domenica 27 dicembre 2009

TAVOLO DI LAVORO: PROVE DI DIALOGO SENZA COSTRUTTO

I componenti del vecchio “tavolo delle emergenze” c'erano tutti, dal Prefetto alla dott.sa dell'asl, dal presidente dell'atc ai rappresentanti di associazioni e sindacati. Ma non è stata una rimpatriata, piuttosto l'ennesima presa d'atto di una situazione sociale niente affatto tranquillizzante. Questa volta in agenda c'era il bisogno abitativo insoddisfatto, altissimo in città, accompagnato da una l'impennata degli sfratti per morosità che si annuncia ancora più turbolenta nei prossimi mesi. Una situazione che richiederebbe l'uscita dalla routine, l'assunzione di provvedimenti inusuali, l'abbandono di una filantropia ipocrita che accresce il malessere delle famiglie.
Dopo il fermo del “tavolo delle emergenze”, voluto dall'assessore al momento del suo insediamento, questo riavvio è stato dunque imposto dalle circostanze prima ancora che dall'ostinazione delle Associazioni. Queste ultime, per quattro mesi, hanno provato a mettere le azioni di contrasto degli sfratti in sintonia con la ricerca di soluzioni che andassero oltre l'emergenza. Il tentativo avrebbe dovuto trovare dalla parte del Comune qualche serio interlocutore. Di incontri ne sono avvenuti molti, è stato composto un insieme di richieste ragionevoli ma, per quattro mesi, da quella parte, è arrivato solo l'invito a “lasciare guidare il manovratore”, sono arrivate vere e proprie delegittimazioni del ruolo delle Associazioni nonché risposte irricevibili per le famiglie.
Questa prima riunione ha cambiato qualcosa ? Possiamo sintetizzarne l'esito, dopo tre ore di confronto, dicendo che è stata una prova di dialogo senza nessun impegno concreto da parte dell'assessore, salvo la proposta di un aggiornamento a due settimane. L'appello del prefetto a verificare subito la possibilità di dare delle risposte alle famiglie in emergenza abitativa è sostanzialmente caduto nel vuoto. Non sono mancate le modeste concessioni verbali, l'annuncio di parziali correzioni di una condotta difesa fino ad oggi con irremovibile determinazione. Così si è appreso di una disponibilità, finora negata, di fare assegnazioni di alloggi popolari fuori graduatoria con convenzioni a tempo (ma nelle more della discussione sono tornate, ovviamente da parte dell'assessore, le vecchie restrizioni, vale a dire solo nel caso di presenze nella famiglia di handicapp), si è preso atto della decisione di sospendere (salvo pochi casi palesemente fraudolenti) le procedure di revoca delle assegnazioni per morosità “colpevole”.
Non è risultato estraneo alle parole dell'assessore il proposito di affidare a successive riunioni del “tavolo” la definizione di nuove regole, la revisione di vecchie e soprattutto la richiesta, particolarmente caldeggiata dalla Associazioni, di porre un vincolo di “uso sociale” ad una parte dell'enorme patrimonio edilizio pubblico e privato, dismesso e/o inutilizzato. Queste concessioni, compresa una considerazione un po' meno sanzionatoria e vessatoria del fenomeno delle “occupazioni”, avrebbero avuto un valore se fossero servite a fermare lo stillicidio degli sfratti e a dare prime riposte concrete alle famiglie sfrattate o sgombrate, i cui componenti sono dispersi presso parenti ed amici.
Per il passaggio dalle concessioni verbali all'azione pratica si doveva disporre al “tavolo” di un elenco delle famiglie in emergenza abitativa (quelle censite dall'assessorato e quelle censite dalle associazioni), di un elenco degli alloggi atc liberi nonché dalla condivisione di uno più criteri di verifica. Le associazioni si sono presentate al “tavolo”, come annunciato, con i loro elenchi di famiglie (12) e di alloggi (15) e con un criterio di verifica sintetizzabile così: “sono in condizioni di debolezza sociale tutte le famiglie sfrattate, sgombrate o minacciate di sfratto, escluse per ragioni di reddito dall'accesso al mercato privato delle locazioni e all'agenzia casa del Comune. Insomma, tutte le famiglie che possono soddisfare il loro bisogno abitativo con una casa popolare o con un alloggio a canone sociale, comunque avuto in uso”.
L'atc si è presentata con un elenco di alloggi liberi che confermava grosso modo l'elenco delle associazioni, con alcuni alloggi consegnati al Comune nel 2008.
L'assessorato non ha presentato nessun elenco. Non ha suggerito nessun criterio che non fosse quello “complesso” e dunque non verificabile elaborato di volta in volta dagli operatori del Comune mettendo le famiglie “in osservazione”. Nel corso di tre ore di discussione l'assessore non ha mai concesso, neppure per un caso dei 12 presentati dalla Associazioni, che la “complessità” fosse ricondotta in qualche modo alla assegnazione di un alloggio o alla disponibilità di un domicilio in cui tutelare o ricomporre l'unità delle famiglie. Insomma, stretto al nodo delle questioni e sollecitato ad azioni conseguenti, l'assessore ha irresponsabilmente svicolato, costringendo le Associazioni a mettere fine a prove di dialogo inconcludenti. Nessuno degli altri interlocutori presenti si è opposto a tale conclusione.
Se si esclude l'appello del Prefetto, portato al “tavolo” dal dott. Agresta, non sono venuti, da parte degli altri interlocutori presenti, contributi alla discussione di particolare rilievo. D'altra parte, l'incontro è stato annunciato per lettera, all'ultimo momento, e con i caratteri della “comunicazione” dell'assessore ai destinatari annotati in calce. Solo le Associazioni hanno fatto circolare una nota qualche giorno prima. Insomma, nessuno ha potuto rompere l'attesa che si era creata, soprattutto con le azioni poubbliche delle associazioni, di un qualche provvedimento o iniziativa che uscisse da una routine ormai priva di efficacia. L'approccio ai problemi tentato dalle Associazioni al “tavolo”, e forse condiviso dagli interlocutori presenti, è finito lì. Purtroppo, per le ragioni già dette, non si è potuti andare oltre il generale riconoscimento della gravità della situazione e della sua tendenza a peggiorare. La disoccupazione non accenna a diminuire e i pochi ammortizzaori sociali attivi ne contengono per ora gli effetti, ma i quattro sfratti al giorno, il dato è stato annunciato al tavolo dall'Assessorato ai Servizi Sociali, sono già l'annuncio del peggio.
La complessità dei problemi, la necessità di distinguere tra emergenza e sue cause più generali, la necessità di trovare, e poi graduare e differenziare le risposte, impedendo che le parole passino accanto ai silenzi alle solitudini e ai drammi delle persone e delle famiglie, senza vederli, sono tutte circostanze che richiedono un dialogo vero, che richiedono il tempo dell'approfondimento, della scelta e soprattutto della partecipazione responsabile. Questa condizione non è assolutamente data e al momento la responsabilità maggiore ricade sull'assessore, ma ricadrebbe anche su tutti gli interlocutori del “tavolo” se non si affacciassero ai problemi con un di più di protagonismo.
In questo contesto i discorsi fatti dalle Associazioni, su altri “tavoli”, per affrontare le cause dell'emergenza, vale a dire in primo luogo una irrisoria disponibilità di alloggi popolari o a canone sociale, rischiano di cadere nel nulla. Vale la pena pertanto di ripercorrerli per sommi capi con l'auspicio che trovino uno sviluppo positivo. Ma prima pensiamo sia necessario sintetizzare alcune riflessioni, che in altra sede ovviamente da tempo si fanno, sulla qualità del rapporto tra cittadini, associazioni in cui gli stessi esercitano la loro responsabilità sociale e personale, e le amministrazioni pubbliche dove si esercita o si ha l'impressione che si eserciti, una qualche forma di potere. Già è paradossale che questo rapporto debba essere rappresentato, come in questa nota, in forma di conflitto piuttosto che di collaborazione ma è ancora peggio sperimentarlo come delegittimante di ogni altro punto di vista, approccio pratico, modo di relazionarsi, che non sia quello dei funzionari delle suddette amministrazioni. Non si vuol fare di tutta l'erba un fascio ma per quanto riguarda le politiche sociali ciò che si vede e sperimenta è proprio questo. E' come se alle porte dell'assessorato fosse scritto il seguente catalogo: a) non disturbate il manovratore (rivolto soprattutto alle Associazioni); b) non c'è nessun diritto da esigere; c) chi è povero è colpa sua; d) la vostra dignità non è un problema nostro anzi siete tutti sospettati di fraudolenza; e) il nostro compito è quello di tenervi lontani da ogni azzardo morale.
La tentazione è avviamente di tenersi uori dal gioco il che, in termini pratici, significa agire come se quelle amministrazioni non esistessero o come se fosse irrimediabilmente dalla parte dei problemi che, responsabilmente, si vogliono affrontare. Da quella parte non credono che possano esserci cittadini e associazioni che non hanno rinunciato ad esercitare una morale pubblica e ad agire secondo una razionalità diversa da quella dei mercanti, ad osservare quanto c'è di escludente e di ingiusto (una disuguaglianza tra ricchi e poveri enorme e scandalosa) nello stato di cose presente. E' mai possibile, tanto per non uscire dal seminato, che ci sia in città un alloggio ogni 1,8 abitanti e al tempo stesso ci siano centinaia di famiglie che subiscono sfratti, sgomberi, condizioni abitative isostenibili ed è mai possibile che su questa relatà sociale nessuno si faccia delle domande e nessuno si assuma delle responsabilità ?
Detto questo ripercorriamo ora i discorsi fatti dalle Associazioni, su altri “tavoli”.
In più di un confronto con un dirigente delle Ferrovie e in ultimo, alla presenza di due assessori e dei dirigenti dell'atc, si è abbozzata una ipotesi di “uso sociale” del Ferrotel e di altre volumetrie comprese nelle aree (circa 50.000 m2) di proprietà delle Ferrovie, ancora destinate dal PRG a “servizi”. Il nodo di questa ipotesi è ovviamente (dati i tempi e la temperie culturale) l'interesse alla valorizzazione mercantile di aree e volumetrie ormai “dismesse” dalla loro primitiva funzione. Questo interesse delle Ferrovie, potrebbe muovere uno scambio “di reciproca convenienza”, in cui le Ferrovie otterrebbero alcune lottizzazioni (aree edificabili) e il Comune la proprietà di una quota di aree e volumetrie. Resterebbe da decidere come e con quali finanziamenti trasformare le une e le altre in un “centro di accoglienza per famiglie”. E' una ipotesi che le Associazioni non caldeggiano perchè riproporrebbe l'ennesimo episodio di quella “urbanistica contrattata”, responabile del sacco del territorio e delle relative patologie sociali ed ambientali, attualmente sotto processo da parte del movimento “stop al consumo di territorio”.
In due confronti con il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio si è percorsa la possibilità di un finanziamento delle Fondazioni Piemontesi attualmente consociate, fatto ovviemente “senza scopo di lucro”, per un progetto astigiano di social housing o altro progetto con medesime finalità sociali che, senza negare l'interesse mercantile delle Ferrovie, potrebbe trasformare “ad uso sociale” le aree e le volumetrie del Ferrotel. Oltre questa ipotesi sommaria ma realistica se ne potrebbe costruire un'altra in cui l'uso sociale e l'interesse pubblico potrebbero dare il senso ad un progetto di trasformazione urbana su tutta l'area, attualmente a “servizi”, in cui sono compresi il Ferrotel e altre strutture di proprietà delle Ferrovie. Oltre che ad un “centro di accoglienza per famiglie” si potrebbe realizzare un parcheggio scambiatore direttamente collegato, per via di un sottopassaggio pedonale, alle stazioni Ferroviarie e degli autobus. Questo progetto di trasformazione urbana potrebbe impegnare, con un concorso di idee o simile, i giovani laurenandi in architettura della città.


Infine in una serie di confronti ancora informali con il Direttore dell'asl si è prospettato un “uso sociale” delle volumetrie degli edifici dismessi di via orfanotrofio. L'ipotesi potrebbe essere l'affitto al Comune e quindi l'utilizzo per dimore temporanee di famiglie colpite da sfratto esecutivo e senza alternativa abitativa.
Le associazioni, per quanto è in loro potere, non lasceranno cadere nessuna di queste ipotesi ma risulta evidente che qualunque approccio positivo sarebbe impedito dal protrarsi della situazione presente.
Ce da aggiungere che ci sono stati apprezzabili interventi di analisi, dati che hanno confermato il giudizio sulla gravità della situazione sociale presente, previsioni che hanno fatto intravvedere un futuro meno incerto alle centinaia di aspiranti assegnatari che affolleranno la prossima graduatoria atc. Parole che, in mancanza di risposte concrete ai bisogni delle famiglie, sono rimaste una astrazione, le tracce inutili di una istruttoria senza fine. Cosa fare adesso ? Cosa aggiungere alle azioni di contrasto degli sfratti ? Le associazioni solleciteranno il prefetto a promuovere lui stesso e in fretta, un “tavolo”. Intanto faranno un bilancio dell'azione fin qui svolta con una assemblea per martedì 24 novembre, alle ore 21, presso la “Casa del Popolo” di via Brofferio 127.
Asti 19 Novembre 2009

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