mercoledì 10 novembre 2010

ATTI DI FORZA


Dovremmo ringraziarlo per la sua franchezza. Dire di noi che “imbrattiamo edifici storici e strumentalizziamo l'emergenza abitativa” è una folgorante sintesi delle ragioni che ci hanno indotti a chiedergli le dimissioni da assessore. Richiesta che ovviamente reiteriamo. Negarci il ruolo di interlocutori, dopo mesi e mesi di ragionevoli tentativi di dialogo da parte nostra, e negare al tempo stesso fin l'esistenza di un problema delle abitazioni in città, è un comportamento irricevibile.
In questa luce surreale le sei famiglie che “occupano” in via Allende, nonché le undici colpite da sfratto che tra giorni non sapranno dove andare, appaiono come turisti svogliati che non apprezzano le bellezze della città, mentre le seicento famiglie in graduatoria Atc appaiono come pazienti imbecilli che aspettano la manna dal cielo (il federalismo fiscale). Un comportamento davvero irricevibile, che delegittima i cittadini che hanno condiviso le scelte della nostra associazione o le hanno accompagnate con altre scelte di difesa dei diritti costituzionali.


Tale comportamento risulta confermato dalla grossolana invocazione, ripetuta per l'ennesima volta, che si agiscano contro di noi “atti di forza”, come se un problema sociale che coinvolge centinaia di famiglie potesse essere derubricato a problema di ordine pubblico. Insomma, questo è un assessore che ci riporta al tempo in cui le “guardie regie” erano al servizio diretto della “possidenza”; un assessore che seppelliremmo volentieri con una risata.
Intanto però ci tocca subire una politica sociale che usa la residualità delle risorse dell'assessorato per escludere dai servizi, con criteri di censo e di etnia, una fascia sempre più ampia di cittadini. Inoltre, le responsabilità e le cause di tale residualità vengono sistematicamente occultate e sciolte in una irresponsabile ricerca del capro espiatorio tra le comunità migranti. Tutto ciò con il preciso intento di tutelare gli interessi delle corporazioni, della proprietà e dei ricchi. Franchezza per franchezza, l'assessore sta fomentando la guerra tra poveri anzi, la guerra dei ricchi contro i poveri.
Ci pare fin troppo evidente che questa politica interroga tutti i soggetti sociali e politici della città, interroga gli elettori che hanno conferito all'assessore con il voto l'unica legittimazione di cui dispone (facendone scempio). Interroga soprattutto i cittadini che subiscono tutto il carattere regressivo di questa politica e che arrivano sempre più spesso alla nostra associazione. Non corrispondono affatto all'identikit tracciato dall'assessore. Sono persone e famiglie che hanno conosciuto la “normalità” di un lavoro più o meno precario, più o meno salariato, che hanno fatto l'esperienza di un difficile equilibrio sociale; i bambini a scuola, un alloggio modesto, un bilancio economico sempre al limite del fallimento, insomma una dignità difesa con i denti.
Quando arrivano all'associazione, qualcosa ha già messo in discussione la loro dignità. E' qualcosa che induce delle domande: sulla giustizia, sul sistema sociale, sui possibili percorsi verso una convivenza più civile. Il nostro compito è quello di condividere sentimentalmente questo difficile passaggio, senza forzarlo in schemi precostituiti e moralistici. Il nostro compito è di dare subito delle risposte, elaborandole in una comune assunzione di responsabilità. E gli atti concreti che ne derivano devono essere l'affermazione di un diritto, la soddisfazione di un bisogno di vita.
Sappiamo di non essere soli in questo nostro impegno, in questa ricostruzione di una vita sociale in cui i diritti non siano negati e la partecipazione democratica non sia mortificata. Chiediamo alle Acli, al Vescovo, ai sindacati, alle altre associazioni di volontariato sociale, a tutti quelli che compiono quotidianamente azioni di cittadinanza attiva, alla opposizione politica in Consiglio, di dire la loro, con voce forte e chiara.
PS avendo letto su wikipedia che papa pio VII, antagonista di Napoleone ma lettore dell'Enciclopedia ed esperto di concordati, aveva dormito al 350 per una notte nel 1815, abbiamo convocato lì, senza neanche avvertire la Questura, lo spirito di sua santità. Poteva essere di buon auspicio. E' stato lui che ha guidato la mano di un nostro sodale nella scritta (sulla copertura in carton-gesso dell'androne), “verrua, dimettiti”.
Sottile, Piccinini, Squillia, Malandrone, Borra, Gullino, Clemente
Asti 10/11/10

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