Cosa fanno le sei famiglie del caseggiato accanto ? Si arrabattono, portano i figli a scuola, affrontano il problema di sbarcare il lunario. Si comportano esattamente come migliaia di famiglie di questa città. Ma allora perché questa difficoltà a considerarle come dei normali vicini di casa; persone con cui si prende volentieri un caffè e si fanno quattro chiacchiere ? Forse perché dopo l'occupazione di quella casa vuota da 5 anni non hanno fatto le presentazioni ?
Si che le hanno fatte. In più occasioni hanno spiegato il senso della loro presenza lì e perché, in casi estremi, quando si subisce uno sfratto senza alternative, si può anche fare una azione “illegale”. Soprattutto quando lo scopo è la difesa di un diritto fondamentale delle persone e quando, come in questo caso, l'azione è diretta all'uso di beni di proprietà pubblica, precedentemente lasciati all'incuria e ai vandalismi.
La storia più recente di queste famiglie è molto comune ma sono altri ad averla scritta, contro la volontà e i desideri delle stesse famiglie. Semplificando, si può fare per anni una vita “normale”, i bambini a scuola, di che sfamarsi, un modesto alloggio in affitto, ma tutto questo si regge su un lavoro retribuito; anche brutto, sporco, precario, ma retribuito. Poi improvvisamente qualcuno decide che la fabbrica chiude. La cassa integrazione non dura in eterno, i licenziati senza reddito diventano migliaia. Basta chiedere in giro per sapere che gli sfratti per morosità sono in continuo aumento, che il Comune offre solo domicili provvisori alle donne e ai bambini. Questo per dire che la sorte di queste famiglie non è auspicabile per nessuno ma merita solidarietà non pregiudizi. L'azione “illegale”, che hanno fatto per necessità, ha già come corrispettivo una denuncia, forse una condanna, non è stata fatta con leggerezza, e ha come scenario possibile uno sgombero violento da parte delle forze dell'ordine.
Gli uomini di quelle sei famiglie non se ne stanno lì con le mani in mano, qualche lavoretto lo fanno, diversamente presidiano il “Centro per l'impiego” e le “agenzie interinali” per cogliere qualche altra occasione di lavoro. Intanto, nella speranza di ritrovare una casa vera, versano una percentuale del loro reddito in una cassa comune, pagano le utenze, si preparano alla “normalità”. I volontari delle Associazioni che accompagnano queste famiglie sono da mesi alla ricerca di una soluzione abitativa, molte altre famiglie si sono affacciate al loro sportello con lo stesso problema, molte sono nella graduatoria atc, ma le case popolari non ci sono.
Ci sono però migliaia di alloggi privati sfitti, con canoni di locazione escludenti per famiglie con redditi modesti o precari. Una situazione che dovrebbe colpire il senso di giustizia di chi è più fortunato, non suscitare il timore o il pregiudizio. Non stiamo parlando dei ricchi, degli intrallazzatori, di chi sul diritto all'abitare ci specula, non stiamo parlando neppure dell'assessore che è amico di quelli, stiamo parlando di persone e famiglie simili a quelle sei, che ancora se la cavano, hanno ancora l'impressione di essere “normali”. Sono la maggioranza delle famiglie di questo quartiere. Possibile che non vedano che la minaccia alla loro relativa stabilità non viene da chi ha “occupato” ma da chi non fa nulla per garantire un minimo di uguaglianza per tutti, non fa nulla per ridurre un divario come non c'è mai stato tra ricchi e poveri ?
I volontari e le famiglie della casa “occupata” di via Allende 13, vorrebbero parlare ancora di queste cose con le famiglie del quartiere. Le occasioni per farlo sono le seguenti:
CENA E MUSICA, martedì 14 settembre, dalle 19 in poi.
CONVERSAZIONE E CAFFE', tutti i mercoledì sera, alle ore 21,
dal 14 settembre fino al 14 ottobre.
Gli appuntamenti sono nel cortile della casa occupata di via Allende 13. La prenotazione è gradita. I numeri di telefono a cui rivolgersi, sono: Luca 347 0398233, Samuele 320 6305205, Kouci 333 6898411.
LE FAMIGLIE E I VOLONTARI DELLA CASA OCCUPATA DI VIA ALLENDE
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