sabato 30 ottobre 2010

MI CHIAMO VALERIA


Mi chiamo Valeria, ho un figlio di 7 mesi di nome Alessandro, mio marito Vincenzo l'ho sposato un mese fa, dopo sette anni di convivenza. Vincenzo l'ho conosciuto in fabbrica, dove lavoravamo insieme. Abbiamo affittato un alloggio quando le nostre condizioni economiche erano piuttosto buone. Due salari con contratti a tempo determinato in una azienda, la MSA di Asti che ci offriva apparentemente delle buone prospettive. L'azienda produce ammortizzatori per treni che esporta in tutto il mondo, ha due unità produttive, una ad Asti con il centro amministrativo e un'altra a Caltanissetta.

Io e Vincenzo lavoravamo alle linee di montaggio con altri ottanta operai la metà dei quali assunti con contratti a tempo determinato dalle agenzie di lavoro (Ramstad). Io e Vincenzo non siamo iscritti al sindacato, abbiamo paura di esporci. Il licenziamento di un delegato della Cgil mi ha molto colpito. Si chiama Francesco è una bravissima persona, lo hanno accusato di spionaggio industriale poi hanno dovuto reintegrarlo alla fine di una vertenza vinta dal sindacato. Ha fotografato le telecamere del controllo visivo perché credeva che con quelle l'azienda controllasse abusivamente i lavoratori. Lo hanno arrestato in fabbrica, durante il lavoro, i poliziotti se lo sono portati via con modi bruschi.
Forse è stato un malinteso, forse no, il fatto potrebbe essere avvenuto perché il padrone della mia fabbrica fa parte del gruppo di imprenditori siciliani che hanno rifiutato il pizzo e per questo gira sempre con una guardia del corpo, nei suoi spostamenti è sempre scortato. E' uno famoso, viene da una famiglia di imprenditori, il padre costruiva biciclette, lui stesso ha regalato una bicicletta al presidente della Repubblica e il gesto è finito sui giornali. Cura molto l'immagine dell'azienda. Ha raccontato la storia della sua famiglia di imprenditori e l'ha consegnata ad un dvd di cui fa dono a tutti i suoi dipendenti.
Il contratto mio e di Vincenzo sono scaduti ad Agosto del 2008, speravamo di essere richiamati ma questo non è avvenuto. Penso che anche la nostra Azienda abbia risentito della crisi, una cosa è certa il nostro padrone si è sempre garantito una forte flessibilità utilizzando tutti gli strumenti contrattuali e di legge che glielo permettevano. Non siamo stati ancora riassunti, forse lo saremo, io lo spero, sta di fatto da quell'agosto del 2008 sono iniziati i nostri guai.
La precarietà del reddito e della vita io l'avevo già conosciuta attraverso la vicenda sfortunata della mia famiglia. Il fallimento dell'impresa di mio padre ci ha condotti attraverso amicizie fino a Barcellona, dove abbiamo vissuto, ma forse sarebbe meglio dire sopravvissuto, per dieci anni contando in particolare sulla solidarietà e generosità di una signora che aveva preso a cuore le mie sorti. Una signora gentile con la quale ho mantenuto legami di amicizia e con la quale periodicamente mi vedo a Barcellona.
Poi la mia famiglia è tornata in Italia, i miei genitori si sono separati e mio padre è andato a lavorare alla Rft dove lavora tuttora. Quel periodo in Spagna e i dissapori tra i miei genitori mi hanno segnato parecchio, ho dovuto persino ricorrere ad una psicologa. Il mio stato d'animo era dominato dal pessimismo e dal timore che qualunque mio slancio per uscirne non avrebbe avuto successo. La mia prima storia sentimentale finita con una separazione è stata una conferma di questo che io consideravo come il mio destino.
Si, leggo molti libri e periodici. Ho un autore preferito, Paulo Coelho, e penso che la lettura dei suoi testi penso abbia molto influito nel cambiare il mio pessimismo in serena fiducia nella vita e nei rapporti con le persone, almeno per la parte che dipende da me. Un libro in particolare di questo scrittore poeta portoghese mi ha devastato l'anima “l'alchimista”. E' un libro che regalo, che consiglio alle amiche, ogni volta è come se rinnovassi un gesto di gratitudine verso questo scrittore.
E' la storia di un viaggio straordinario alla ricerca di un tesoro appreso in sogno.Anche io facevo un sonno ricorrente che mi riproponeva la paura del mio fallimento.
Quando nell'agosto del 2008 sono iniziati i nostri guai non mi sono persa d'animo, e ho organizzato la mia nuova precarietà cercando di venirne fuori, piccoli lavori, amicizie. Ma senza la solidarietà di mio padre non me la sarei cavata. Si è accreditato al mio posto presso l'agenzia per la casa del Comune e ha firmato un nuovo contratto di affitto, io non potevo farlo perchè mi mancavano i requisiti. L'incontro con i volontari del Coordinamento Asti-Est è avvenuto in queste circostanze, mi hanno accompagnato e consigliato durante la vicenda dello sfratto ma è stato un incontro speciale perché tra noi c'è stato uno scambio di idee e di sentimenti, un riconoscersi in un modo di vedere le cose e di affrontare i problemi delle persone, adesso mi considero una di loro e quando il tempo me lo permetterà parteciperò alle loro attività.
L'incontro con le associazioni filantropiche alle quali mi sono rivolta per ridurre al minimo le spese per il mangiare e per le utenze mi è servito molto a questo scopo ma al tempo stesso mi ha umiliata, mi ha fatto ricordare sgradevoli esperienze del mio passato. Lunghe code, frequentazioni indesiderate, non sapere se avrei trovato la cosa che mi serviva, lo scenario di una povertà crescente e la sensazione che la colpa di quel che ti accade sia tutta tua. Su questo punto voglio essere precisa perché queste associazioni, con tutti i loro limiti, si sono rivelate provvidenziali per la sopravvivenza mia e della mia famiglia.
In Corso Genova ogni due settimane per avere un pacco di generi alimentari, ultimamente hanno tolto il pollo e il formaggio e hanno annunciato che a breve chiuderanno;
Al Don Bosco che è la mia parrocchia (il servizio è riservato ai parrocchiani) porto la bolletta della luce e del gas e poi loro la pagano. Lì chiedono l'Ise i dati anagrafici e la descrizione dei motivi che hanno condotto la persona a quello sportello;
Alla Caritas chiedono lo stato di famiglia e a quello sportello ci vado per avere gli omogeneizzati per mio figlio;
Al Cav chiedono l'Ise, lo stato di famiglia e il certificato di disoccupazione. A quello sportello ci vado per avere il latte in polvere e altri prodotti che mi servono per il bambino.
Spero che tutto questo finisca al più presto, non voglio che mio figlio faccia la mia stessa esperienza

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