domenica 17 ottobre 2021

RIMUOVERE POVERTÀ E DISUGUAGLIANZE

In Italia sono 5,6 milioni le persone in povertà assoluta. Sono 8 milioni le persone che vivono in povertà relativa. 1 persona su 3 è a rischio esclusione sociale. Sono i dati che fornisce la rete che promuove questa iniziativa ed è accertato che la loro distribuzione sul territorio nazionale si condensa nelle città grandi e medie. Asti è tra queste ultime e la popolazione a rischio di esclusione sociale si condensa soprattutto nelle periferie, attorno agli insediamenti di edilizia residenziale pubblica.

I dati forniti dagli enti, Comune ed Atc, vale a dire 647 famiglie in lista d’attesa nella graduatoria Atc e un patrimonio di edilizia residenziale pubblica di 1600 alloggi in gran parte vetusto, con decine di alloggi inutilizzati e altre decine utilizzati male, sono dati più che sufficienti per descrivere la situazione, ma non ne colgono le dinamiche. 

Si tratta di dati tutti in crescita, che misurano una disuguaglianza senza precedenti e di connotazioni inedite. E’ la disuguaglianza del ghetto, concentrata in spazi urbani disegnati dai flussi della economia neoliberale. E’ la disuguaglianza di un lavoro intermittente, che gli stessi flussi mettono a profitto, senza visibilità e senza diritti. E’ la disuguaglianza di cittadini con la coscienza dimezzata, competitivi, narcisisti e rancorosi.

Da questo punto di osservazione la povertà non può essere rimossa senza l’intervento consapevole del soggetto che la subisce. E questo intervento non può essere una rivolta che demonizza il vicino più povero, diverso di cultura e di costumi, come di fatto avviene.

Deve essere un conflitto sociale, costituzionalmente orientato, per la solidarietà dell’art.2 della Costituzione, per l’uguaglianza dell’art. 3, per la funzione sociale della proprietà dell’art.42, per i beni comuni, beni essenziali per la sopravvivenza dell’uomo e per lo sviluppo della persona umana, strettamente collegati ai diritti fondamentali”, così definiti dalla Commissione Rodotà nel 2007, e perciò stesso implicanti un rapporto dolce con la natura, rispettoso dei suoi cicli, avverso le azioni predatorie della economia neoliberale.

Ora, questo conflitto non può essere solo auspicato, argomentato con raffinate analisi dei processi sociali, condotto per commissione. Deve essere moltiplicato su tutto il territorio nazionale. Non a caso, lappello di chi promuove questa manifestazione, riconosce le sue istanze nei conflitti sociali già aperti, alla Gkn di Firenze, alla RiMaflow di Milano, alle occupazioni del movimento per il diritto alla casa di Roma.

In questo senso è un appello che vale per noi, per il nostro territorio dove opera una governo che il conflitto sociale lo esorcizza, lo tiene sotto controllo, e con un uso spregiudicato della filantropia ne assoggetta i potenziali protagonisti. Un governo che quando il conflitto si annuncia, come nelle periferie ghetto, ne orienta le forme verso la rivolta piuttosto che verso le forme di una consapevole auto-organizzazione.

Il collettivo del Coordinamento Asti-Est, che è tra i promotori di questa manifestazione, un ciclo di quel conflitto lo ha già attraversato, insieme a centinaia di persone/famiglie. Ne è uscito, sconfitto da processi, sgomberi armati ed esclusioni e intende rientrarvi con la memoria e il senso delle azioni a vocazione costituente a suo tempo agite e che adesso si ripropongono con tutto il loro carico di futuro.

Ma non può rientrarvi da solo, riproducendo se stesso, deve rientrarvi mettendosi in relazione forte, di esperienza e conoscenza, con gli altri soggetti della rete, costituendo con ciò quella unione che fa la forza per rovesciare il paradigma- della presente ennesima metamorfosi del capitalismo.

Con queste intenzioni, più volte dichiarate e in attesa di conferme, il collettivo del Coordinamento Asti-Est è presente in questa piazza questa sera.

Asti 15 Ottobre 2021

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