domenica 27 dicembre 2009

A CHE PUNTO SIAMO - UNA AGENDA PER IL TAVOLO

NOI. Possiamo parlare al plurale, ed è già un risultato. Di questi tempi di egoismo sociale e di individualismo spesso disperato, crescere insieme un kollettivo di persone consapevoli e responsabili è davvero un risultato. C'è un problema sociale gravissimo, c'è un tentativo di affrontarlo con una nuova consapevolezza. Insieme si può fare, insieme si può vincere, non da soli.
Insieme, cioè esercitando direttamente le regole della democrazia, come stiamo facendo, come stiamo improvvisando, senza delegare, senza affidare ad altri ciò che noi possiamo fare, senza consegnare ad altri i nostri bisogni, i nostri sentimenti. Ovviamente il merito è di tutti e tutti possiamo dunque fregiarci di questo titolo, NOI, e festeggiarci (come faremo la sera del 30).
Come siamo arrivati a questo risultato ? Portando in strada le nostre speranze, la nostra richiesta di una vita dignitosa. Siamo cresciuti come kollettivo nel corso di molte azioni pubbliche, i contrasti degli sfratti in primo luogo, e poi le riunioni, le assemblee. Abbiamo così messo d'accordo parole e fatti, noi per primi, ottenendo risultati piccoli, piccolissimi, ma ricchi di senso, ovviamente per noi che sentivamo di aver fatto la cosa giusta.
Per il resto è tutto in alto mare, nonostante i ripetuti tentativi di dare un ordine alle cose a noi favorevole. Abbiamo messo alla prova i nostri interlocutori, più volte nel corso degli ultimi cinque mesi. Non uno ha finora mostrato un reale interesse per le le nostre parole e le nostre azioni. Quello principale, l'assessore ai Servizi Sociali, continua a sottrarsi al confronto e risponde ai nostri garbati (fin troppo) inviti declinando a suo modo l'ormai stranoto ritornello “tranquilli, la crisi non c'è”.
Tranquilli, nessuno verrà lasciato per strada”, dice lui. Intanto molte famiglie sono già per strada, disperse in centri di accoglienza, dormitori, domicili di amici e parenti; intanto altre famiglie sono minacciate di sfratto senza che si intravveda una qualche seria alternativa abitativa.
Anche la Caritas si è accorta della gravità della situazione, C'è nella società un nuovo malessere. Si affacciano alla soglia della povertà famiglie che fino a ieri se ne erano tenute lontane. I “naufraghi dello sviluppo”, di un assetto sociale scosso da contraddizioni difficilmente riassorbibili con ricette tradizionali, si affacciano sempre più numerosi ai “centri di ascolto” delle parrocchie. Anche lì, non solo agli sportelli delle nostre associazioni, i volontari cominciano a pensare che la filantropia non basta più, che la solita routine è priva di efficacia.
NOI è dall'inizio della nostra campagna che ci affatichiamo con questa convinzione. Abbiamo tentato di aprire altri “tavoli” per affrontare le cause dell'emergenza abitativa. Abbiano fatto delle richieste, qualche interlocutore si è fatto vivo. L'idea di destinare ad uso sociale alcuni degli edifici dismessi dagli enti, senza soggiacere agli spiriti animali del mercato, qualche ascolto lo ha trovato. Ma l'idea di “requisire”, cioè di sottrarre temporaneamente alle immobiliari e alle banche il possesso (si badi bene, non la proprietà) di alcuni immobili o alloggi per dare risposte al gigantesco bisogno abitativo insoddisfatto, continua a sollevare scandalo presso i nostri interlocutori. Eppure bisognerà pure venire a capo di una situazione in cui migliaia di alloggi privati sono sfitti – se ne costruiscono ancora - e migliaia di famiglie non riescono a soddisfare il loro bisogno abitativo.
L'intenzione di riaprire la procedura prevista dalla legge regionale per le “assegnazioni fuori graduatoria” e di riprendere in mano gli strumenti fino ad ora accantonati (tavolo delle emergenze, regolamento, graduatoria delle emergenze) è arrivata a NOI per via indiretta (la Prefettura), dopo una riunione “esplorativa” a cui non abbiamo partecipato. E' una intenzione positiva ma tutta da verificare e ne avremo occasione nel corso del “tavolo” convocato per il giorno 8 gennaio con tutti i crismi.
Per evitare di essere coinvolti per l'ennesima volta in un confronto ridotto ad una serie di “comunicazioni dell'assessore” abbiamo suggerito la seguente “agenda”. La comunicheremo a tutti gli interlocutori del “tavolo”. Con alcuni di loro, i sindacati, cercheremo di discuterla prima.

(calendarizzare subito gli incontri successivi)
Primo movimento
Formare un elenco, applicando un criterio condiviso da enti e associazioni, di persone/famiglie in “emergenza abitativa”che:
  1. hanno già subito uno sfratto o uno sgombero;
  2. sono “disperse” nei dormitori, nei centri di accoglienza, o presso amici o parenti;
  3. sono in graduatoria con punteggio elevato ma escluse di fatto da una assegnazione per la indisponibilità di alloggi popolari idonei;
  4. subiscono una procedura di sfratto con esecuzione forzata già annunciata.
Secondo movimento
Convenire sul criterio per la formazione dell'elenco valutando l'ipotesi seguente:
una accertata condizione di debolezza sociale vale a dire l'impossibilità di soddisfare il bisogno abitativo nel mercato delle locazioni, con o senza gli incentivi, contributi e garanzie previsti a vario modo dall'Assessorato ai Servizi Sociali”
Terzo movimento
Agire i seguenti provvedimenti, In relazione all'elenco delle persone/famiglie e con il proposito di soddisfarne il bisogno abitativo in tempi ragionevolmente brevi:
  1. sospendere ogni altra assegnazione che non corrisponda al bisogno delle famiglie in emergenza abitativa
  2. mettere in una unica mano (l'Assessorato ai Servizi Sociali) la gestione delle assegnazioni e della mobilità
  3. attuare un programma di mobilità forzosa per “l'eliminazione delle condizioni di sottoutilizzazione e sovraffollamento degli alloggi pubblici”
  4. sottrarre la parentela di 1° grado dal vincolo della ospitalità in relazione alla richiesta di residenza in alloggio atc
  5. autorizzare cambi consensuali anche in presenza di morosità dei richiedenti
Quarto movimento
Far fronte alla presumibile mancanza di alloggi popolari agendo i seguenti provvedimenti:
  1. censire il n° degli alloggi sfitti delle banche e delle assicurazione e degli enti
  2. censire il n° degli alloggi sfitti da almeno tre anni di proprietà delle immobiliari
  3. requisire, vale a dire sottrarre temporaneamente al possesso indennizzando, il numero di alloggi necessario per rispondere all'emergenza.

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