di coscienza del problema e solidarietà, ma hanno costretto le Associazioni anche ad un ruolo improprio, di supplenza dell'assessorato ai servizi sociali (erogazione di contributi per ottenere il rinvio degli sfratti esecutivi o per permettere la sottoscrizione di un contratto di locazione).
Ma la percezione di questo gravissimo problema abitativo, risulta assolutamente falsata, (il problema ricondotto alle difficoltà di ogni singola famiglia), se non tocca l'assetto della proprietà edilizia in città. I suoi protagonisti, chi sono, con quali regole e valori hanno fatto dell'edilizia residenziale una pura questione di mercato, cosicché al presente ci siano in città migliaia di alloggi sfitti, di proprietà immobiliari pubbliche e private, lasciati all'incuria, edifici il cui valore d'uso sarebbe preziosissimo per le persone in carne ed ossa, sfrattate o minacciate da sfratto, che invece viene cancellato da una astratta attesa di “valorizzazione”.
Di questi monumenti all'ingiustizia c'è pieno in città. Cliniche ed ospedali, edifici dismessi di enti pubblici o privati, persino edifici di edilizia residenziale, vuoti da anni, tutti in attesa di un acquirente, ovviamente a prezzi di mercato.

Per tutte queste ragioni, che vengono condensate in poche richieste

  1. acquisizione temporanea (fino al 2012) per usi sociali di alloggi di proprietà pubblica o privata, vuoti da anni;
  2. il ripristino di una procedura trasparente dell'emergenza (criteri, priorità, ecc.);
  3. la convocazione immediata del tavolo delle emergenze abitative.

le associazioni che hanno promosso in questi ultimi mesi iniziative in difesa del diritto all'abitare, annunciano che il giorno di sabato, 10 aprile 2010, terranno una manifestazione/corteo per la casa, il lavoro e il reddito. Invitano pertanto alla partecipazione sindacati degli inquilini e di fabbrica, e altre associazioni o partiti che ritengano di condividerne il senso.

La manifestazione/corteo avrà il seguente svolgimento:

  • concentramento in piazza S.Secondo alle ore 14,30;
  • partenza del corteo alle ore 15,00;
  • percorso: Via Garibaldi, P. Alfieri lato prefettura, Corso alla Vittoria, Viale Rosselli, Corso Galileo Ferraris, Corso Pietro Chiesa;
  • conclusione Circolo Way Assauto.


Il Coordinamento delle associazioni per il diritto alla casa.

Coordinamento Asti-Est, Associazione Amal, Varie&Eventuali, AISAP, Collettivo Sherwood, Associazione A Sinistra, Cobas Asti,Forum Sociale, Tempi di Fraternità, Psichiatria democratica , Collettivo Pecore Nere

sabato 27 marzo 2010

Via Nevizzano e tavolo delle emergenze

Questa mattina i volontari sono andati a cuor leggero all'appuntamento con l'ufficiale giudiziario. Una soluzione, sia pure provvisoria, al problema abitativo delle due famiglie era stata annunciata al “tavolo delle emergenze” convocato due giorni prima. Per la famiglia più numerosa, tre minori, la disponibilità entro breve di un alloggio popolare, per l'altra famiglia un rinvio e poi una assegnazione, a distanza di due mesi circa (che sembra essere la scadenza, imposta dall'assessore, delle riunioni del tavolo delle emergenze).
Ma lì sotto casa, al freddo, con il gruppo di volontari infoltito dalle figurine d'occasione, l'avvocato della proprietà, l'amministratore, quattro poliziotti della digos e l'ufficiale giudiziario, i giornalisti e i fotografi, il rinvio, il settimo, dello sfratto della famiglia al momento esclusa dall'assegnazione, ha riaperto la discussione. L'avvocato ha fatto sapere che la proprietà non era disposta a concedere un altro rinvio delle sfratto, e ha invitato l'ufficiale giudiziario a procedere con lo sgombero.
Questo vero e proprio esercizio di violenza per conto della proprietà è stato evitato solo per ragioni “tecniche” vale a dire la mancanza del numero di poliziotti necessario per garantire l'efficacia dell'azione, contro la famiglia e venti volontari, tutti decisi ad opporsi.
Non si è trattato della solita routine, di contrasti degli sfratti ne sono stati fatti almeno trenta, da che è iniziato in città il movimento per la difesa del diritto all'abitare. E' stata invece l'ennesima prova della decisione dell'assessorato di trattare l'emergenza come se ogni singolo episodio riguardasse esclusivamente le sorti di questa o quella famiglia e come se qualsiasi provvedimento fosse un azzardo morale.
Se non sono furbi o pelandroni sono extracomunitari, non sono mai persone o famiglie che perdono, loro malgrado, un diritto. Le decine di emergenze abitative, lo stillicidio degli sfratti, l'attesa di 600 persone/famiglia in una inesauribile graduatoria atc, la disponibilità di alloggi popolari ridotta praticamente a zero, sono per l'assessore chiacchiere, non costituiscono mai un problema sociale, con delle cause che devono essere affrontate e delle soluzioni che devono essere accompagnate. Per le associazioni invece, ma era chiaro fin dall'inizio, queste non sono chiacchiere ma le questioni dell'agenda del “tavolo”.
Il “tavolo delle emergenze” convocato due giorni prima, per mettere alla prova una procedura condivisa di assegnazione “in emergenza”, di cui era stato fatto l'annuncio nei “tavoli” precedenti, si è rapidamente trasformato in una tribuna per l'assessore che ha sciorinato il suo irricevibile catechismo. Primo, chi ha occupato non può avere una casa popolare, secondo non si possono assegnare alle emergenze più di un quarto degli alloggi disponibili, terzo negli “alloggi parcheggio” le emergenze devono ruotare, quarto il tavolo viene convocato ogni due mesi ma solo perché lo ha sollecitato la Prefettura. Questa giustificazione viene taciuta ma è evidente in ogni atto mosso dall'assessore, non c'è nulla nelle convocazioni del tavolo che possa suscitare il reale interesse degli altri interlocutori ne una agenda, ne una proposta, meno che mai la sollecitazione di un giudizio, di un approfondimento. Insomma il “tavolo” viene convocato “per le comunicazioni dell'assessore”.
Non è possibile andare avanti in questo modo. Le associazioni sollecitano un chiarimento e per ottenerlo ripropongono per l'ennesima volta le loro richieste minime:


  1. Sospendere le assegnazioni in graduatoria salvo i casi di famiglie di cui si riconosce lo stato di emergenza abitativa;

  2. Sospendere le procedure di revoca delle assegnazioni in erp, salvo i casi di indubbia violazione delle norme;

  3. Rinnovare le convenzioni a tempo e protrarne i termini, se permangono le condizioni di debolezza sociale delle famiglie interessate;

  4. Procedere alla realizzazioni dei cambi consensuali già richiesti, quando mettono fine a situazioni di sottoutilizzazione degli alloggi, anche in presenza di morosità;

  5. Fare una verifica rapida della disponibilità dell'asl a cedere in uso locali per un domicilio temporaneo di eventuali famiglie sfrattate;

  6. Comporre una lista delle emergenze che abbia come criteri esclusivi la condizione di effettiva debolezza sociale delle famiglie e di effettiva insostenibile condizione abitativa, senza escludere le famiglie che vengono da una occupazione di erp.

La posizione delle associazioni è sempre stata di dialogo, con argomentazione di ogni problema e proposte motivate e possibili. Di ultimativo e di perentorio nel nostro dialogare non c'è assolutamente nulla, comprese le richieste su elencate. Ma un atteggiamento dei nostri interlocutori, in particolare dell'assessore, inafferrabile, dilatorio e in definitiva irresponsabile verso di noi e cinico verso le persone e le famiglie che noi accompagniamo, non possiamo più tollerarlo.

La questione del contenzioso
In regione si sta discutendo una revisione generale della legge che dal 1995 che detta le “norme per le assegnazioni e per la determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica”. Invece di discutere delle ragioni e delle finalità di questa revisione ci si sofferma su aspetti del tutto marginali ma che possono essere usati nel dibattito politico. E' il caso del cosiddetto “canone sanzionatorio”. Il canone che viene inflitto agli inquilini di una casa popolare quando non lasciano questo domicilio dopo aver subito la “decadenza” dell'assegnazione. In altre parole, dopo che il contratto di locazione è stato rescisso dal proprietario. Tralasciamo le violazioni indiscutibili del contratto (chi subaffitta, chi usa l'alloggio per attività illecite, chi supera il cosiddetto “reddito di permanenza”, ecc.), e consideriamo la situazione, più frequente, degli inquilini morosi “colpevoli”, vale a dire degli inquilini giudicati “fraudolenti”, dall'Assessorato ai Servizi Sociali, perché non pagano un canone che invece potrebbero pagare. Cosa accade nella realtà. Quelli realmente “fraudolenti” se ne vanno, gli altri e sono la grandissima maggioranza rimangono. A rigore, dovrebbero essere sgomberati. Vengono invece lasciati lì ma sollecitati a pagare il canone sanzionatorio sotto la minaccia continua dello sgombero. Alcuni non pagano e in questo caso la norma di legge attribuisce al Comune l'onere di pagare il canone all'atc, molti invece pagano e per farlo ricorrono alla solidarietà familiare e degli amici e ai prestiti presso le banche, insomma si indebitano sempre di più non avendo altra alternativa alla casa popolare. Dunque questo “canone sanzionatorio” non pesa solo sul Comune e può trasformarsi in contenzioso con l'atc (come è accaduto ad Asti), pesa soprattutto sugli inquilini “morosi colpevoli” che lo pagano. Il meccanismo di legge è infernale e tra l'altro è stato introdotto con una revisione di legge del 2001 (in regione il centro destra) e visti i risultati si può dire che tradisca lo spirito solidaristico e di tutela della stessa legge. Torniamo a questo punto al dibattito politico. Prima osservazione si discute del contenzioso del Comune con l'atc, non si fa nessun cenno alle sorti degli inquilini che pagano il canone sanzionatorio. Seconda osservazione non si discute delle ragioni e delle finalità della presente revisione della legge e si conferma il sospetto che si voglia fare una legge ancor meno solidale e di tutela della precedente. In questo scenario, l'intervento della consigliera regionale Angela Motta, contro l'abolizione del “canone sanzionatorio”, è uno dei tanti esempi di come la politica e il relativo dibattito siano lontani dalla vita reale, non abbiano più alcun nesso con le condizioni di malessere sociale e di impoverimento di una parte sempre più ampia della popolazione. La consigliera, di centro sinistra, ha motivato la sua opposizione dicendo di non voler fare un regalo al Comune di Asti, di centro destra. E' la riprova di quanto andiamo dicendo, maggioranza e opposizione, è solo un gioco delle parti sulla pelle di chi non riesce, suo malgrado, a campare con dignità.






mercoledì 27 gennaio 2010

PRIMO CONVEGNO PER IL DIRITTO ALLA CASA

I nostri abituali interlocutori istituzionali hanno disertato il Convegno senza neppure un cenno di scuse. Assenti Provincia, Comune, Asl, Atc, l'opposizione politica in Consiglio Comunale. Unica eccezione la Prefettura, che ci ha inviato una lettera con una espressione di rammarico a cui abbiamo ovviamente creduto. A riprova, nella serata di venerdì, erano presenti un viceprefetto, un vicequestore, e persino un ufficiale giudiziario. La circostanza abbiamo voluto annotarla subito perché descrive lo stato delle relazioni (ad Asti), tra Coordinamento delle associazioni e interlocutori istituzionali, di cui abbiamo fatto esperienza durante l'intero ultimo ciclo di azioni in difesa del diritto all'abitare (da luglio del 2009 ad oggi). La circostanza, che fino a ieri ci sembrava paradossale, è stata segnalata anche al Convegno da alcuni relatori venuti da realtà metropolitane molto più impegnative della nostra e costituisce dunque un problema che si aggiunge ai numerosi altri messi nell'agenda del Convegno.
Nella serata di venerdì, come da programma, la parola l'hanno avuta prevalentemente i militanti del movimento di lotta per il diritto alla casa convenuti da Roma, Torino, Alessandria, il portavoce del movimento “Stop al consumo di territorio”, nonché ovviamente i militanti del Coordinamento delle Associazioni di Asti, che hanno promosso il convegno. L'orientamento generale di questi ultimi, vale a dire il giudizio sulla gravità della crisi sociale e entro questa della gravità senza precedenti del problema della casa, nonché la necessità di dare più potenza all'azione sociale su tutto il territorio nazionale, sono state largamente condivise pur con specificazioni, importantissime perché dettate dall'esperienza, di cui diamo una sintesi nel seguito della presente nota.
Gli interventi di rappresentanti istituzionali chiamati a Convegno, svolti prevalentemente nella mattinata di sabato, sono stati interessantissimi non solo per gli approfondimenti sulla questione delle requisizioni e sui risultati, peraltro assai modesti, conseguiti attraverso le ormai tradizionali forme di dialogo con il movimento di lotta (tavoli, incontri pubblici ed altro). In più, è stata sottolineata, verrebbe da dire senza se e senza ma, la sostanziale impermeabilità delle istituzioni pubbliche, quelle in cui prende forma, la democrazia di questo paese, in questo particolare momento storico, alle istanze dei movimenti e di tutte le azioni di “cittadinanza attiva” nonché il prevalere di una cultura mercantile “naturalmente sorda” ad ogni valore o progetto che non si armonizzi a quella. Dunque, anche i rappresentanti istituzionali che hanno preso la parola (il Presidente del IX Municipio di Roma, un consigliere regionale della Liguria) hanno implicitamente ed esplicitamente sottolineato la necessità di dare più potenza, dunque più capacità di analisi e di intervento, all'azione sociale.
In quanto a quest'ultima, che è stata l'argomento principale delle due giornate di Convegno, l'approfondimento ha preso le mosse dalle esperienze di ogni realtà di lotta e di azione, passando all'esame ogni modalità di azione, di relazione tra i soggetti che l'hanno mossa, dei contesti sociali più o meno collaborativi, dei risultati conseguiti, non solo rispetto agli sfratti respinti, alle case occupate, agli alloggi sottratti alla speculazione immobiliare, a quelli contrattati con gli enti pubblici, ma anche rispetto alla necessità di accrescere la coesione, la densità e rappresentatività sociale, le capacità di relazione più ampia nel territorio di tutti i soggetti, individui o collettivi, che in questo momento agiscono in difesa del diritto alla casa di persone e famiglie in carne ed ossa.
Anche l'idea di una politica della casa, che opponga diritti alla filantropia, spesso venata di xenofobia, come il caso di Asti, degli assessorati ai Servizi Sociali e delle relative giunte, deve attraversare questo movimento se non vuole trasformarsi in chiacchiera elettorale, in discorso che passa vicino ai fatti senza vederli. Anche l'intervento del rappresentante di una associazione (Alisei), che progetta e accompagna progetti di auto-costruzione, in situazioni sociali più protette dalle estreme conseguenze della crisi sociale in atto, ha condiviso queste analisi e ha messo in evidenza la necessità di una risposta che accentui la responsabilizzazione, le capacità di autogestione e di relazione dei singoli all'interno dei collettivi, anche di una semplice cooperativa in cui i soci decidono di farsi la casa e di amministrarsela.
Il nesso tra speculazione immobiliare e sue forme, consumo di una risorsa scarsa come il territorio, azzeramento del diritto alla casa e di ogni forma di democrazia partecipata, ha avuto ovviamente spazio in tutta la parte analitica degli interventi, istituzionali o di movimento che fossero. Ma l'intervento del portavoce del movimento Stopo al consumo di territorio (il cui obiettivo principale sembra sia stato condiviso dalla Provincia di Torino, proprio durante le ore del Convegno) ha aperto lo scenario possibile, auspicabile, e in Asti appena sperimentato, di un intreccio delle esperienze di movimento.
Nella riunione conclusiva tutti questi aspetti della discussione non sono venuti ovviamente a sintesi, perché troppo complessi e soprattutto perché adesso vengono vissuti come domande aperte e come necessità di una interlocuzione e pratica sociale molto più ampie di quelle rappresentate al convegno di Asti. L'idea di una giornata nazionale di azione in difesa del diritto all'abitare, proposta dal Coordinamento delle associazioni di Asti, è stata rimandata ad una interlocuzione più ampia. Un primo momento in cui riproporla potrebbe essere il Convegno promosso dal movimento di lotta per la casa di Firenze per il 12-13-14 in quella città (rappresentanti peraltro impossibilitati, anche se invitati, a partecipare al Convegno di Asti).
L'idea di momenti di mutuo soccorso tra le realtà di movimento regionali (Asti, Alessandria, Torino), e di relazioni stabili tra le stesse, dovrà passare in breve tempo dalla teoria alla pratica, non solo per mantenere l'azione saldamente radicata al territorio e a forme di democrazia diretta e partecipata, ma anche per la specificità politica dei rappresentanti istituzionali del Piemonte (la Lega). Si dovrà tra l'altro fare un approfondimento della nuova legge regionale sull'erp (il testo di un emendamento presentato dalle opposizioni è stato letto al Convegno) che sostituisce la 46/95, scambiare esperienze sul lavoro agli sportelli (tutte le associazioni ne hanno aperto almeno uno) e riflessioni sul lavoro in generale.
Tutti i rappresentanti di movimento e istituzionali che hanno partecipato al convegno di Asti saranno al più presto in relazione attraverso una mailing-list. Per quanto riguarda Il Coordinamento delle Associazioni di Asti, sarà messa in discussione subito una forte azione pubblica, di denuncia e di proposta, resasi necessaria vista l'impossibilità di proseguire un dialogo truccato, come quello fin qui condotto dall'Assessorato ai Servizi, vista la necessità di bloccare gli sfratti già programmati compresi quelli delle convenzioni scadute e non rinnovate, vista infine la sterilità del confronto su altri tavoli con altri enti pubblici per l'uso sociale di edifici dismessi.
Vale la pena infine di annotare la funzionalità e utilità sociale della struttura che ha ospitato il Convegno. Il nome della struttura, Casa del Popolo, scelto non a caso dall'associazione che la gestisce (“A Sinistra”, una delle promotrici del Convegno), rimanda l'eco degli esordi del movimento popolare protagonista del secolo appena trascorso, e ne ripropone le ragioni e le passioni, nella pratica di un nuovo inizio. (Essendo questo testo composto durante una amabile conversazione, attorno ad un tavolo, proprio alla Casa del Popolo, alla ristorazione e al servizio, il particolare impegno di Luca, Oreste, Samuele, Egle, Kouci e consorte).

L'iniziativa è stata promossa dalle seguenti Associazioni:
Coordinamento Asti-Est, Associazione Amal, Varie&Eventuali, AISAP, Collettivo Sherwood, Associazione A Sinistra, Cobas Asti, Forum Sociale, Tempi di Fraternità, Psichiatria Democratica.

sabato 9 gennaio 2010

LA BOCCA DELLA VERITA'


Un appuntamento da rinnovare
La sera del 30 dicembre alla casa del Popolo c'è stato un appuntamento per una cena. Qualcuno si era dato da fare nel pomeriggio – Luca, Oreste, Egle - in modo che tutto fosse pronto per le 21, cibi e arredo dei tavoli. Se ne era parlato durante le ultime riunioni. Avevamo sentito il bisogno di vederci in modo più libero. Un po' di spensierata compagnia ci avrebbe fatto bene, fuori dai formalismi e dalle tensioni imposti dalla necessità di non perdere un colpo nel confronto/scontro con l'assessore ai Servizi Sociali. Alcuni non sono potuti venire, perché alle volte certi problemi non concedono nemmeno una pausa. E' stato così per Gianni, per Bouras e per altri. Peccato. Ci saranno la prossima volta.

Ma in occasioni come queste non basta dire vediamoci perché tutto fili via via liscio. E' necessario che certe condizioni siano rispettate, soprattutto se l'appuntamento è a tavola. Come tutti sanno, siamo anima e corpo, una unione straordinaria in cui normalmente è l'anima che comanda il corpo. Ma attorno ad una tavola imbandita il rapporto si inverte, anzi è necessario che il corpo si liberi da ogni sudditanza, liberi i propri cinque sensi. La tavola non è un luogo di severi moralisti, piuttosto di filosofi tolleranti o di preti rubizzi. Insomma la tavola è un luogo, al confine tra il reale e il surreale, di persone che sanno indagare con discrezione il mistero, l'ombra, l'incertezza, le presunte verità, vale a dire tutte le piacevoli e intriganti ambiguità del cibarsi. Per esempio, quando portiamo un buon cibo alla bocca non sappiamo mai con certezza se stiamo sfamando il corpo o la mente. Quel che è certo è che dalla bocca passano il cibo e le parole. Ebbene, quella sera non c'erano filosofi certificati – lo siamo un po' tutti – ma, le condizioni di cui dicevo sono state rispettate e massimamente una: la buona preparazione e la buona cottura dei cibi.
Devo dire che è stata una sorpresa per tutti. Per me è stato anche lo sciogliersi di un timore, che qualcuno, volenteroso ma non troppo esperto, improvvisasse. In cucina al massimo si sperimenta, ma bisogna già avere la patente. Kouci e moglie sono andati oltre ogni aspettativa. Qualcuno li ha visti all'opera fin dal mattino, dunque prima ancora di essere appagato nel gusto dai piatti portati a tavola, ed è stato impressionato dalla loro serietà – dicevano pochissime parole – dal loro impegno e dalla loro signorile modestia. Durante la cena non sono mancati gli applausi al loro indirizzo. Giustamente applauditi perché sono stati dei cuochi bravissimi e lo sono stati per il piacere si tutti.
Dunque la cena è da ripetere. Perché i cuochi ce l'abbiamo, perché la Casa del Popolo è quanto di più ospitale si possa disporre, perché l'amicizia è una bella cosa e infine perché un insieme di persone come noi deve coltivare l'affinità, cioè la capacità di sentire, fare e reagire all'unisono nelle situazioni di conflitto. Perché, si sa, ma non è mai stato vero come adesso, l'unione fa la forza.
Voglio aggiungere all'evento alcune altre considerazioni che mi sembrano importanti. Le cose acquistano più senso se sono mosse dal sentimento e dalla conoscenza. Allora, è bene sapere che nel nostro Paese, in questo momento storico, tra gli altri problemi c'è anche quello di una forte immigrazione dai paesi del nord-africa. Le persone è sempre meglio accoglierle che respingerle. Certo è una fatica, per molte ragioni. Una di queste una è la diversità dei modi di vita, dei costumi. Sostituire le reazioni di difesa con un atteggiamento di curiosità è faticoso ma bisogna farlo. In fin dei conti siamo tutti creature. Ebbene, un modo per farlo è sedersi insieme a tavola.
Avete visto quei piatti ? L'insalata di arance, il cous cous, quel piatto di carne condita con un sugo speciale di mandorle tostate e prugne secche, erano già belli a vedersi, sto dicendo le forme e i colori. Vi siete chiesti che nozione del tempo ci vuole per prepararli ? Alludo al fatto che la preparazione dura delle ore e dura delle ore la cottura a fuoco lento. Il sapore infine, avete provato a sentirlo ? Credo che ci voglia un gusto esercitato, credo che si debba sentire il piacere di stare a tavola. Non è come andare in fretta al bar o peggio ancora Mc Donald. Non è stata una bella esperienza ?
Mi rendo conto che parlando così, rischio di sminuire aspetti della cena meno condivisi ma altrettanto degni di nota. Come si sa, dopo una cena, bisogna mettere tutto a posto. Questa esigenza era stata giustamente sottolineata. In particolare la cucina, dove i coniugi Kouci avevano condotto la loro performance, attrezzatissima e verificatissima dall'asl (qualcuno dice fin troppo), andava riconsegnata nell'ordine e nella pulizia primitivi. Applicarsi era scontato, come ricambiare una cortesia, ma l'esito richiesto non lo era. Anche in questo compito ci vuole esercizio e una buona dose di sapienza. Ebbene, essendomi attardato a vedere, dopo la cena, come si metteva a posto, non ho potuto fare a meno di lodare dentro di me - se l'avessi fatto ad alta voce le signore mi avrebbero preso per il culo - la perizia e l'impegno di Rita e Gisella, soprattutto la disinvoltura con cui mettevano in sintonia gesti con discorsi totalmente incongrui a quelli. Insomma, ciappettare divertendosi e insieme pulire e lucidare con successo un lavandino o una stufa, è un'arte che appartiene a pochi. Ovviamente mi sono divertito anch'io.
Concludo questo commento ricordando che alla tavola dei califfi, del periodo degli Abbasidi (750-1258), sedevano insieme filosofi, dottori del “libro”, poeti. C'era anche un dietologo, esperto delle relazioni tra cibo e salute, che dava consigli ad ogni portata. Nelle occasioni più importanti, i poeti interpretavano in versi ogni piatto. I filosofi e i dottori del “libro” ne discutevano i simbolismi e le coerenze con questo o quel passo del Corano. Alla fine il piatto più apprezzato al gusto e all'intelletto veniva premiato.
Non è un invito a farsi musulmani, più semplicemente un invito a conoscerci meglio.

UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO

UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO
Finalmente un minimo di confronto c'è stato e si può dire che questa prima riunione del “tavolo” si è chiusa con qualche risultato. Ma come vedremo siamo ancora lontanissimi dal poter soddisfare in tempi ragionevoli il bisogno abitativo delle famiglie già sfrattate o sgombrate e di quelle minacciate di sfratto. Semplicemente perché non ci sono alloggi popolari. In questo momento in disponibilità ce ne sono due, di una camera e servizi, hanno sottolineato l'assessore ai Servizi Sociali e i suoi impiegati e in più non ci sono disponibilità finanziarie.
Sono ormai sette mesi che le associazioni “in movimento” chiedono provvedimenti che rimuovano in qualche modo questi due vincoli. Con richieste che hanno cercato altri interlocutori oltre l'assessorato - le ferrovie dello stato, l'asl, la fondazione cassa di risparmio - enti che hanno disponibilità immobiliari e finanziarie non utilizzate. Ma su questi altri “tavoli” non si è ancora andati oltre i primi approcci e le associazioni hanno constatato un interesse più che modesto e preoccupazioni assai lontane dal dramma sociale delle famiglie in emergenza abitativa.
L'assessore non ha negato che in città ci sono migliaia di alloggi sfitti e altri se ne costruiscono, tutti irraggiungibili per un numero sempre maggiore di cittadini e famiglie. Nessun componente del “tavolo” si è sottratto alla percezione di questo paradosso mercantile. Persino il rappresentante della piccola proprietà immobiliare ha convenuto che qualcosa si dovrebbe fare. Tuttavia non si è usciti dalla routine, dall'ordinaria amministrazione, come se i due prossimi anni, che si annunciano senza un alloggio popolare di nuova costruzione e con una crisi sociale ancora più accentuata, fossero uguali a tutti gli altri trascorsi. Uno scenario che andrebbe affrontato con provvedimenti inusuali o eccezionali, è stato invece allontanato dalla discussione.
L'assessore, con un rispetto straordinario per la proprietà e per la coscienza dei proprietari, che in città non hanno mai mostrato un minimo di coscienza sociale, ha annunciato che farà il tentativo di ottenere da questi ultimi un certo numero di alloggi in affitto, da poter poi utilizzare come alloggi parcheggio per le emergenze abitative. Questo progetto sarà ovviamente condizionato dalla possibilità o disponibilità della Fondazione a investirvi dei soldi. Davvero troppo poco e il dramma sociale sempre sottotraccia.
Le associazioni hanno replicato che ci vorrebbe più determinazione e che in una situazione come questa non si dovrebbe escludere un provvedimento come la requisizione. Ci sono interi stabili in città vuoti da anni, capitale immobiliare in attesa di valorizzazione. Sarebbe assolutamente ragionevole sottrarli temporaneamente al possesso dei loro proprietari assenteisti e, con il corrispettivo di un indennizzo, destinarli ad alloggi parcheggio. Il provvedimento, già preso altrove, assolutamente a norma di legge, sarebbe operativo subito e potrebbe dare una risposta alle famiglie già sfrattate o sgombrate e a quelle che già da lunedì avranno di fronte solo l'alternativa dei centri d'accoglienza e dei dormitori.
L'assessore, senza alcun pudore, ha riaffermato la validità di un provvedimento che mina la coesione familiare e accresce il danno di una condizione sociale già difficile. E' stato osservato, per rendere ancora più irricevibile il provvedimento, che il centro di accoglienza della Caritas di Asti e il dormitorio di via Carducci hanno i posti esauriti. Il che può significare per una famiglia accettare che il padre vada a dormire a Genova o Alessandria e il resto della famiglia sia ospitato a Frinco.
L'assessore ha invece accettato, dopo averlo di fatto abrogato all'inizio del suo mandato, il ripristino del “tavolo delle emergenze”. Vale a dire una procedura che riconosca l'emergenza abitativa, con criteri certi, e la formalizzi in un elenco (o graduatoria) di persone o famiglie il cui bisogno abitativo dovrà essere soddisfatto con le assegnazioni fuori graduatoria, previste dalla legge regionale. Ma anche su questa complessa problematica della gestione delle emergenze il confronto è solo all'inizio. Siano solo alla discussione dei criteri proposti dal viceprefetto, su cui in linea di massima c'è l'accordo di tutti i componenti il tavolo.
Per le associazioni si devono semplicemente riattivare le procedure previste dalla legge regionale, in particolare la norma che attribuisce ai Comuni la facoltà di destinare alle emergenze fino al 70 % degli alloggi popolari disponibili (due su tre). Per l'assessore si tratta di adottare dei criteri molto selettivi, in modo da rendere eccezionale il ricorso alle assegnazioni fuori graduatoria. Per le associazioni si tratta di mettere in luce la dimensione reale del problema. Per l'assessore si tratta di non suscitare aspettative che andranno deluse.
Vedremo alla prossima riunione. Ma resta forte l'impressione di aver fatto un passo avanti e due indietro. Resta forte il rischio che l'unico risultato sia quello di legittimare il ruolo dei componenti il tavolo. Vale a dire, ancora istruttorie senza fine, di nuovo un luogo di parole anziché di fatti.
Asti 08/01/10


I volontari presenti alla riunione

  FONDO DI RESISTENZA   con i pregiudicati della ex Mutua SOMMA VERSATA A TUTT'OGGI     7300 e...