In questi mesi (da luglio 2009 ad oggi) ricchi di azioni di difesa del diritto dell’abitare abbiamo avuto la solidarietà di tante persone singole e associazioni. Un valore o più semplicemente un sentimento che fa la qualità di una comunità. Parliamo ovviamente della nostra città e diciamo che è bello viverlo questo sentimento, e opporlo all'assoluto menefreghismo di chi, in posizioni autorevoli, dovrebbe almeno provare a risolvere i problemi sociali dei cittadini.
Vivere la solidarietà per riscoprire la forza della società civile, per ridare slancio all'azione collettiva. In questo momento le rappresentanze politiche appaiono svuotate, immobilizzate in una inutile attesa o compromesse con poteri di ogni genere in una sistematica violazione dei diritti. C'è un vuoto allarmante di moralità pubblica e di cultura civica ma nello stesso tempo c'è la speranza di far nascere qualcosa di nuovo.
Questa città ha potuto vedere una azione di riappropriazione di un bene collettivo. Un edificio di proprietà pubblica (del demanio), in attesa di “valorizzazione mercantile”, e in questa attesa lasciato vuoto all'incuria, è stato utilizzato per dare un domicilio provvisorio a sei famiglie in emergenza abitativa. E' un risultato modesto in una città, dove decine di famiglie minacciate da sfratto e centinaia di altre famiglie affollate nelle graduatorie atc, si confrontano con una offerta di alloggi popolari e a canone sociale assolutamente residuale e con un mercato delle locazioni escludente. In parole povere, nessuno affitta a chi ha redditi modesti o precari o a chi ha subito uno sfratto, compresa l'agenzia casa del Comune, inoltre fino al 2012 non ci saranno case popolari di nuova costruzione.
Ma chi ha partecipato direttamente o indirettamente a questa azione, e ancora vi partecipa, ha iniziato a riempire quel pericoloso vuoto di moralità pubblica e di cultura civica di cui si diceva. In via Allende c'è un esempio di comunità che si auto-organizza, che prende coscienza di un problema sociale, che prova a risolverlo. In via Allende si comincia a capire che i problemi sociali, come quello dell'abitare, come quello del lavoro, non possono essere ricondotti alla persona singola. Non è vero, come pensa l'assessore ai Servizi Sociali, che chi è povero è colpa sua. Non è giusto che le persone in difficoltà, siano lasciate ad arrangiarsi, le une contro le altre, per affrontare problemi che non dipendono da loro. E' vero che la povertà, la minaccia alla libertà e alla dignità delle persone, vengono da un sistema sociale che toglie ogni limite alla impresa economica e consegna alla libertà di fare affari tutto il vivere civile.
Ma la comunità di via Allende è ancora troppo piccola per questa dimensione dei problemi e le azioni fin qui condotte dalle famiglie e dalle associazioni ne richiamano infinite altre, troppe. Allo sportello della nostra associazione le famiglie con problemi abitativi si moltiplicano. Le notizie che arrivano dagli ufficiali giudiziari e dalla prefettura sono assolutamente allarmanti: aumenta il numero degli sfratti per morosità, sono sempre più numerose le famiglie minacciate nella loro coesione. Tutti gli sportelli, dei Servizi Sociali, del Centro per l'Impiego, delle Parrocchie, sono la meta di una umanità dolente, di un malessere sociale che viene raccontato in storie di normalità perduta, di precarietà economica, di licenziamenti, di impossibilità di tenere dietro alle spese necessarie alla sopravvivenza.
Noi siamo sicuri che la filantropia non sia più sufficiente, che ci vogliono provvedimenti eccezionali, perché la situazione sociale è eccezionale. Ma siamo altrettanto sicuri che il cammino necessario per ridurre e porre fine a questo malessere, per dare alla vita delle persone la dignità che merita, debba essere percorso da centinaia di esperienze simili a quella di via Allende. L'appello è ad auto-organizzarsi, a non delegare, a riconoscersi in quelli che hanno lo stesso problema, l'appello è a vedere l'abisso di disuguaglianza che c'è e a cercare di risalirlo con una azione cosciente e collettiva.
Per quanto ci riguarda continueremo con il contrasto degli sfratti, cercheremo altre sistemazioni provvisorie per le famiglie che già adesso si trovano senza alternativa abitativa. Ma accentueremo la nostra attenzione su una delle cause della situazione presente: la forsennata attività immobiliare, fuori da ogni vero controllo pubblico, che ha disseminato la nostra città, come altre, di migliaia di alloggi sfitti, di centinaia di manufatti in “attesa di valorizzazione”: chi ha condotto questa attività in gran parte speculativa, chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso, quale ruolo hanno avuto, le giunte comunali e gli assessorati all'urbanistica, perché questi ultimi, a prescindere dalla prevalenza politica del momento, hanno lasciato che l'edilizia residenziale pubblica si riducesse al lumicino mentre hanno dato una mano a questo scempio del territorio e a questo irresponsabile farne mercato che abbiamo sotto gli occhi e che sembra non avere fine.
Ecco noi proponiamo un primo momento di assemblea per ragionare su tutto questo. Giovedì 24 giugno, nel cortile dello stabile di via Allende, alle ore 21. COORDINAMENTO ASTI-EST
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