Questa mattina alle ore 9,00, sei famiglie senza alternativa abitativa, insieme ai volontari del Coordinamento Asti-est e di altre associazioni cittadine, hanno preso in uso temporaneo l'edificio di proprietà dell'asl in via Orfanotrofio. Le sei famiglie, uomini donne e bambini, come già le altre sei che “occupano” da marzo del 2009 l'edificio di via Allende, anch'esse colpite da sfratti esecutivi per morosità, rischiavano di finire sulla strada o disperse nelle assai approssimate reti di solidarietà di questa città. Una città che non si avvede, nella sua maggioranza, che il malessere sociale che colpisce una sua parte è un pericolo di regresso civile per tutti.
Non ci sono alloggi popolari, se non quelli promessi per il 2012, la “possidenza” mostra il suo volto peggiore, quello soddisfatto dei consumi opulenti e degli affari, lo sguardo lontanissimo da qualsiasi responsabilità sociale. Altrimenti non si spiegherebbe una attività immobiliare che non si ferma, nonostante in città ci siano più di 2000 alloggi vuoti e decine di contenitori dismessi e lasciati da anni in attesa di valorizzazione mercantile.
Ma è l'ente pubblico, sono le istituzioni formalmente responsabili della tutela del diritto all'abitare dei cittadini che sono assenti, l'assessorato ai servizi Sociali in particolare, con la miseria delle sue risorse, mette in campo la xenofobia di un assessore, di cui abbiamo chiesto le dimissioni. Il problema abitativo in città, ma soprattutto le cause che ne determinano l'emergenza continua, è lasciato alla buona volontà dei cittadini, all'impegno delle associazioni di volontariato, alla preoccupazione di Questura e Prefettura di non ridurre a problema di ordine pubblico un così grave problema sociale.
Ovviamente chi ha speculato sul bisogno abitativo, chi ha accumulato ricchezza nell'attività immobiliare, le immobiliari che mettono sul mercato alloggi inaccessibili per le famiglie di cui parliamo, tutti costoro stanno cinicamente a guardare o si augurano che la guerra tra poveri, già iniziata, dia tutti i suoi incivili risultati. Intanto spaziano la loro attività di trasformazione speculativa del suolo urbano, dall'edilizia residenziale, fino ai grandi insediamenti commerciali.
Dunque l'assenza delle istituzioni nel tutelare il diritto all'abitare potrebbe non essere temporanea e neppure casuale, Costruttori, proprietari di aree urbane, corporazioni professionali e cittadini ricchi, i fautori del mercato senza regole, gli affossatori degli articoli 3 e 42 della Costituzione, quelli che “se sei povero è colpa tua”, costituiscono un blocco sociale in grado di rappresentarsi nelle giunte comunali di ogni colore politico. Sono tra i maggiori responsabili della dissolvenza delle forme costituzionali della sovranità popolare e del suo trasferimento in quei poteri sovranazionali che governano senza legittimazione democratica, dalle Corporation alla banca mondiale.
La presa in uso temporaneo dell'edificio di proprietà dell'asl in via Orfanotrofio, da parte delle famiglie e dei volontari delle associazioni, oltre che una scelta necessitata da un bisogno non negoziabile, è una piccola riappropriazione di sovranità, un atto che si aggiunge ai mille agiti in questo momento sul territorio nazionale per riaffermare una cultura dei diritti e una democrazia partecipata.
MEGLIO OCCUPATO CHE DISABITATO
Che a pagare più di tutti siano le famiglie più colpite dalla presente crisi sociale, è un esito inaccettabile per chiunque abbia a cuore la giustizia e la dignità delle persone. I sociologi li mettono nella categoria dei “nuovi poveri”, le famiglie che hanno vissuto anni di relativa normalità e che adesso, con il reddito falcidiato dai licenziamenti, dalla disoccupazione, dal lavoro nero e intermittente, subiscono le asprezze e il cinismo del “mercato”, come le sei famiglie di cui stiamo parlando e che questa mattina, con i volontari delle associazioni, hanno preso in uso temporaneo l'edificio di proprietà dell'asl di via Orfanotrofio.
Come è noto tutte le vecchie proprietà dell'asl in città sono oggetto di una variante urbanistica che ammette tra gli altri interventi l'edilizia residenziale pubblica. Un uso sociale di una porzione di quella proprietà, la richiesta fatta a suo tempo dai sindacati degli inquilini e dalle associazioni, viene così con questa azione anticipata. Resterebbe una chimera se lasciata al “normale” andamento delle cose, vale a dire alle previsioni di rendita dei costruttori. In ballo c'è il tempo di vita delle famiglie, la loro sorte come sodalizio insopprimibile di una società civile. Dunque, meglio occupato che disabitato, l'edificio di via Orfanotrofio.
Le famiglie occupanti e i volontari delle associazioni si aspettano atti di solidarietà.
IL COORDINAMENTO ASTI-EST
ciclostiloatoinproprioastiviamonti60dicembre2010
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