mercoledì 25 marzo 2009

LETTERA


Cari Sindaco, Assessore ai Servizi Sociali, Presidente Confappi e Dirigente Area 2 del Comune, se una Associazione come la mia, il Coordinamento Asti-Est, che si occupa di problemi abitativi da 14 anni, commentasse la vostra iniziativa, l'agenzia CASA, con “bravi, a qualcosa servirà” sarebbe, ne converrete, un peccato.
Aggiungo pertanto altre considerazioni a quelle già fatte e che voi, forse, avete letto con troppa precipitazione.
Dico subito qual'è la mia tesi, che nel seguito cercherò brevemente di dimostrare: una risposta efficace al bisogno abitativo non soddisfatto può darsi solo fuori dal mercato delle locazioni, con gli strumenti dell'edilizia residenziale pubblica, progetti, risorse garantite da leggi dello Stato. Perchè ?
Perchè la scelta di consegnare il bisogno abitativo al mercato è già stata fatta, ha percorso più di un decennio (dall'azzeramento della Gescal, all'abolizione dell'equo canone fino alla privatizzazione del patrimonio edilizio degli Enti) e si è rivelata fallimentare. Infatti sono già fuori mercato centinaia di migliaia di famiglie e il numero, vista la situazione sociale, è destinato ad aumentare (600 mila, in inesauribili graduatorie per la casa popolare, indagine Cresme del 2007).
Un primo tentativo di far rientrare nel mercato delle locazioni persone e famiglie che già ne erano escluse, o di mantenervene un numero tale da ridurre gli effetti regressivi dell'abolizione dell'equo canone è già stato fatto, ed è sostanzialmente fallito. I contratti a “canone concordato”, previsti dalla legge 431/98, tuttora in vigore, non hanno riscosso il favore dei proprietari cosicchè, per fare un esempio, in Piemonte non hanno mai superato il 4 % del totale dei contratti sottoscritti.
Un secondo tentativo di far rientrare nel mercato delle locazioni persone e famiglie che ne sono escluse, o potrebbero esserne escluse, è quello avviato con le “Agenzie per la locazione”. Un rilancio dei contratti a “canone concordato” della legge 431/98 con un di più di “garanzie” per i proprietari e un contributo economico “una tantum” per gli inquilini. Come è noto, in Piemonte questo rilancio è stato fatto con una legge del 2006 (“Programma Casa: 10.000 alloggi entro il 2012”) che finanzia appunto tali Agenzie. Ma è meno noto che, proprio a Torino, l'esperienza ha preceduto la stessa legge. Una Agenzia Locare è operante dall'anno 2000 e ha “accompagnato” la sottoscrizione di circa 150 contratti a “canone concordato” all'anno. Per una città con una media di 8 mila domande di accesso ai bandi biennali dell'atc, non è un gran risultato.
L'Agenzia CASA apre ad Asti in un contesto sociale ancora peggiore di quello del 2000 o del 2006. Il bando atc appena aperto sarà più affollato del precedente. Persone/famiglie che hanno già subito, o subiscono, i rigori del mercato delle locazioni: coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni improprie e sfratti. Proprio gli sfratti per morosità, quelli che l'Agenzia assume come requisito escludente, sono ormai in Piemonte l'86 % del totale degli sfratti. Per finire, l'offerta di nuovi alloggi popolari nel biennio sarà ad Asti uguale a zero. C'è dunque poco da esultare, considerando che le possibilità di sottoscrivere un contratto “a canone calmierato” attraverso l'Agenzia sono ancora una volta affidate alla discrezionalità dei proprietari. Altrimenti che “mercato” sarebbe !!
Veniamo ora all'osservazione che ha suscitato le reazioni dei miei interlocutori: i vantaggi che trarrebbero le immobiliari dall'attività dell'Agenzia CASA. Riconosco di usare analisi fatte altrove, ma in epoca di globalizzazione quel che accade a Milano o a Torino non è molto diverso da quel che accade ad Asti. Posso inoltre comprendere che l'associazione con Ricucci, noto immobiliarista campione di virtù civiche (processato e condannato per corruzione, aggiotaggio, falso e appropriazione indebita), anche solo involontariamente evocata, possa irritare. Ma non si può negare che le società immobiliari esistano anche ad Asti, siano state le protagoniste del mercato immobiliare speculativo di questi anni, dunque abbiano qualche responsabilità nella crescita a dismisura del bisogno abitativo insoddisfatto. Inoltre, hanno lasciato in città un di più di cementificazione e migliaia di alloggi invenduti, sfitti o venduti alle banche che ora non sanno che farsene. Non ci vuole molto acume per prevedere che l'offerta di alloggi in locazione verrà da quella parte e che la stessa parte ha tutto l'interesse che altri cittadini si indebitino con altri mutui/casa.
Qualche famiglia risolverà comunque il suo problema abitativo, opporrete voi. Certamente, e me ne rallegrerò. Però, come ho già detto, resto convinto che il problema sociale (di migliaia di famiglie) potrà essere risolto solo fuori dal mercato delle locazioni. Per finire faccio osservare che sulle virtù civiche dei protagonisti del “mercato” nonché sulla opportunità di affidare al “mercato” la soluzione dei problemi sociali, ci sono in giro (per il pianeta) molti dubbi. I miei interlocutori non mi facciano il torto di attribuirli solo a me.
Cordialmente
Il portavoce del Coordinamento-Asti-Est
Carlo Sottile
Asti 08/03/09

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