sabato 9 gennaio 2010

UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO

UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO
Finalmente un minimo di confronto c'è stato e si può dire che questa prima riunione del “tavolo” si è chiusa con qualche risultato. Ma come vedremo siamo ancora lontanissimi dal poter soddisfare in tempi ragionevoli il bisogno abitativo delle famiglie già sfrattate o sgombrate e di quelle minacciate di sfratto. Semplicemente perché non ci sono alloggi popolari. In questo momento in disponibilità ce ne sono due, di una camera e servizi, hanno sottolineato l'assessore ai Servizi Sociali e i suoi impiegati e in più non ci sono disponibilità finanziarie.
Sono ormai sette mesi che le associazioni “in movimento” chiedono provvedimenti che rimuovano in qualche modo questi due vincoli. Con richieste che hanno cercato altri interlocutori oltre l'assessorato - le ferrovie dello stato, l'asl, la fondazione cassa di risparmio - enti che hanno disponibilità immobiliari e finanziarie non utilizzate. Ma su questi altri “tavoli” non si è ancora andati oltre i primi approcci e le associazioni hanno constatato un interesse più che modesto e preoccupazioni assai lontane dal dramma sociale delle famiglie in emergenza abitativa.
L'assessore non ha negato che in città ci sono migliaia di alloggi sfitti e altri se ne costruiscono, tutti irraggiungibili per un numero sempre maggiore di cittadini e famiglie. Nessun componente del “tavolo” si è sottratto alla percezione di questo paradosso mercantile. Persino il rappresentante della piccola proprietà immobiliare ha convenuto che qualcosa si dovrebbe fare. Tuttavia non si è usciti dalla routine, dall'ordinaria amministrazione, come se i due prossimi anni, che si annunciano senza un alloggio popolare di nuova costruzione e con una crisi sociale ancora più accentuata, fossero uguali a tutti gli altri trascorsi. Uno scenario che andrebbe affrontato con provvedimenti inusuali o eccezionali, è stato invece allontanato dalla discussione.
L'assessore, con un rispetto straordinario per la proprietà e per la coscienza dei proprietari, che in città non hanno mai mostrato un minimo di coscienza sociale, ha annunciato che farà il tentativo di ottenere da questi ultimi un certo numero di alloggi in affitto, da poter poi utilizzare come alloggi parcheggio per le emergenze abitative. Questo progetto sarà ovviamente condizionato dalla possibilità o disponibilità della Fondazione a investirvi dei soldi. Davvero troppo poco e il dramma sociale sempre sottotraccia.
Le associazioni hanno replicato che ci vorrebbe più determinazione e che in una situazione come questa non si dovrebbe escludere un provvedimento come la requisizione. Ci sono interi stabili in città vuoti da anni, capitale immobiliare in attesa di valorizzazione. Sarebbe assolutamente ragionevole sottrarli temporaneamente al possesso dei loro proprietari assenteisti e, con il corrispettivo di un indennizzo, destinarli ad alloggi parcheggio. Il provvedimento, già preso altrove, assolutamente a norma di legge, sarebbe operativo subito e potrebbe dare una risposta alle famiglie già sfrattate o sgombrate e a quelle che già da lunedì avranno di fronte solo l'alternativa dei centri d'accoglienza e dei dormitori.
L'assessore, senza alcun pudore, ha riaffermato la validità di un provvedimento che mina la coesione familiare e accresce il danno di una condizione sociale già difficile. E' stato osservato, per rendere ancora più irricevibile il provvedimento, che il centro di accoglienza della Caritas di Asti e il dormitorio di via Carducci hanno i posti esauriti. Il che può significare per una famiglia accettare che il padre vada a dormire a Genova o Alessandria e il resto della famiglia sia ospitato a Frinco.
L'assessore ha invece accettato, dopo averlo di fatto abrogato all'inizio del suo mandato, il ripristino del “tavolo delle emergenze”. Vale a dire una procedura che riconosca l'emergenza abitativa, con criteri certi, e la formalizzi in un elenco (o graduatoria) di persone o famiglie il cui bisogno abitativo dovrà essere soddisfatto con le assegnazioni fuori graduatoria, previste dalla legge regionale. Ma anche su questa complessa problematica della gestione delle emergenze il confronto è solo all'inizio. Siano solo alla discussione dei criteri proposti dal viceprefetto, su cui in linea di massima c'è l'accordo di tutti i componenti il tavolo.
Per le associazioni si devono semplicemente riattivare le procedure previste dalla legge regionale, in particolare la norma che attribuisce ai Comuni la facoltà di destinare alle emergenze fino al 70 % degli alloggi popolari disponibili (due su tre). Per l'assessore si tratta di adottare dei criteri molto selettivi, in modo da rendere eccezionale il ricorso alle assegnazioni fuori graduatoria. Per le associazioni si tratta di mettere in luce la dimensione reale del problema. Per l'assessore si tratta di non suscitare aspettative che andranno deluse.
Vedremo alla prossima riunione. Ma resta forte l'impressione di aver fatto un passo avanti e due indietro. Resta forte il rischio che l'unico risultato sia quello di legittimare il ruolo dei componenti il tavolo. Vale a dire, ancora istruttorie senza fine, di nuovo un luogo di parole anziché di fatti.
Asti 08/01/10


I volontari presenti alla riunione

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