giovedì 26 marzo 2009

BANDO ATC: RICHIESTA ALLA COMMISSIONE PREPOSTA ALLA GRADUATORIA


L'alloggio del signor K. M. presenta sulle pareti e sui soffitti vistose tracce di umidità non risolvibile”, vale a dire umidità ineliminabile con normali interventi manutentivi (quelli previsti dalla L. 457/1978, art. 31, 1°comma).
L'alloggio in questione dunque non ha tutti i requisiti igienico/sanitari necessari per garantire la salubrità dei ogni suo ambiente (DM 5/7/75, art. 4).
Per ragioni che qui non si ritiene opportuno precisare, la legge regionale 46/95 s.m.i., in difformità con quanto stabilito dal DPR 30 dicembre 1972, n.1035 e s.m.i, non comprende nella valutazione di “alloggio scadente” e della relativa attribuzione di punteggio (Art.3 “Definizioni”, comma g) l'assenza dei requisiti igienico/sanitari.
Si fa osservare d'altra parte che i “regolamenti di igiene”di tutti i Comuni, in conformità con lo stesso DM 30 dicembre 1972, n.1035, definiscono l'alloggio antigienico, e dunque “scadente”, quello “privo di servizi igienici o che presenti umidità permanente dovuta a capillarità, condensa o idroscopicità, ineliminabili con normali interventi manutentivi, da certificarsi dall'autorità competente” (DPR 30 dicembre 1972, n.1035 e s.m.i., art. 7, 1°comma, numero 4, lettera b).
Si fa ancora osservare che un alloggio “antigienico” può essere dichiarato, dall'autorità competente, inagibile (art. 4 del D.P.R. 22 aprile 1994 n.425) e, se di nuova costruzione, privato del “certificato di abitabilità”.
La questione, con tutte le sue incongruenze e i possibili danni per il cittadino che subisce condizioni abitative insostenibili, non è sfuggita alla Corte Costituzionale che, in una sentenza del luglio 2000, n°169, dichiara l’illegittimità della legge regionale dell'Umbria, in questo identica a quella Piemontese, nell'articolo che non prende in considerazione i requisiti igienico/sanitari per dettare gli elementi di un alloggio “scadente”.
In conclusione, si chiede alla Commissione un giudizio interpretativo e un supplemento di regola.

mercoledì 25 marzo 2009

CASE POPOLARI AGLI ASTIGIANI DOC


Apprendo che la giunta comunale ha approvato su proposta dell'assessore ai Servizi Sociali Verrua una modifica del regolamento per l'assegnazione delle case popolari. Un semplice dato anagrafico, l'anzianità di residenza, assunto tra i criteri di assegnazione. Si formerà di fatto una sotto-graduatoria di persone/famiglie che auto-certificheranno quel dato (30 anni e più di residenza) alle quali potrà essere assegnato un alloggio, nella misura del 30 % degli alloggi disponibili su base annua.
Dopo l'abolizione della graduatoria delle emergenze, giudicata discriminante perché autorizzava, in casi di estremo disagio abitativo, le “assegnazioni fuori graduatoria” (peraltro previste dalla LR 46/95, art 13), viene istituita questa “sotto-graduatoria” che, alterando il valore dei punteggi a favore di chi vi è inserito, “normalizza” una discriminazione ancora più discutibile, perché non ha nulla a che fare con il bisogno abitativo.
Sarà dunque possibile che una persona/famiglia, residente da più di 20 anni, inserita in graduatoria con 2 punti, possa precedere nell'assegnazione di una casa popolare una persona/famiglia, residente con meno di 20 anni, inserita nella stessa graduatoria con 12 o 14 punti. Complimenti, l'assessore ha superato se stesso. Sospettava di fraudolenza l'istruttoria pubblica di ogni caso di emergenza abitativa (al “tavolo delle emergenze”, complici, c'erano enti e associazioni), adesso è fraudolenta la norma stessa !
Un capolavoro di iniquità che il TAR della Lombardia (settembre 2004) ha già discusso, dichiarando la illegittimità di un atto della Regione, che introduceva quel criterio nel regolamento per l'assegnazione delle case popolari. I giudici hanno considerato quel criterio, l'anzianità di residenza, “estraneo alla ratio della normativa dell’Erp (edilizia residenziale pubblica)”.
Ma non ci sono solo gli atti di Asti e di Milano. In tutte le giunte dove la Lega ha posizioni di governo, il dato anagrafico della anzianità di residenza viene assunto come criterio fondamentale per l'accesso ai servizi sociali del Comune, dall'asilo nido alla casa. Un orientamento politico il cui tratto essenziale è la violazione di garanzie costituzionalmente riconosciute.
Gli antefatti di questo orientamento vengono occultati perché è difficile attribuirne la paternità politica, ma è facile leggervi l'annuncio di ciò che sta accadendo, perché hanno reso “non esigibile” un diritto, quello alla casa, riconosciuto dalla Costituzione e dagli Statuti (quello della regione Piemonte compreso). Elenchiamo questi antefatti: l'abolizione della Gescal nel 94 (la fonte finanziaria per l'erp), l'abolizione dell'equo canone nel 98 (la garanzia di un canone proporzionale al reddito), le privatizzazioni del patrimonio di edilizia abitativa degli enti 2001 (decine migliaia di alloggi di edilizia residenziale pubblica).
Sono atti pubblici che hanno scandito la consegna del bisogno abitativo al mercato e alle lobby immobiliari. Sono gli atti che hanno reso residuale nel nostro Paese (diversamente dagli altri paesi europei) l'edilizia residenziale pubblica, hanno fatto esplodere un mercato immobiliare speculativo, hanno escluso da questo mercato la parte di popolazione con redditi modesti o intermittenti, hanno infine ridotto la casa popolare ad una risorsa così scarsa da non poter essere amministrata per rispondere ad un bisogno sociale, meno che mai ad un diritto.
I dati della realtà nazionale e locale ci mostrano infatti un bisogno abitativo negato. Sono 600.000 le famiglie in attesa di casa popolare in inesauribili graduatorie Atc (il tasso medio nazionale di assegnazione è del 7 % delle domande). Le centinaia di famiglie che affolleranno il prossimo bando astigiano (possiamo presumere 700/800 famiglie) saranno messe di fronte per un biennio ad una disponibilità presunta di circa 30 alloggi popolari all'anno, quelli lasciati dagli inquilini per ragioni varie (morte, superamento dei limiti di reddito, morosità colpevole, ecc). Il Comune disporrà di nuovi alloggi popolari solo nel 2011.
Oggi, l'illusione che i proprietari immobiliari e le loro lobby possano arricchirsi in modo virtuoso non si è ancora sciolta, nonostante ci siano in città migliaia di alloggi privati sfitti (nel 2004 erano più di mille, possono essere il doppio adesso), nonostante siano a migliaia i cittadini che subiscono, senza alternative, i rigori di insostenibili condizioni abitative (alloggi impropri, sovraffollamenti, coabitazioni), e spesso anche il dramma dello sfratto;
Quegli alloggi attendono di essere occupati. Bisogna ripartire da lì, con le migliaia di cittadini che sono stati espropriati del diritto alla casa. Intanto sarebbe bene che le associazioni e i sindacati degli inquilini promuovessero un ricorso al TAR e rendessero pubblica la discussione del problema.
Carlo Sottile

LETTERA


Cari Sindaco, Assessore ai Servizi Sociali, Presidente Confappi e Dirigente Area 2 del Comune, se una Associazione come la mia, il Coordinamento Asti-Est, che si occupa di problemi abitativi da 14 anni, commentasse la vostra iniziativa, l'agenzia CASA, con “bravi, a qualcosa servirà” sarebbe, ne converrete, un peccato.
Aggiungo pertanto altre considerazioni a quelle già fatte e che voi, forse, avete letto con troppa precipitazione.
Dico subito qual'è la mia tesi, che nel seguito cercherò brevemente di dimostrare: una risposta efficace al bisogno abitativo non soddisfatto può darsi solo fuori dal mercato delle locazioni, con gli strumenti dell'edilizia residenziale pubblica, progetti, risorse garantite da leggi dello Stato. Perchè ?
Perchè la scelta di consegnare il bisogno abitativo al mercato è già stata fatta, ha percorso più di un decennio (dall'azzeramento della Gescal, all'abolizione dell'equo canone fino alla privatizzazione del patrimonio edilizio degli Enti) e si è rivelata fallimentare. Infatti sono già fuori mercato centinaia di migliaia di famiglie e il numero, vista la situazione sociale, è destinato ad aumentare (600 mila, in inesauribili graduatorie per la casa popolare, indagine Cresme del 2007).
Un primo tentativo di far rientrare nel mercato delle locazioni persone e famiglie che già ne erano escluse, o di mantenervene un numero tale da ridurre gli effetti regressivi dell'abolizione dell'equo canone è già stato fatto, ed è sostanzialmente fallito. I contratti a “canone concordato”, previsti dalla legge 431/98, tuttora in vigore, non hanno riscosso il favore dei proprietari cosicchè, per fare un esempio, in Piemonte non hanno mai superato il 4 % del totale dei contratti sottoscritti.
Un secondo tentativo di far rientrare nel mercato delle locazioni persone e famiglie che ne sono escluse, o potrebbero esserne escluse, è quello avviato con le “Agenzie per la locazione”. Un rilancio dei contratti a “canone concordato” della legge 431/98 con un di più di “garanzie” per i proprietari e un contributo economico “una tantum” per gli inquilini. Come è noto, in Piemonte questo rilancio è stato fatto con una legge del 2006 (“Programma Casa: 10.000 alloggi entro il 2012”) che finanzia appunto tali Agenzie. Ma è meno noto che, proprio a Torino, l'esperienza ha preceduto la stessa legge. Una Agenzia Locare è operante dall'anno 2000 e ha “accompagnato” la sottoscrizione di circa 150 contratti a “canone concordato” all'anno. Per una città con una media di 8 mila domande di accesso ai bandi biennali dell'atc, non è un gran risultato.
L'Agenzia CASA apre ad Asti in un contesto sociale ancora peggiore di quello del 2000 o del 2006. Il bando atc appena aperto sarà più affollato del precedente. Persone/famiglie che hanno già subito, o subiscono, i rigori del mercato delle locazioni: coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni improprie e sfratti. Proprio gli sfratti per morosità, quelli che l'Agenzia assume come requisito escludente, sono ormai in Piemonte l'86 % del totale degli sfratti. Per finire, l'offerta di nuovi alloggi popolari nel biennio sarà ad Asti uguale a zero. C'è dunque poco da esultare, considerando che le possibilità di sottoscrivere un contratto “a canone calmierato” attraverso l'Agenzia sono ancora una volta affidate alla discrezionalità dei proprietari. Altrimenti che “mercato” sarebbe !!
Veniamo ora all'osservazione che ha suscitato le reazioni dei miei interlocutori: i vantaggi che trarrebbero le immobiliari dall'attività dell'Agenzia CASA. Riconosco di usare analisi fatte altrove, ma in epoca di globalizzazione quel che accade a Milano o a Torino non è molto diverso da quel che accade ad Asti. Posso inoltre comprendere che l'associazione con Ricucci, noto immobiliarista campione di virtù civiche (processato e condannato per corruzione, aggiotaggio, falso e appropriazione indebita), anche solo involontariamente evocata, possa irritare. Ma non si può negare che le società immobiliari esistano anche ad Asti, siano state le protagoniste del mercato immobiliare speculativo di questi anni, dunque abbiano qualche responsabilità nella crescita a dismisura del bisogno abitativo insoddisfatto. Inoltre, hanno lasciato in città un di più di cementificazione e migliaia di alloggi invenduti, sfitti o venduti alle banche che ora non sanno che farsene. Non ci vuole molto acume per prevedere che l'offerta di alloggi in locazione verrà da quella parte e che la stessa parte ha tutto l'interesse che altri cittadini si indebitino con altri mutui/casa.
Qualche famiglia risolverà comunque il suo problema abitativo, opporrete voi. Certamente, e me ne rallegrerò. Però, come ho già detto, resto convinto che il problema sociale (di migliaia di famiglie) potrà essere risolto solo fuori dal mercato delle locazioni. Per finire faccio osservare che sulle virtù civiche dei protagonisti del “mercato” nonché sulla opportunità di affidare al “mercato” la soluzione dei problemi sociali, ci sono in giro (per il pianeta) molti dubbi. I miei interlocutori non mi facciano il torto di attribuirli solo a me.
Cordialmente
Il portavoce del Coordinamento-Asti-Est
Carlo Sottile
Asti 08/03/09

Agli Organi di Informazione

Intervento del sindaco di Asti Giorgio Galvagno in risposta alle osservazioni del Coordinamento Asti Est sull’istituzione dell’Agenzia C.A.S.A.

Abbiamo letto sugli organi di informazione le osservazioni del Coordinamento Asti Est che mi paiono poco documentate.
Il provvedimento è assolutamente e totalmente a favore di chi cerca casa o che si è impegnato in un mutuo per acquistarla e si rivolge ad una fascia di cittadini che, se non sostenuti in questo momento congiunturale, rischierebbero di non poter assolvere ai propri impegni andando ad aumentare le numerose situazioni di chi si trova in difficoltà ed a cui il Comune provvede con altri strumenti e contributi che rappresentano la quota più rilevante delle spese in campo sociale.
Con l’istituzione di C.A.S.A si intende favorire la locazione tra privati ed in particolare le giovani coppie, gli anziani, i single, gli studenti universitari che faticano a trovare un’abitazione il cui canone di affitto non incida in modo insopportabile sul loro reddito.
L’Agenzia, che opera gratuitamente sul territorio comunale, vuole essere una risposta concreta ad un problema di molte famiglie.
L’organizzazione e la struttura del servizio, che è ai primi giorni di attività, sta monitorando la situazione per adeguarsi alle esigenze che vengono via via prospettate dai cittadini.
Giorgio Galvagno
Sindaco di Asti

Asti, 6 marzo 2009

UFFICIO STAMPA DELL'ASSESSORE AI SERVIZI SOCIALI E ALTRI

L’accusa di aiutare gli immobiliaristi più che gli inquilini, viene rispedita al mittente. Lo fa il Comune ma anche Confappi, l’organizzazione dei piccoli proprietari di beni immobili. Motivo del contendere l’Agenzia Casa creata dal Comune, chiamata ad aiutare chi, pur con redditi bassi, non può beneficiare degli alloggi popolari. A criticare il progetto è stato Carlo Sottile, a nome del Coordinamento Asti Est, associazione impegnata nella tutela del diritto alla Casa.
Citando dati e leggi, Sottile tirava le somme domandando come mai il Comune finanziasse l’Agenzia e non il fondo a sostegno delle locazioni. «Semplicemente perché i soldi della Regione, che co-finanzia, sono vincolati a questo progetto e non è possibile utilizzarli diversamente - sostiene l’assessore ai Servizi Sociali Pierfranco Verrua - dunque mi sembra una contestazione senza fondamento». «Il Comune non fa più assistenzialismo - aggiunge - e l’idea dell’Agenzia è di aiutare quella fascia di reddito che non ha accesso a nulla.
Non vedo aiuti agli immobiliaristi nel mettere a disposizione alloggi con un affitto più basso. Come non accorgersi della trasformazione del bisogno in città?». Sono già 145 le richieste presentate all’Ufficio Casa, in piazza Catena (ex tribunale). «Cento per gli affitti e 35 per i mutui - spiega il dirigente Andrea Berzano - ma anche una decina di proprietari. Una trentina le pratiche già avviate».
Chiamata in causa nella querelle interviene anche l’avvocato Mauro Bolla, presidente di Confappi: Sottile aveva fatto riferimento alla presenza del vice presidente Enrico Fenoglio alle riunioni per la costituzione dell’Agenzia. Una prova a suo avviso dell’intento di aiutare gli «immobiliaristi». «Abbiamo partecipato, unitamente alle altre associazioni di proprietari ed inquilini con nostre osservazioni, poiché la proposta del Comune, sia pure migliorabile, ci è sembrata un giusto equilibrio tra le esigenze dei conduttori a basso reddito e quelle dei piccoli proprietari - spiega Bolla -
Se affittare a un prezzo inferiore a quello libero di mercato è un regalo alla proprietà lascio ai cittadini ogni valutazione. E definire Fenoglio “immobiliarista” è un macroscopico errore. E’ un agente immobiliare, regolarmente iscritto all'albo e mette in relazione chi acquista e chi vende un immobile».

L'AGENZIA CASA: COME TENTARE DI SOCIALIZZARE LE PERDITE DELLE IMMOBILIARI.


Mentre il mercato dimostra di non saper rispondere ai bisogni della maggioranza dei cittadini, escludendone da sé un numero sempre maggiore (non i ricchi, che continuano ad acquistare quello che vogliono), i nostri amministratori, Sindaco e Assessore Verrua in primis, continuano a proporre ricette mercantili per affrontare problemi sociali.
Questa volta si tratta dell'Agenzia C.A.S.A. (Comune di Asti Servizi per l'Abitazione). Per ora solo un acronimo, che si replica in tutto lo spazio urbano, affacciando da giganteschi manifesti l'idea che in città il diritto alla casa sarà finalmente tutelato. Invece no, sarà bene sottrarsi a questo inganno.
Una sontuosa Guida distribuita dal Comune e redatta con un linguaggio un po' barbarico, avverte che questa Agenzia è rivolta ainuclei familiari solvibili che non abbiano mai ricevuto uno sfratto esecutivo per morosità, dunque i cittadini non ancora esclusi dal mercato, quelli che possono ancora pagare il canone concordato. Ma favorirà soprattutto gli immobiliaristi, la cui ingordigia di rendita sarà ancora soddisfatta, questa volta con denaro pubblico.
In quanto ai cittadini già fuori mercato, quelli che, scimmiottando la sontuosa Guida del Comune, potremmo definire “qui non habet in aere, luat in corpore”, chi non ha denaro, paghi con il corpo” , quelli continueranno ad aumentare. Gli sfratti per morosità costituiscono ormai in Piemonte l'86% del totale degli sfratti e le stime sugli accessi al prossimo bando atc di Asti (700/800 aspiranti assegnatari), confermano questa tendenza.
Intanto le tutele di legge degli inquilini (Contributo di sostegno alle locazioni, Fondo Sociale), poco finanziate e affogate in migliaia di richieste di accesso, sono ridotte al lumicino e la disponibilità di nuovi alloggi popolari, per il biennio del bando che sarà aperto il 3 marzo, è ridotta a zero.
Insomma non sarà l'Agenzia a ridurre il fabbisogno abitativo insoddisfatto.
Quali contratti si potranno sottoscrivere in Agenzia ? Quelli previsti dalla legge 431/98, In particolare quelli a “canone calmierato”, con relativi abbattimenti di imposta a favore di proprietari ed inquilini e con i canoni prescritti da un accordo sindacale provinciale, variabili tra 170 e 600 euro/mese, in relazione alla zona urbana e alle caratteristiche dell'alloggio.
Si tratta dello stesso tipo di contratto che i proprietari hanno finora concesso con il contagocce, preferendogli, a danno degli inquilini, quello “libero”; lo stesso tipo di contratto che, nelle previsioni del legislatore, avrebbe dovuto calmierare il mercato delle locazioni e moderare in qualche modo gli effetti socialmente regressivi dell'abolizione dell'equo canone.
Dal 98 a questa parte, il numero dei contratti a “canone calmierato” non è mai stato superiore al 3-4 % del totale dei contratti di locazione sottoscritti. Smentite in questo modo le previsioni del legislatore, che cosa dovrebbe indurre i proprietari a cambiare atteggiamento ? La risposta è contenuta nella sontuosa Guida distribuita dal Comune. Gli inquilini riceveranno, oltre gli abbattimenti di imposta di legge, un modesto contributo una tantum, mentre i proprietari potranno selezionarsi gli inquilini (dalla lista degli aspiranti tali), saranno risarciti degli eventuali danni all'alloggio e da eventuali morosità, fino a 12 mesi.
Ma c'è un'altra ragione, non meno incentivante e di cui la sontuosa Guida non parla, che indurrà i proprietari a mettere a disposizione dell'Agenzia i loro alloggi. Dopo anni di forsennata attività costruttiva, e di cementificazione del territorio, al servizio della speculazione finanziaria, senza nesso alcuno con i reali bisogni abitativi dei cittadini, la crisi ha mutato radicalmente gli scenari del mercato immobiliare. Adesso migliaia di alloggi vuoti rischiano di restare invenduti e esclusi dal mercato delle locazioni: la famosa “bolla immobiliare” rischia di scoppiare.
La presenza del Presidente degli Agenti Immobiliari (Enrico Fenoglio), nelle riunioni di lancio dell'Agenzia CASA, promosse dal Sindaco e dall'Assessore Verrua, non era dunque casuale. La domanda a questo punto diventa retorica: perché il Comune, che pure ne ha facoltà, non ha co-finanziato, con la Regione (che lo ha finanziato finora), il “contributo di sostegno alle locazioni”, invece di finanziare l'Agenzia ?
Il portavoce del Coordinamento Asti-Est Carlo Sottile


Asti 27/02/09

  FONDO DI RESISTENZA   con i pregiudicati della ex Mutua SOMMA VERSATA A TUTT'OGGI     7300 e...