lunedì 1 novembre 2010

FAMIGLIE SOTTO SFRATTO FAMIGLIE CHE CERCANO CASA FAMIGLIE CHE CERCANO DI RICOMPORRE LEGAMI SOCIALI ROTTI DALLA “CRISI”


Altre undici famiglie dell'associazione (Coordinamento Asti-Est) sentono la minaccia dello sfratto sempre più vicina. Dopo numerosi rinvii dell'esecuzione e in assenza di una alternativa che non sia la dispersione della famiglia tra amici, parenti e dormitori o peggio il ritorno a casa in altre regioni del mondo, il “che fare” ormai si impone. Quando si dice undici, si parla della punta di un malessere sociale vastissimo, che si diffonde attraverso la precarietà del lavoro e del reddito, e che si amplifica nella mancanza di alternative.
Dietro quelle undici, ci sono le sei famiglie che hanno “occupato” in via Allende, ci sono le 600 che affollano inutilmente le graduatorie atc (non ci saranno alloggi popolari di nuova costruzione fino ai primi mesi del 2012), ci sono le migliaia che si arrabattano in silenzio, senza nemmeno urlare la loro rabbia e ci sono le altre migliaia di famiglie che, irretite dal un populismo becero, sfogano il loro malessere su capri espiatori, gli immigrati in primo luogo.
Che fare dunque, quali azioni scegliere per far valere un diritto, per scuotere indifferenza e irresponsabilità ? Come superare un situazione in cui gli interventi filantropici, quando ci sono, servono soprattutto per respingere la richiesta di affrontare i problemi insieme, di partecipare alla loro soluzione, con un di più di responsabilità verso di sé e verso gli altri.
Quel che deve essere chiaro è che è in corso una guerra non dichiarata dei ricchi contro i poveri. Il fatto di non dichiararla, di diluirla fino a nasconderla, in una infinità di atti e comportamenti tutti orientati a contenere e a respingere qualunque rivendicazione, qualunque ragionevole proposta, serve solo a trasformarla in una guerra fratricida tra poveri e meno poveri, tra italiani e immigrati, tra i piccoli risparmiatori che hanno investito in un alloggio e i loro inquilini.
I campioni di questa strategia, sono i politici che attualmente frequentano gli assessorati, quello ai Servizi Sociali in particolare, i mandarini degli immobiliaristi, dei proprietari di aree, degli investitori, dei banchieri, delle corporazioni professionali. Sono quelli disposti a fare commercio di tutto e a passare su tutte le ingiustizie, purché l'economia, considerata ormai un feticcio, porti rendite e profitti nelle loro tasche.
L'economia trascinata nella dimensione finanziaria, persino da premi nobel, allontanata dalla vita reale, dai bisogni, dai desideri e dalle idee delle persone in carne ed ossa, ha mostrato in questi tempi tutti i limiti di uno strumento usato come fine. Diseguaglianze in cui chi sta sotto si vede sempre più spesso negare l'accesso a beni e servizi essenziali per una dignitosa sopravvivenza, spreco di risorse, sistematica mutilazione dei diritti costituzionali, insomma ciò che si affaccia è una oligarchia, un governo autoritario e populista della “possidenza”.
Qualcuno ha dei dubbi ? E allora provi a spiegarci perché in città ci sono migliaia di alloggi privati sfitti, decine di grandi manufatti vuoti, tutti in attesa di valorizzazione mercantile. Ci spieghi perché le fabbriche chiudono, senza negoziato sindacale che non sia una resa senza condizioni, perché la scuola pubblica è minacciata dalla vetustà dei suoi edifici e da migliaia di licenziamenti dei suoi operatori e infine perché si spendono in strumenti di guerra centinaia di miliardi di euro.
Sono domande rimaste finora senza risposta e che noi rifaremo pubblicamente durante la manifestazione del 13 Novembre, convocata con altre associazioni.

Chiediamo al sindaco e alla giunta un confronto per:

  • rendere trasparente la graduatoria ATC
  • rinnovare le convenzioni a tempo scadute
  • attribuire all'emergenza il 70 % degli alloggi disponibili
  • requisire gli alloggi sfitti delle immobiliari, banche, assicurazioni
  • mantenere il carattere pubblico di tutti i beni del demanio e valorizzarli con progetti di tutela del legame sociale


Chiediamo al sindaco:
di fare una scelta di pace e di solidarietà; di chiedere al Governo il blocco dei programmi di produzione di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighters che potrebbero impegnare il nostro paese fino al 2026, con una spesa complessiva di programma di quasi 16 miliardi di euro.
In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali, destinare 16 miliardi di euro (circa 14 per la fase di acquisto ancora da deliberare) alla costruzione di 131 cacciabombardieri è una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese.
Con 16 miliardi di euro si possono fare molte altre cose in alternativa! Ad esempio si possono contemporaneamente edificare 3000 nuovi asili nido, costruire 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese.


PROGETTO DI AUTOGESTIONE DELL'EDIFICIO DI VIA ALLENDE

L'autogestione dell'edificio, vale a dire l'assunzione di responsabilità di ogni singolo inquilino circa i criteri d'uso di un immobile di proprietà pubblica con funzione di domicilio e residenza, è un orientamento che nasce naturalmente dalla storia sociale delle famiglie che al momento lo occupano. La decisione, presa collettivamente, di sottrarre all'incuria e all'abbandono l'edificio, restituendolo al suo valore d'uso ha in sé tutti i presupposti dell'autogestione e questo esercizio di potestà può ben essere compreso nel progetto di cui al decreto legge attuativo dell'articolo 19 della finanziari 2009, decreto che come è noto regola, nei modi e nei tempi, il trasferimento agli enti locali dei beni demaniali.
L'autogestione:
  1. regola tutte le normali funzioni di condominio (nota 1)
  2. fissa il corrispettivo di ogni singolo inquilino per l'uso della singola unità abitativa e per l'accesso ai servizi centralizzati (nota 2)
  3. verifica le condizioni sociali e di reddito che obbligano gli inquilini ad una mobilità da casa a casa verso il mercato privato delle locazioni oppure verso soluzioni in altro modo offerte (atc, agenzia casa del comune) (nota 3),
  4. promuove tutte le relazioni, tra inquilini e degli inquilini con il contesto urbano, che sono necessarie per dare senso compiuto al carattere pubblico dell'edificio, cioè di un bene comune, inalienabile e fruibile dall'insieme dei cittadini (nota 4)
La presenza dell'associazione in questo esercizio di potestà, oltre che a rappresentare una garanzia per tutti i prevedibili sviluppi positivi della occupazione dell'edificio, mette una sottolineatura in più sul carattere pubblico dell'edificio e sulle finalità del suo uso. Vale a dire che il soggetto – Coordinamento Asti-Est - che qui appare a norma di legge “portatore di interessi diffusi” ha tutti i titoli per formalizzare, insieme alle famiglie occupanti, il progetto di autogestione, nonché per presentare lo stesso progetto, insieme all'edificio, come una delle risorse necessarie per tutelare il legame sociale della comunità cittadina e in particolare il diritto all'abitazione per tutte le famiglie (p.e. come centro di accoglienza per famiglie in emergenza abitativa).
Va da sé che fatto salvo il carattere pubblico dell'edificio e le finalità del progetto, né le famiglie attualmente titolari dell'autogestione, né l'associazione che al momento accompagna le stesse famiglie in questo esercizio di potestà, non vantano alcuna primogenitura e neppure oppongono eccezione verso chi volesse condividere la realizzazione del presente progetto.
Nota 1: calendario settimanale di pulizia luoghi comuni, cortile compreso e movimentazione cassonetti rifiuti;
Nota 2: 5 % del reddito mensile + 10 euro a nucleo familiare per il consumo d'acqua;
Nota 3: riunione dei nuclei familiari almeno una volta al mese;
Nota 4: riunioni pubbliche per approfondimento problemi sociali, casa, lavoro; feste; diffusione volantini sui diritti nel quartiere e nella città; rapporti con la stampa cittadina




PROGETTO DI FONDO DI RESISTENZA ANTISFRATTI
Il progetto è nato dalla pratica di contrasto degli sfratti condotta finora ed è un correttivo di quella pratica. E' un altro modo di “prendere tempo” alla procedura di sfratto e ottenere un rinvio dell'esecuzione per favorire il passaggio da casa a casa delle famiglie con gravi problemi abitativi. Invitiamo cittadini singoli, associazioni e sindacati ad aderirvi. Pensiamo ad un uso molto selettivo, come diremo di seguito, e strettamente legato alle situazioni di emergenza abitativa conclamate. Ci auguriamo ovviamente di doverne fare presto a meno. Occasioni di interventi filantropici ce ne sono fin troppe e alla lunga, come è noto, non fanno che deresponsabilizzare mittenti e destinatari, oltre che confermare lo stato di cose che vogliamo superare. D''altra parte giudichiamo preminente tutelare il diritto all'abitare, salvaguardare la coesione dei nuclei familiari, e il fondo di resistenza antisfratti, ci sembra che possa servire allo scopo.
Abbiamo affermato più volte, anche pubblicamente, la necessità di distinguere tra piccolo risparmiatore, che amministra in ambito familiare la sua ricchezza, investendone una parte nell'acquisto di un alloggio (o due) e “immobiliare”, vale a dire sodalizio di cittadini ricchi che frequenta un mercato speculativo più ampio di quello familiare. Dunque, mentre i primi possono essere considerati “dalla parte del problema”, i secondi sono sicuramente tra i responsabili sociali del problema. Una condotta che distingua tra ruoli con diversa responsabilità sociale l'abbiamo sollecitata all'assessorato ai Servizi Sociali, con risultati assolutamente modesti. E' accaduto che il rinvio dell'esecuzione sia stato “pagato” alcune volte dall'assessorato, nulla di più, salvo diffondere sistematicamente disinformazione e soprattutto pregiudizio e favorire riflessi d'ordine e razzisti.
Purtroppo, quando si osserva il problema abitativo attraverso le relazioni che induce tra le persone che ne sono coinvolte in situazioni di emergenza, lo scenario è ancora più difficile. I piccoli risparmiatori per esempio, per i quali chiediamo un diverso riguardo e verso i quali abbiamo un diverso riguardo, non hanno espresso finora nessuna critica al sistema del welfare cittadino anzi, hanno amplificato tutti i pregiudizi del peggior populismo, soprattutto nella ricerca di capri espiatori, gli immigrati loro inquilini in primo luogo.
Hanno concorso a questo esito socialmente regressivo scelte di lungo periodo fatte da governi di diverso colore politico. La consegna al “mercato” del bisogno è avvenuta come è noto per tappe, dall'azzeramento della gescal, alle privatizzazioni del patrimonio residenziale pubblico, all'abolizione dell'equo canone, ed è stato l'affermarsi di una cultura politica, al momento ancora egemone, che ha sostituito i diritti costituzionali con i privilegi della “possidenza”, la solidarietà con la morale escludente e cinica della competizione mercantile.


Asti 01/11/10


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