sabato 1 maggio 2010

LE FAMIGLIE CHE “OCCUPANO” LO STABILE DI VIA ALLENDE:


Ecco il nostro progetto casa:
Siamo sei capi famiglia, siamo le loro compagne, ci sono con noi i nostri figli, sono in tredici di ogni età, siamo cittadini consapevoli, militanti di associazioni di volontariato sociale, tutti crediamo che la dignità delle persone non possa essere negoziata, che la coesione delle famiglie non possa essere sacrificata alla speculazione immobiliare e ai profitti delle banche e delle assicurazioni;
Ci consideriamo la parte meno rassegnata di tutte le persone che in questo momento subiscono la negazione di un diritto, che ricevono le briciole della ricchezza sociale prodotta dal lavoro, soprattutto il nostro, negato, intermittente, mal pagato, clandestino, nero;

Non rivendichiamo privilegi, solo le condizioni per proteggere affetti e relazioni familiari e per promuovere relazioni positive con la comunità che ci circonda. Queste condizioni si riassumono in una sola parola, una casa, un domicilio, quello che non si nega neppure agli animali. Per tutte queste ragioni, in questa città dove da ormai nove mesi siamo in movimento con le associazioni per difendere il diritto all'abitare, abbiamo deciso:

  • di sottrarre all'abbandono e all'incuria un edificio di proprietà pubblica, quindi pagato con i soldi di tutti i cittadini, e di usarlo come domicilio nostro, delle nostre famiglie e come luogo di incontro per tutti quelli che vogliono reagire alle ingiustizie di questa società;
  • di spiegare alla città e in primo luogo ai cittadini del quartiere le ragioni e il senso delle delle nostre azioni, per scoprire insieme tutti i buchi neri della speculazione presenti in città, la cementificazione del territorio e gli innumerevoli edifici vuoti, i danni sociali di azioni ispirate solo dal profitto, dall'egoismo sociale, dal fare mercato di tutto;
  • di sperimentare una convivenza responsabile, solidale, di rispetto e di valorizzazione di ciò che consideriamo un bene comune, in primo luogo l'edificio in nostro uso e l'area circostante, perché non ci immaginiamo in un fortino assediato ma in un luogo aperto all'idea di una democrazia partecipata e di una società liberata dal bisogno.
Per tutte queste ragioni chiediamo:
che il nostro impegno sia rispettato, che le nostre famiglie siano rispettate, che sia rispettato questo nostro tentativo di interrompere con idee e fatti concreti dieci mesi di parole inutili, di finti confronti, e di appuntamenti mancati.

Asti, nella parte occidentale del pianeta, maggio 2010, le famiglie sfrattate, il Coordinamento delle associazioni per il diritto alla casa.

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