domenica 27 dicembre 2009

A CHE PUNTO SIAMO - UNA AGENDA PER IL TAVOLO

NOI. Possiamo parlare al plurale, ed è già un risultato. Di questi tempi di egoismo sociale e di individualismo spesso disperato, crescere insieme un kollettivo di persone consapevoli e responsabili è davvero un risultato. C'è un problema sociale gravissimo, c'è un tentativo di affrontarlo con una nuova consapevolezza. Insieme si può fare, insieme si può vincere, non da soli.
Insieme, cioè esercitando direttamente le regole della democrazia, come stiamo facendo, come stiamo improvvisando, senza delegare, senza affidare ad altri ciò che noi possiamo fare, senza consegnare ad altri i nostri bisogni, i nostri sentimenti. Ovviamente il merito è di tutti e tutti possiamo dunque fregiarci di questo titolo, NOI, e festeggiarci (come faremo la sera del 30).
Come siamo arrivati a questo risultato ? Portando in strada le nostre speranze, la nostra richiesta di una vita dignitosa. Siamo cresciuti come kollettivo nel corso di molte azioni pubbliche, i contrasti degli sfratti in primo luogo, e poi le riunioni, le assemblee. Abbiamo così messo d'accordo parole e fatti, noi per primi, ottenendo risultati piccoli, piccolissimi, ma ricchi di senso, ovviamente per noi che sentivamo di aver fatto la cosa giusta.
Per il resto è tutto in alto mare, nonostante i ripetuti tentativi di dare un ordine alle cose a noi favorevole. Abbiamo messo alla prova i nostri interlocutori, più volte nel corso degli ultimi cinque mesi. Non uno ha finora mostrato un reale interesse per le le nostre parole e le nostre azioni. Quello principale, l'assessore ai Servizi Sociali, continua a sottrarsi al confronto e risponde ai nostri garbati (fin troppo) inviti declinando a suo modo l'ormai stranoto ritornello “tranquilli, la crisi non c'è”.
Tranquilli, nessuno verrà lasciato per strada”, dice lui. Intanto molte famiglie sono già per strada, disperse in centri di accoglienza, dormitori, domicili di amici e parenti; intanto altre famiglie sono minacciate di sfratto senza che si intravveda una qualche seria alternativa abitativa.
Anche la Caritas si è accorta della gravità della situazione, C'è nella società un nuovo malessere. Si affacciano alla soglia della povertà famiglie che fino a ieri se ne erano tenute lontane. I “naufraghi dello sviluppo”, di un assetto sociale scosso da contraddizioni difficilmente riassorbibili con ricette tradizionali, si affacciano sempre più numerosi ai “centri di ascolto” delle parrocchie. Anche lì, non solo agli sportelli delle nostre associazioni, i volontari cominciano a pensare che la filantropia non basta più, che la solita routine è priva di efficacia.
NOI è dall'inizio della nostra campagna che ci affatichiamo con questa convinzione. Abbiamo tentato di aprire altri “tavoli” per affrontare le cause dell'emergenza abitativa. Abbiano fatto delle richieste, qualche interlocutore si è fatto vivo. L'idea di destinare ad uso sociale alcuni degli edifici dismessi dagli enti, senza soggiacere agli spiriti animali del mercato, qualche ascolto lo ha trovato. Ma l'idea di “requisire”, cioè di sottrarre temporaneamente alle immobiliari e alle banche il possesso (si badi bene, non la proprietà) di alcuni immobili o alloggi per dare risposte al gigantesco bisogno abitativo insoddisfatto, continua a sollevare scandalo presso i nostri interlocutori. Eppure bisognerà pure venire a capo di una situazione in cui migliaia di alloggi privati sono sfitti – se ne costruiscono ancora - e migliaia di famiglie non riescono a soddisfare il loro bisogno abitativo.
L'intenzione di riaprire la procedura prevista dalla legge regionale per le “assegnazioni fuori graduatoria” e di riprendere in mano gli strumenti fino ad ora accantonati (tavolo delle emergenze, regolamento, graduatoria delle emergenze) è arrivata a NOI per via indiretta (la Prefettura), dopo una riunione “esplorativa” a cui non abbiamo partecipato. E' una intenzione positiva ma tutta da verificare e ne avremo occasione nel corso del “tavolo” convocato per il giorno 8 gennaio con tutti i crismi.
Per evitare di essere coinvolti per l'ennesima volta in un confronto ridotto ad una serie di “comunicazioni dell'assessore” abbiamo suggerito la seguente “agenda”. La comunicheremo a tutti gli interlocutori del “tavolo”. Con alcuni di loro, i sindacati, cercheremo di discuterla prima.

(calendarizzare subito gli incontri successivi)
Primo movimento
Formare un elenco, applicando un criterio condiviso da enti e associazioni, di persone/famiglie in “emergenza abitativa”che:
  1. hanno già subito uno sfratto o uno sgombero;
  2. sono “disperse” nei dormitori, nei centri di accoglienza, o presso amici o parenti;
  3. sono in graduatoria con punteggio elevato ma escluse di fatto da una assegnazione per la indisponibilità di alloggi popolari idonei;
  4. subiscono una procedura di sfratto con esecuzione forzata già annunciata.
Secondo movimento
Convenire sul criterio per la formazione dell'elenco valutando l'ipotesi seguente:
una accertata condizione di debolezza sociale vale a dire l'impossibilità di soddisfare il bisogno abitativo nel mercato delle locazioni, con o senza gli incentivi, contributi e garanzie previsti a vario modo dall'Assessorato ai Servizi Sociali”
Terzo movimento
Agire i seguenti provvedimenti, In relazione all'elenco delle persone/famiglie e con il proposito di soddisfarne il bisogno abitativo in tempi ragionevolmente brevi:
  1. sospendere ogni altra assegnazione che non corrisponda al bisogno delle famiglie in emergenza abitativa
  2. mettere in una unica mano (l'Assessorato ai Servizi Sociali) la gestione delle assegnazioni e della mobilità
  3. attuare un programma di mobilità forzosa per “l'eliminazione delle condizioni di sottoutilizzazione e sovraffollamento degli alloggi pubblici”
  4. sottrarre la parentela di 1° grado dal vincolo della ospitalità in relazione alla richiesta di residenza in alloggio atc
  5. autorizzare cambi consensuali anche in presenza di morosità dei richiedenti
Quarto movimento
Far fronte alla presumibile mancanza di alloggi popolari agendo i seguenti provvedimenti:
  1. censire il n° degli alloggi sfitti delle banche e delle assicurazione e degli enti
  2. censire il n° degli alloggi sfitti da almeno tre anni di proprietà delle immobiliari
  3. requisire, vale a dire sottrarre temporaneamente al possesso indennizzando, il numero di alloggi necessario per rispondere all'emergenza.

RICHIESTA DATI

Asti 12/12/09
La trasparenza delle procedure amministrative e l'intelligibilità dei processi sociali richiedono la disponibilità di dati di inchiesta e di analisi. Questi ultimi non mancano, valga ad esempio la pubblicazione annuale a cura della Regione Piemonte sullo “stato dell'edilizia residenziale pubblica”. Per disporre di questa pubblicazione è necessario richiederla alla Regione, il che costituisce già un ostacolo alla conoscenza del problema.
Non esiste inoltre una analoga pubblicazione da cui attingere dati di inchiesta e di analisi relativi al territorio del Comune o della Provincia, il che rende ancora più difficile la conoscenza del problema. L'ambito del territorio favorirebbe inoltre l'interazione tra enti e associazioni e renderebbe il lavoro di inchiesta e analisi meno burocratico, più legato alla realtà del problema, più efficace.
E' con questo spirito e con il proposito di rendere più trasparente possibile la relazione con voi, quando affrontiamo questioni di comune interesse, che vi chiediamo di fornirci i dati seguenti. Per evidenziarne le dinamiche vi chiediamo di riferirli ad un periodo di tempo corrispondente grosso modo alla durata di due bandi atc (4 o 5 anni addietro fino ad oggi).
AL 250:
Contributo di sostegno alle locazioni” (legge nazionale, con ripartizioni regionali degli oneri)
  • Il n° delle domande di accesso;
  • il n° delle domande accettate;
  • la percentuale di copertura (dei canoni annuali).
Contributo di avvio alla locazione” (normativa comunale, finanziata dal fondo ottenuto con il 20 % delle alienazioni di edifici di proprietà del Comune)
  • Il n° dei contributi erogati;
  • Il n° dei contributi “a fondo perduto”;
  • diversamente, il n° dei rientri
  • la dotazione del fondo e relative fonti comunali e regionali;
  • quanto di questo fondo finanzia l'agenzia CASA del Comune.
Fondo Sociale” a favore dei “morosi non colpevoli” (Legge Regionale 46/95)
  • il n° degli iscritti al “fondo” (“morosi non colpevoli”);
  • la percentuale di copertura (delle morosità)
  • il n° dei “morosi colpevoli”
  • il n° delle procedure di sfratto avviate per “recuperare” le morosità
  • Il totale della morosità recuperata
  • Il costo della parte di “morosità non colpevole” coperto dal Comune
Gestione delle assegnazioni, annullamenti, decadenze
  • Il n° delle assegnazioni con convenzione a tempo
  • Il totale delle assegnazioni nel biennio
  • Il totale delle assegnazioni “fuori graduatoria”
  • il n° totale degli sfratti o sgomberi per morosità colpevole
  • Il n° degli sfratti o sgomberi per un “uso improprio degli alloggi”
  • l'ordine delle assegnazioni nella graduatoria vigente
  • il n° dei “rifiuti” per non gradimento ambientale
Agenzia CASA del Comune”
  • il n° degli accrediti alla firma di un contratto di locazione (requisiti verificati)
  • il n° dei contratti sottoscritti
ALL'ATC:
  • Il n° delle domande di accesso ai bandi
  • Il n° delle domande senza i requisiti respinte dalla commissione
  • Il n° degli aspiranti assegnatari nella graduatoria definitiva
  • La % delle domande fatte dagli extracomunitari
  • La % degli extracomunitari in graduatoria
  • La % degli extracomunitari nei primi 50 posti della graduatoria
  • Il n° delle famiglie costituite da madre+figlio/figli in graduatoria
  • Il n° delle assegnazioni con convenzione a tempo
  • La % degli assegnatari in fascia A
  • Il n° degli alloggi “sottoutilizzati”
  • Il n° degli sfratti o sgomberi per un “uso improprio degli alloggi”
  • Il totale degli alloggi di erp (sovvenzionata) gestiti dall'Agenzia in Asti e Provincia
  • Le previsioni delle prossime nuove costruzioni (date, cantieramenti, finanziamenti, strumenti urbanistici usati)
  • Il costo delle aree in Comune di asti e in Provincia
  • Il n° dei programmi di manutenzione straordinaria avviati;
  • il n° degli alloggi venduti
Precisiamo che l'associazione di volontariato sociale Coordinamento Asti Est è regolarmente registrata all'albo delle associazioni (legge 266). E' pertanto da annoverare tra i “portatori di interessi diffusi” (art.9 legge 241/90), e in quanto tale ha i titoli per richiedere l'accesso (art. 22 e 28 legge citata) ai documenti amministrativi. Ricordiamo infine che “decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta” (art.25 legge citata) pertanto l'associazione può procedere a norma di legge a tutela del proprio ruolo.

Per il Coordinamento Asti-Est

I FRATELLI DELLA COSTA

Con il declassamento da interlocutori a “presenze indesiderate”, dei volontari delle associazioni e delle famiglie presenti alla assemblea autoconvocata in Comune il primo dicembre, si è chiusa una fase del movimento di lotta per la casa e, insieme, è venuta a mancare ogni possibilità di confronto con l' assessore ai servizi sociali Piefranco Verrua.
E' stato il sindaco a dichiarare formalmente questa chiusura, consegnando il Comune alla “forza pubblica”, esattamente come fa il padrone di casa che vuole liberarsi dei suoi inquilini insolventi. Anche la semplice cortesia avrebbe potuto suggerigli un comportamento più confacente alle sue prerogative di sindaco di tutti i cittadini. Ha scelto di fare il sindaco dei cittadini più ricchi, più cinici ed opportunisti.
Ha preferito considerare l'assemblea autoconvocata come un gesto violento, seguito in questo suo immaginario dai consiglieri lì presenti, uno dei quali ha tentato di strappare uno striscione delle associazioni mentre altri indirizzavano invettive e improperi all'indirizzo dei volontari e delle famiglie.
Anche l'assenza dei consiglieri dell'opposizione politica ha fatto la differenza. Non uno ha pensato ad un gesto di solidarietà. Sarebbe bastato che qualcuno di loro si sedesse al tavolo delle associazioni per rendere meno surreale la situazione. Tutti insieme evidentemente, consiglieri di maggioranza e di opposizione, condividono l'ipocrisia e l'irresponsabilità di considerare gli sfratti e gli sgomberi delle famiglie, la violazione dei diritti fondamentali della persona (per usare le parole della Corte Costituzionale), non una violenza ma un fatto necessario o di normale amministrazione.
Sono stati così indirettamente confermati il liberismo e il razzismo dell'assessore ai servizi sociali. Proprio questi orientamenti di cultura politica, più ancora che la limitatezza delle risorse, ispirano interventi di nulla o modesta efficacia (L'Agenzia per la Casa) o interventi che accrescono il danno sociale anziché ridurlo (quelli sanzionatori delle morosità oppure quelli che minano la coesione delle famiglie come le ospitalità dimezzate nella rete dei dormitori e dei centri di accoglienza).
Le associazioni e le famiglie in emergenza abitativa non si sono limitate a “protestare” senza criterio. Durante quattro mesi, ogni volta che hanno preso pubblicamente la voce, hanno offerto analisi e proposte su ogni aspetto del complesso problema. Come gestire l'emergenza e come affrontarne le cause, in una situazione di grave crisi sociale; come far parlare un elementare sentimento di giustizia in una comunità cittadina attraversata da gravissime disuguaglianze.
Tutti aspetti del problema che le associazioni e le famiglie hanno frequentato nei loro discorsi pubblici e privati, nel disperato tentativo (dopo quel che è successo l'altra sera, si può usare questo attributo) di trovare dalla parte degli enti pubblici degli interlocutori responsabili e coscienti della gravità della situazione e dunque della necessità di agire anche provvedimenti inusuali (requisizione compresa).
Se si tolgono i rappresentanti della Questura e della Prefettura, che hanno mostrato in ogni occasione volontà di dialogo ed hanno sollecitato in ogni occasione un atteggiamento dialogante degli enti, da parte degli interlocutori pubblici è venuta spesso una azione delegittimante, il rifiuto di riconoscere le associazioni e le famiglie come interlocutori, in parole povere “il manovratore non ha mai voluto essere disturbato”.
Le associazioni e le famiglie non hanno incontrato ostacoli solo nella volontà degli amministratori pubblici di negarsi ad un confronto nel merito dei problemi. Le stesse modalità del confronto richiesto hanno infastidito, soprattutto perchè non conformi ai normali e tranquillizzanti schemi della democrazia delegata alle consorterie della politica e degli affari. Persino il numero degli interlocutori è stato messo in discussione. Due si possono manipolare, cinque sono già un pericolo, una assemblea viene vissuta come un pericoloso assembramento. Dunque c'è stato e c'è un limite nella più generale temperie culturale, nella coscienza di se e delle situazioni che hanno gli stessi cittadini presso cui negli ultimi anni si è diffuso un gravissimo malessere sociale.
Le associazioni e le famiglie, oltre che insistere nelle azioni di contrasto degli sfratti e in tutte le azioni che servono per testimoniare pubblicamente le ingiustizie che vengono ormai quotidianamente consumate, oltre che sviluppare il confronto aperto su altri tavoli per definire progetti di uso sociale di alcuni manufatti dismessi dagli enti, accentueranno il loro impegno pubblico per contrastare la cultura e il senso comune dominanti. L'idea di “occupare” con azioni disubbidienti gli alloggi liberi di immobiliari, banche e assicurazioni sarà accompagnata da inchieste su quanti e dove e di quale proprietà. Le richieste che le associazioni e le famiglie hanno distillato dal loro dibattito in questi quattro mesi saranno sistematizzate meglio e offerte a interlocutori più ricettivi dell'assessore e del sindaco. Tutte le forme di comunicazione che possono fare opinione pubblica saranno frequentate.
Asti 10 Dicembre 2009

TAVOLO DI LAVORO: PROVE DI DIALOGO SENZA COSTRUTTO

I componenti del vecchio “tavolo delle emergenze” c'erano tutti, dal Prefetto alla dott.sa dell'asl, dal presidente dell'atc ai rappresentanti di associazioni e sindacati. Ma non è stata una rimpatriata, piuttosto l'ennesima presa d'atto di una situazione sociale niente affatto tranquillizzante. Questa volta in agenda c'era il bisogno abitativo insoddisfatto, altissimo in città, accompagnato da una l'impennata degli sfratti per morosità che si annuncia ancora più turbolenta nei prossimi mesi. Una situazione che richiederebbe l'uscita dalla routine, l'assunzione di provvedimenti inusuali, l'abbandono di una filantropia ipocrita che accresce il malessere delle famiglie.
Dopo il fermo del “tavolo delle emergenze”, voluto dall'assessore al momento del suo insediamento, questo riavvio è stato dunque imposto dalle circostanze prima ancora che dall'ostinazione delle Associazioni. Queste ultime, per quattro mesi, hanno provato a mettere le azioni di contrasto degli sfratti in sintonia con la ricerca di soluzioni che andassero oltre l'emergenza. Il tentativo avrebbe dovuto trovare dalla parte del Comune qualche serio interlocutore. Di incontri ne sono avvenuti molti, è stato composto un insieme di richieste ragionevoli ma, per quattro mesi, da quella parte, è arrivato solo l'invito a “lasciare guidare il manovratore”, sono arrivate vere e proprie delegittimazioni del ruolo delle Associazioni nonché risposte irricevibili per le famiglie.
Questa prima riunione ha cambiato qualcosa ? Possiamo sintetizzarne l'esito, dopo tre ore di confronto, dicendo che è stata una prova di dialogo senza nessun impegno concreto da parte dell'assessore, salvo la proposta di un aggiornamento a due settimane. L'appello del prefetto a verificare subito la possibilità di dare delle risposte alle famiglie in emergenza abitativa è sostanzialmente caduto nel vuoto. Non sono mancate le modeste concessioni verbali, l'annuncio di parziali correzioni di una condotta difesa fino ad oggi con irremovibile determinazione. Così si è appreso di una disponibilità, finora negata, di fare assegnazioni di alloggi popolari fuori graduatoria con convenzioni a tempo (ma nelle more della discussione sono tornate, ovviamente da parte dell'assessore, le vecchie restrizioni, vale a dire solo nel caso di presenze nella famiglia di handicapp), si è preso atto della decisione di sospendere (salvo pochi casi palesemente fraudolenti) le procedure di revoca delle assegnazioni per morosità “colpevole”.
Non è risultato estraneo alle parole dell'assessore il proposito di affidare a successive riunioni del “tavolo” la definizione di nuove regole, la revisione di vecchie e soprattutto la richiesta, particolarmente caldeggiata dalla Associazioni, di porre un vincolo di “uso sociale” ad una parte dell'enorme patrimonio edilizio pubblico e privato, dismesso e/o inutilizzato. Queste concessioni, compresa una considerazione un po' meno sanzionatoria e vessatoria del fenomeno delle “occupazioni”, avrebbero avuto un valore se fossero servite a fermare lo stillicidio degli sfratti e a dare prime riposte concrete alle famiglie sfrattate o sgombrate, i cui componenti sono dispersi presso parenti ed amici.
Per il passaggio dalle concessioni verbali all'azione pratica si doveva disporre al “tavolo” di un elenco delle famiglie in emergenza abitativa (quelle censite dall'assessorato e quelle censite dalle associazioni), di un elenco degli alloggi atc liberi nonché dalla condivisione di uno più criteri di verifica. Le associazioni si sono presentate al “tavolo”, come annunciato, con i loro elenchi di famiglie (12) e di alloggi (15) e con un criterio di verifica sintetizzabile così: “sono in condizioni di debolezza sociale tutte le famiglie sfrattate, sgombrate o minacciate di sfratto, escluse per ragioni di reddito dall'accesso al mercato privato delle locazioni e all'agenzia casa del Comune. Insomma, tutte le famiglie che possono soddisfare il loro bisogno abitativo con una casa popolare o con un alloggio a canone sociale, comunque avuto in uso”.
L'atc si è presentata con un elenco di alloggi liberi che confermava grosso modo l'elenco delle associazioni, con alcuni alloggi consegnati al Comune nel 2008.
L'assessorato non ha presentato nessun elenco. Non ha suggerito nessun criterio che non fosse quello “complesso” e dunque non verificabile elaborato di volta in volta dagli operatori del Comune mettendo le famiglie “in osservazione”. Nel corso di tre ore di discussione l'assessore non ha mai concesso, neppure per un caso dei 12 presentati dalla Associazioni, che la “complessità” fosse ricondotta in qualche modo alla assegnazione di un alloggio o alla disponibilità di un domicilio in cui tutelare o ricomporre l'unità delle famiglie. Insomma, stretto al nodo delle questioni e sollecitato ad azioni conseguenti, l'assessore ha irresponsabilmente svicolato, costringendo le Associazioni a mettere fine a prove di dialogo inconcludenti. Nessuno degli altri interlocutori presenti si è opposto a tale conclusione.
Se si esclude l'appello del Prefetto, portato al “tavolo” dal dott. Agresta, non sono venuti, da parte degli altri interlocutori presenti, contributi alla discussione di particolare rilievo. D'altra parte, l'incontro è stato annunciato per lettera, all'ultimo momento, e con i caratteri della “comunicazione” dell'assessore ai destinatari annotati in calce. Solo le Associazioni hanno fatto circolare una nota qualche giorno prima. Insomma, nessuno ha potuto rompere l'attesa che si era creata, soprattutto con le azioni poubbliche delle associazioni, di un qualche provvedimento o iniziativa che uscisse da una routine ormai priva di efficacia. L'approccio ai problemi tentato dalle Associazioni al “tavolo”, e forse condiviso dagli interlocutori presenti, è finito lì. Purtroppo, per le ragioni già dette, non si è potuti andare oltre il generale riconoscimento della gravità della situazione e della sua tendenza a peggiorare. La disoccupazione non accenna a diminuire e i pochi ammortizzaori sociali attivi ne contengono per ora gli effetti, ma i quattro sfratti al giorno, il dato è stato annunciato al tavolo dall'Assessorato ai Servizi Sociali, sono già l'annuncio del peggio.
La complessità dei problemi, la necessità di distinguere tra emergenza e sue cause più generali, la necessità di trovare, e poi graduare e differenziare le risposte, impedendo che le parole passino accanto ai silenzi alle solitudini e ai drammi delle persone e delle famiglie, senza vederli, sono tutte circostanze che richiedono un dialogo vero, che richiedono il tempo dell'approfondimento, della scelta e soprattutto della partecipazione responsabile. Questa condizione non è assolutamente data e al momento la responsabilità maggiore ricade sull'assessore, ma ricadrebbe anche su tutti gli interlocutori del “tavolo” se non si affacciassero ai problemi con un di più di protagonismo.
In questo contesto i discorsi fatti dalle Associazioni, su altri “tavoli”, per affrontare le cause dell'emergenza, vale a dire in primo luogo una irrisoria disponibilità di alloggi popolari o a canone sociale, rischiano di cadere nel nulla. Vale la pena pertanto di ripercorrerli per sommi capi con l'auspicio che trovino uno sviluppo positivo. Ma prima pensiamo sia necessario sintetizzare alcune riflessioni, che in altra sede ovviamente da tempo si fanno, sulla qualità del rapporto tra cittadini, associazioni in cui gli stessi esercitano la loro responsabilità sociale e personale, e le amministrazioni pubbliche dove si esercita o si ha l'impressione che si eserciti, una qualche forma di potere. Già è paradossale che questo rapporto debba essere rappresentato, come in questa nota, in forma di conflitto piuttosto che di collaborazione ma è ancora peggio sperimentarlo come delegittimante di ogni altro punto di vista, approccio pratico, modo di relazionarsi, che non sia quello dei funzionari delle suddette amministrazioni. Non si vuol fare di tutta l'erba un fascio ma per quanto riguarda le politiche sociali ciò che si vede e sperimenta è proprio questo. E' come se alle porte dell'assessorato fosse scritto il seguente catalogo: a) non disturbate il manovratore (rivolto soprattutto alle Associazioni); b) non c'è nessun diritto da esigere; c) chi è povero è colpa sua; d) la vostra dignità non è un problema nostro anzi siete tutti sospettati di fraudolenza; e) il nostro compito è quello di tenervi lontani da ogni azzardo morale.
La tentazione è avviamente di tenersi uori dal gioco il che, in termini pratici, significa agire come se quelle amministrazioni non esistessero o come se fosse irrimediabilmente dalla parte dei problemi che, responsabilmente, si vogliono affrontare. Da quella parte non credono che possano esserci cittadini e associazioni che non hanno rinunciato ad esercitare una morale pubblica e ad agire secondo una razionalità diversa da quella dei mercanti, ad osservare quanto c'è di escludente e di ingiusto (una disuguaglianza tra ricchi e poveri enorme e scandalosa) nello stato di cose presente. E' mai possibile, tanto per non uscire dal seminato, che ci sia in città un alloggio ogni 1,8 abitanti e al tempo stesso ci siano centinaia di famiglie che subiscono sfratti, sgomberi, condizioni abitative isostenibili ed è mai possibile che su questa relatà sociale nessuno si faccia delle domande e nessuno si assuma delle responsabilità ?
Detto questo ripercorriamo ora i discorsi fatti dalle Associazioni, su altri “tavoli”.
In più di un confronto con un dirigente delle Ferrovie e in ultimo, alla presenza di due assessori e dei dirigenti dell'atc, si è abbozzata una ipotesi di “uso sociale” del Ferrotel e di altre volumetrie comprese nelle aree (circa 50.000 m2) di proprietà delle Ferrovie, ancora destinate dal PRG a “servizi”. Il nodo di questa ipotesi è ovviamente (dati i tempi e la temperie culturale) l'interesse alla valorizzazione mercantile di aree e volumetrie ormai “dismesse” dalla loro primitiva funzione. Questo interesse delle Ferrovie, potrebbe muovere uno scambio “di reciproca convenienza”, in cui le Ferrovie otterrebbero alcune lottizzazioni (aree edificabili) e il Comune la proprietà di una quota di aree e volumetrie. Resterebbe da decidere come e con quali finanziamenti trasformare le une e le altre in un “centro di accoglienza per famiglie”. E' una ipotesi che le Associazioni non caldeggiano perchè riproporrebbe l'ennesimo episodio di quella “urbanistica contrattata”, responabile del sacco del territorio e delle relative patologie sociali ed ambientali, attualmente sotto processo da parte del movimento “stop al consumo di territorio”.
In due confronti con il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio si è percorsa la possibilità di un finanziamento delle Fondazioni Piemontesi attualmente consociate, fatto ovviemente “senza scopo di lucro”, per un progetto astigiano di social housing o altro progetto con medesime finalità sociali che, senza negare l'interesse mercantile delle Ferrovie, potrebbe trasformare “ad uso sociale” le aree e le volumetrie del Ferrotel. Oltre questa ipotesi sommaria ma realistica se ne potrebbe costruire un'altra in cui l'uso sociale e l'interesse pubblico potrebbero dare il senso ad un progetto di trasformazione urbana su tutta l'area, attualmente a “servizi”, in cui sono compresi il Ferrotel e altre strutture di proprietà delle Ferrovie. Oltre che ad un “centro di accoglienza per famiglie” si potrebbe realizzare un parcheggio scambiatore direttamente collegato, per via di un sottopassaggio pedonale, alle stazioni Ferroviarie e degli autobus. Questo progetto di trasformazione urbana potrebbe impegnare, con un concorso di idee o simile, i giovani laurenandi in architettura della città.


Infine in una serie di confronti ancora informali con il Direttore dell'asl si è prospettato un “uso sociale” delle volumetrie degli edifici dismessi di via orfanotrofio. L'ipotesi potrebbe essere l'affitto al Comune e quindi l'utilizzo per dimore temporanee di famiglie colpite da sfratto esecutivo e senza alternativa abitativa.
Le associazioni, per quanto è in loro potere, non lasceranno cadere nessuna di queste ipotesi ma risulta evidente che qualunque approccio positivo sarebbe impedito dal protrarsi della situazione presente.
Ce da aggiungere che ci sono stati apprezzabili interventi di analisi, dati che hanno confermato il giudizio sulla gravità della situazione sociale presente, previsioni che hanno fatto intravvedere un futuro meno incerto alle centinaia di aspiranti assegnatari che affolleranno la prossima graduatoria atc. Parole che, in mancanza di risposte concrete ai bisogni delle famiglie, sono rimaste una astrazione, le tracce inutili di una istruttoria senza fine. Cosa fare adesso ? Cosa aggiungere alle azioni di contrasto degli sfratti ? Le associazioni solleciteranno il prefetto a promuovere lui stesso e in fretta, un “tavolo”. Intanto faranno un bilancio dell'azione fin qui svolta con una assemblea per martedì 24 novembre, alle ore 21, presso la “Casa del Popolo” di via Brofferio 127.
Asti 19 Novembre 2009

SFRATTI E DINTORNI

Ieri (16 novembre) è stata una giornata davvero difficile, sia per le tre famiglie minacciate dalla esecuzione dello sfratto, sia per i volontari delle Associazioni che volevano scongiurare questo esito. I fatti si sono svolti in piazza Cattedrale e in via Nevizzano, all'indirizzo delle abitazioni delle famiglie, dove erano organizzati due presidi antisfratto, e nel cortile di palazzo Ottolenghi dove, in fine mattinata, volontari e famiglie hanno avuto l'ennesimo, ruvidissimo, confronto con l'assessore ai Servizi Sociali.
In piazza Cattedrale, con l'arrivo dell'ufficiale giudiziario, del proprietario e del suo avvocato, la tensione si è fatta subito altissima. Il proprietario ha fatto intendere che non avrebbe più concesso un rinvio, che avrebbe respinto qualunque offerta in denaro dell'Assessorato. Voleva il suo alloggio subito e sgomberato di cose e persone. E' seguito uno scambio di giudizi morali pesantissimi, sotto accusa ovviamente la famiglia, ovviamente l'inquilino, in questo caso moroso, costretto da umanissime necessità di sopravvivenza, a venir meno a parte dei suoi obblighi.
Ma all'osso delle questioni, anche in questo caso, quando i comprimari, avvocati, ufficiali giudiziari e sbirri, prendono la parola, il diritto che viene affermato, al di sopra di ogni altro, è il diritto di proprietà, di questi tempi una sorta di mostro sacro. Così, all'annuncio che sarebbero stati chiamati i carabinieri per eseguire lo sgombero forzato dell'alloggio, molti dalla parte della famiglia si sono presi paura, le chiavi dell'alloggio sono state consegnate e sei persone, tra cui due minori e un adulto sofferente di Alzheimer, si sono disperse nei domicili di parenti ed amici.
In via Nevizzano le cose sono andate diversamente. Il confronto, abbastanza civile, si è svolto con gli avvocati della proprietà, l'amministratore e l'ufficiale giudiziario. Anche l'ispettore di polizia, presente con alcuni agenti, non è rimasto congelato nel suo ruolo, ha mostrato interesse vero per quello che accadeva e ha favorito il dialogo. La tensione ovviamente non è subito venuta meno, i volontari erano presenti abbastanza numerosi e intenzionati a contrastare lo sfratto. All'ingresso dell'edificio era stato appeso un vistosissimo striscione. La scritta, in piemontese, avvertiva l'assessore Verrua: “signor assessore, non ci muoveremo di qui”. Gli inquilini non potevano certo vivere con indifferenza l'attesa dell'esito di questo confronto. I tre bambini di una delle due famiglie erano stati accompagnati a scuola e potevano essere privati di un ritorno a casa. I due bambini dell'altra famiglia stavano asserragliati con la madre nell'alloggio e ceratamene intuivano il peggio che poteva accadere.
Il confronto con il proprietario e con l'assessore, che metteva a disposizione 300 euro a famiglia per un rinvio, è avvenuto per telefono e per la durata di circa un'ora. La minaccia delle sgombero arrivava in forma virtuale, ancora più inquietante di quella che poteva essere annunciata da una persona in carne ed ossa. Ma chi fosse il proprietario è stata la domanda che si sono fatti in molti. Si è saputo e che è il proprietario dell'intero stabile, sedici alloggi di cui sei attualmente vuoti, ha intenzione di valorizzare la sua proprietà sul mercato delle locazioni dei ceti medio alti della città. Con una ristrutturazione e una manutenzione straordinaria quell'edificio anni 60, così prossimo al centro della città, può essere iscritto nel borsino immobiliare con una rendita molto più alta di quella attuale. Alla fine il rinvio è stato concesso (11 gennaio) ma gli inquilini hanno dovuto sottoscrivere la rinuncia al loro diritto all'abitare, l'impegno ad andarsene entro quella data.
Nel cortile di palazzo Ottolenghi l'assessore doveva innanzi tutto rispondere delle promesse fatte dal sindaco nel corso della famosa assemblea pubblica del 4, vale a dire in che data si sarebbe tenuta l'annunciata riunione del “tavolo di lavoro” e con quale agenda. Per il tavolo è venuta finalmente la conferma, giovedì 19 dicembre alle 10. Per l'agenda l'assessore non ha rinunciato a riproporre per l'ennesima volta, persino con calore, tutti i giudizi, le intenzioni e i fatti che per quattro mesi, dacché il movimento ha ripreso a far sentire pubblicamente la sua voce, hanno impedito qualsiasi dialogo, anzi, hanno inasprito il dissenso e il conflitto con le associazioni.
Le regole come strumento sanzionatorio, la cancellazione del diritto alla casa per le famiglie che hanno occupato, la scissione delle famiglie come soluzione all'emergenza abitativa, i biglietti pagati per il viaggio di ritorno delle famiglie dei migranti e così via. I volontari delle Associazioni gli hanno subito chiarito che con quelle premesse non si sarebbe aperto nessun “tavolo di lavoro”. Molto più ruvida è stata la reazione delle famiglie presenti, quelle già sfrattate o sgombrate e quelle a cui è stato concesso un rinvio. Alla fine, con il contributo di una funzionaria dell'assessorato, l'assessore è riuscito finalmente a mettere da parte le sue granitiche certezze (è una persona incapace di convivere con il dubbio) e ad accettare che i primi step dell'agenda del “tavolo di lavoro” fossero due: un esame di tutte le emergenze abitative, sfratti esecutivi già annunciati, sfratti e sgomberi già eseguiti, di famiglie in condizioni di riconosciuta debolezza sociale; un esame o riepilogo di tutti gli alloggi di erp, enti pubblici e banche utilizzabili in tempi brevissimi per dare una risposta concreta alle famiglie prima censite.
Asti 16 novembre 2009

ALLE FORZE POLITICHE DI OPPOSIZIONE

Asti 12/10/09

Nel corso di poco più di due mesi l'Associazione Coordinamento Asti-Est (con la collaborazione di altre associazioni cittadine **) ha condotto più di dieci azioni pubbliche (tre incontri con l'assessore ai Servizi Sociali, due presidi in piazza, otto contrasti di sfratti) a difesa del diritto all'abitare.
Le azioni di contrasto si sono concluse con altrettanti rinvii delle esecuzioni al mese di Novembre (quelli da abitazioni private “pagate” dall'assessorato, quelli da case popolari semplicemente sospesi, con la conferma delle procedure e degli eventuali canoni sanzionatori). Otto minacce di sfratto che si riproporranno, insieme ad altre, a danno di altrettante famiglie la cui coesione sarà messa a dura prova.
Gli incontri con l'assessore hanno tenuto aperto un confronto che fino al momento non ha prodotto nessun risultato positivo. L'annuncio di un ennesimo incontro, in sede di Commissione Consiliare, in cui si sarebbe discusso almeno il problema della scadenza delle convenzioni a tempo, non ha avuto alcun seguito. Le cinque richieste *** delle associazioni hanno avuto risposte notarili, di sostanziale negazione dei problemi oppure sono state ignorate o respinte.
Valga ad esempio il rifiuto di mettere le reali condizioni sociali delle famiglie al centro delle istruttorie per affrontare le emergenze (occupazioni, sfratti, scadenze delle convenzioni a tempo). Analoga sorte hanno seguito tutte le proposte che le Associazioni hanno messo in capo ad un interesse pubblico o comune. Valgano ad esempio le regole del “mercato” opposte alla richiesta di un utilizzo sociale del Ferrotel o di altro edificio dismesso nonché alla richiesta di un regime delle convenzioni urbanistiche più attento al bisogno abitativo delle famiglie popolari. Non parliamo poi del rifiuto dichiarato a consentire azioni, o a prendere provvedimenti, che non rientrino in un religioso rispetto della “proprietà” e delle regole (occupazioni, requisizioni).
Sullo stato delle cose, percepito dalle Associazioni con il segno di un malessere sociale crescente, l'assessore ha rilasciato in più occasioni giudizi tranquillizzanti, giudizi costruiti con una ormai scandalosa omissione di dati di analisi (indici sugli sfratti, connotazioni e indici del patrimonio abitativo, efficacia delle tutele di legge a sostegno delle locazioni, indici e criteri sulle “morosità colpevoli” in erp, indici sul bisogno abitativo insoddisfatto, ecc) e con la falsificazione delle previsioni sulla disponibilità di alloggi di erp.
I pochi provvedimenti realizzati sono stati di carattere filantropico (ormai sono ridotte a questa misura tutte le tutele di legge nonché quelle deliberate dall'assessorato) oppure di conferma dell'orientamento politico dominante (la consegna del bisogno abitativo al mercato delle locazioni) come l'agenzia immobiliare del Comune. Per il resto, in fatto di politica per la casa popolare, l'assessorato annuncia gli effetti di scelte fatte altrove (il Piano Casa della Regione) che, in ogni caso sono destinate a lasciare il tasso di assegnazione a valori troppo bassi (6 %) per alleggerire un bisogno abitativo sempre più insoddisfatto.
Le azioni pubbliche delle associazioni hanno avuto una eco sulla stampa cittadina ma, in sede di consiglio comunale, salvo il disinteresse e il pregiudizio scontati della maggioranza, continuano ad essere considerate un esercizio minore di opposizione sociale. Diversamente le Associazioni, al di là del numero al momento modesto dei cittadini che coinvolgono nelle loro azioni, ritengono di svolgere un ruolo di “rilettura pubblica” della realtà sociale cittadina, di contrasto di un senso comune dominato dalla “parola di chi comanda”, di cittadinanza attiva e responsabile. Le Associazioni “in movimento per il diritto alla casa” stanno provando a condividere questo ruolo con altre associazioni “in movimento” (riunioni del lunedì sera alla Casa del Popolo) e ritengono, in questo loro ruolo, di poter dare un contributo alla costruzione di una alternativa politica in città.
Su questa base invitano tutte le forze politiche di opposizione ad un confronto che avrà luogo lunedì 19 ottobre, alle ore 21, alla Casa del Popolo di via Brofferio 129.

Note
**
Associazioni e relativi portavoce:
  1. Coordinamento Asti-Est, Carlo Sottile; carlo.sottile@tiscali.it Egle Piccinini; egle@lillinet.org
  2. Associazione Amal, Ait Yussef; aityoussef@tiscali.it ; Ait Idris; idriss.ait@libero.it
  3. Varie&Eventuali, Sara Caron; saracaron@libero.it
  4. AISAP, associazione senegalesi, Seck Mamadou; m.seck@virgilio.it
  5. Collettivo Sherwood, Francesco Olivero; siamostranianimali@yahoo.it
  6. Associazione A Sinistra, Giuseppe Vitello; gv.jmmi85@virgilio.it
  7. Cobas Asti, Luca Squillia; krck_luca@yahoo.it
  8. Forum Sociale, Mario Malandrone; pblu@libero.it
  9. Tempi di Fraternità, Gianpiero Monaca; astensis@libero.it
  10. Psichiatria Democratica, Tiziana Valente; hocopus@tin.it

***
  1. Blocco degli sgomberi e degli sfratti delle famiglie di cui è riconosciuta o confermata una situazione di emergenza abitativa e sociale;
  2. Ripristino di una procedura pubblica per le assegnazioni “fuori graduatoria”;
  3. Uso sociale degli edifici dismessi da enti pubblici (enel, ferrotel, vecchio ospedale..);
  4. Regole trasparenti per il buon uso degli alloggi di edilizia residenziale pubblica;
  5. Requisizione degli alloggi sfitti delle banche, delle assicurazioni e delle immobiliari.

LA NOSTRA STORIA 1


Fabrizio Ceruso
scheda a cura di Alfredo Simone
Roma, 5 settembre 1974. La lotta per il diritto alla casa era molto forte a Roma quando, il 5 settembre, nella borgata di San Basilio, all'estrema periferia est della capitale, la polizia interviene con un ingente schieramento, iniziando a sgomberare le quasi 150 famiglie che da circa un anno occupavano altrettanti appartamenti IACP in via Montecarotto e via Fabriano.
L'incontro fra la decisa opposizione popolare agli sfratti e la volontà dei militanti della sinistra rivoluzionaria di difendere una delle più estese occupazioni in atto nella città, portò a organizzare una dura resistenza, che sfociò in vere e proprie battaglie di strada.
Fin dalle prime ore del mattino di venerdì vengono erette barricate agli ingressi del quartiere con pneumatici, vecchi mobili e oggetti di tutti i tipi. La polizia, accolta da sassi, bottiglie incendiarie, bulloni lanciati con le fionde, spara centinaia di lacrimogeni, ma nel pomeriggio è costretta a sospendere gli sfratti.
Sabato, mentre gli occupanti hanno ripreso tutti gli appartamenti, e una loro delegazione si è recata in pretura e allo IACP, vengono di nuovo tentati gli sgomberi.
Questa volta a resistere ci sono centinaia di manifestanti affluiti da tutta la città, tra i quali numerosi membri di consigli di fabbrica.
La giornata trascorre in un susseguirsi di "tregue", accordate dalla polizia a Lotta Continua, che gestisce l'occupazione, per dare spazio a quella che si dimostrerà una trattativa-truffa, con l'unico scopo di prendere tempo e fiaccare il forte schieramento proletario. La delegazione rientra a San Basilio con un accordo di sospensione degli sfratti fino al lunedì mattina.
Nonostante ciò, domenica 8 i poliziotti irrompono di nuovo nelle case occupate intimidendo le famiglie e abbandonandosi ad atti di vandalismo. Riprendono gli scontri.
L'assemblea popolare nella piazza centrale della borgata, organizzata per le 18 dal Comitato di Lotta per la casa di San Basilio, viene caricata con lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo. Nella battaglia che segue, mentre un plotone di polizia è costretto a ritirarsi, da un altro vengono sparati numerosi colpi di arma da fuoco.
Fabrizio Ceruso, 19 anni, militante del Comitato Proletario di Tivoli, organismo dell'Autonomia Operaia, è colpito in pieno petto da una pallottola.
Caricato su un taxi, giungerà senza vita n ospedale.
Alla notizia della morte del giovane comunista tutto il quartiere scende in piazza. La rabbia esplode in modo violento. I pali dei lampioni vengono divelti e le strade rimangono al buio.
Questa volta è la polizia ad essere presa di mira da colpi di arma da fuoco sparati in strada e dalle case. Otto poliziotti, tra i quali un capitano, rimangono feriti, alcuni in modo grave. Brevi scontri isolati si accendono fino a tarda notte. l giorno seguente avranno inizio le trattative per le assegnazioni di alloggi alle famiglie d San Basilio e agli occupanti di Casalbruciato e Bagni di Tivoli.
Asti 27/12/09

sabato 26 dicembre 2009

L'IMBOSCATA


Suona il telefonino. Chi mi cerca a quest'ora ? E' un periodo in cui mi vengono comunicate solo cattive notizie. Mi ero appena lavata la faccia e guardandomi allo specchio pensavo che avrei trascorso una mattinata tranquilla. Mi sbagliavo, il malessere sociale dilaga. Avevo un appuntamento di routine allo sportello dell'associazione. Simona doveva decidere se accettare o meno l'assegnazione di un alloggio popolare. Una camera e servizi per una famiglia di cinque persone di cui quattro minori. Mi porto il telefono all'orecchio e dico Carlo, perentorio. La chiamata è inopportuna e voglio intimorire gli eventuali scocciatori.
Sono Luciano, i carabinieri sono entrati nella casa di Gianni. Penso delle bestemmie. Indugio un po' e metto nel silenzio dell'altra parte un ok vengo subito. Mi dico adesso rilassati. Non c'è verso, resto nervosissimo. Il mio umore sta volgendo rapidamente al nero. Sta accadendo quello che temevo. Uno sgombero senza preavviso, senza possibilità di contrasto. Digito il messaggio, i carabinieri sono entrati nell'alloggio di Gianni, venite. Appunto sull'elenco i nomi di alcuni miei sodali e invio il messaggio. Penso che il peggio sia ormai avvenuto. Claudio mi avverte che non può muoversi, è a letto con la febbre. Riposati, ti dirò come è andata. Salgo in macchina e arriva la chiamata di Luca. E' la mia domenica, il mio giorno di riposo, sono in bicicletta in mezzo ad un bosco. Gli dico a malincuore di concludere la sua passeggiata. Accidenti, avrei diviso il mio nervosismo con lui. Temo di dover fare affrontare da solo i carabinieri. I miei rapporti con loro in circostanze simili sono stati sempre piuttosto ruvidi.
Lascio l'auto sulla strada ed entro nel cortile di via Malta. Il cortile è il solito parcheggio di auto ma è deserto di persone. Le due Giuliette con i contrassegni dell'arma non sono una presenza gradita. In alto qualcuno scosta le tendine delle finestre. L'ostilità e l'indifferenza si nascondono. Meglio non immischiarsi. Sulla porta di ingresso delle scale c'è un carabiniere in divisa. E' appoggiato allo stipite. Mi avvicino, chi comanda l'operazione. La voce mi esce incerta. Non so ancora bene cosa farò. La tensione mi irrigidisce. Come al solito prendo le cose troppo sul serio. Il carabiniere, che ha un volto radioso, si mostra cordiale, mi dice di essere lì per ordine del magistrato. Mi accredito. Sono il portavoce del Coordinamento...ecc. Ecc, ho seguito questa famiglia... Dice di conoscermi. Non è possibile interrompere la procedura ? Ci sono due minori. Gli suggerisco la risposta. Forse può interromperla l'atc. Non mi risponde a tono. Capisco che vuol trattenermi con le parole. Mi rassicura, ci stiamo prodigando per trovare una sistemazione alla famiglia. Sfoggia la sua umanità, anche i carabinieri hanno un cuore. Mi ammonisce, ci lasci fare, non chiami nessuno, non ci renda il compito più difficile. Il signor Gianni è gentile e collaborativo, lo sia anche lei. Questa frase mi spiazza più ancora della presenza di chi la pronuncia. Attribuisce a Gianni un comportamento che non ha e lo oppone al mio. Confonde subdolamente una costrizione con una scelta. Sono mesi che io e Gianni facciamo sodalizio.
Il volto radioso si prodiga in consigli, come rimettere la notizia ai giornali, come sollecitare il Comune. Sto al gioco ma penso che mi stia prendendo per il culo. Sembra sincero, penso che sia impossibile in quel ruolo. Cerco di spiegargli che il mio compito non è il suo. Sono qui per testimoniare una ingiustizia e renderla pubblica. Continuo ignorando il ruolo del mio interlocutore, ho già fatto esperienze come queste, nessuna si è conclusa senza danno per le famiglie. Le mie parole non mi rimandano nessuna eco di verità. Tronco la discussione e salgo le scale.
L'alloggio di Gianni è aperto, il fabbro ha iniziato il suo lavoro. E' in un angolo del corridoio, silenzioso. Aspetta che lo sgombero sia ultimato, deve mettere la nuova serratura. Nemmeno a farlo apposta è un extracomunitario. Sarà lui a prendersi gli insulti dei parenti ormai arrivati nel cortile. C'è Gianni, segue i suoi itinerari mentali in silenzio, deve raccogliere l'essenziale, solo lui sa dove trovarlo. Non è stato un accampamento quell'alloggio ma il luogo degli affetti di una intera famiglia. Gianni e Betty avevano sistemato l'arredo, accolto amici. Guardo la televisione che Gianni aveva sistemato per i due piccoli. Nei primi giorni l'aveva fatta funzionare con un generatore elettrico.
Sono bastati pochi minuti per stroncare quell'ordine delle cose e quell'equilibrio dei sentimenti. Chi viola la legge deve essere punito. Mi risuonano nelle orecchie le uniche parole spese dall'assessore in tre mesi. Ci sono anche due funzionari dell'atc. Non si scostano di un millimetro dal loro ruolo di esecutori di ordini altrui. Devono “rientrare in possesso” del loro alloggio. Solo lei mostra un lieve imbarazzo quando mi vede. Non mi salutano. Avrebbero preferito non incontrarmi. Lui, il geometra, fa finta di essere disinvolto, scambia battute con i carabinieri in borghese. Gianni è umiliatissimo, è ferito. Raccoglie le sue cose, chiede come potrà prendersi quelle che gli serviranno.
Ci sono anche tre carabinieri in borghese. Sono tutti giovani. Quello che ha il cappello come il mio scatta foto a destra e a manca. Mi attacco al telefono e chiedo consiglio a Maurizio. Il mio amico fa l'avvocato. No, non è possibile interrompere quella esecuzione, a meno che un funzionario dell'atc non parli con il magistrato che ha firmato il provvedimento. E' sicuro che quel miracolo non potrà mai accadere. Anch'io ne sono sicuro. Telefonare e rimanere lì a testimoniare sono le uniche cose che posso fare. O forse no. Penso che arriveranno i funzionari dei Servizi Sociali. Altre volte è andata così. Non arriveranno. Parlo all'indirizzo di Gianni, ad alta voce. Se vengono quelli dell'assessorato non accettare le loro proposte. Lo dico per confermare la mia presenza. Gianni non mi ascolta. Ha deciso di subire quella violenza e mi chiede in silenzio di assecondarlo. Quando deve decidere di se e della propria famiglia lo fa da solo, con dignità, senza farsi corrompere da nessuno, tanto meno da funzionari che sono lì per imporgli di andarsene, per negargli ogni alternativa.
I carabinieri in borghese, raccolgono la mia frase come una sfida. Diventano intolleranti. sono infastiditi dalla mia presenza. Mi avvertono come una presenza ostile. Mi dia il documento di riconoscimento. Faccio finta di niente, vado in cucina, non c'è nessuno. Mi siedo e mi attacco al telefono. Chiamo Gisella è senza voce, è a letto con la febbre, le do la notizia. Mi chiama Egle. Mi parla d'altro, evidentemente non ha letto il mio messaggio. Do anche a lei la notizia. Vado alla finestra per vedere se è arrivato qualcuno. In cortile ci sono i parenti di Gianni, nessun altro. Riesco finalmente a parlare con il direttore amministrativo dell'atc. Rifiuta ogni responsabilità, mi passa la segretaria del Presidente, è in riunione con il consiglio di amministrazione. Dico alla segretaria di lasciare un appunto. Il Presidente si guarda bene dal chiamarmi.
Intanto i carabinieri in borghese insistono, vogliono allontanarmi. Quello che scatta foto punta direttamente su di me. Lei se ne deve andare, questa non è casa sua. Gli do la patente e lo prego di calmarsi, di farmi fare una telefonata. Si allontana poi torna sempre più aggressivo. Venga con me, la porto in macchina in questura. Gli chiedo perché dovrei farlo. Perché lei sta facendo resistenza a pubblico ufficiale. La tentazione è di provocarlo chiedendogli un documento di riconoscimento. E' in borghese, porta un cappello simile al mio, ha una barba da mussulmano. Sto zitto ma la pressione mi sale. Lui alza la voce. Ripete di volermi portare via in macchina. A quel punto mi alzo e lo sfido. Intanto penso che dovrò chiamare il mio amico avvocato. Mi volete arrestare per resistenza, allora arrestatemi. Un suo sodale invita tutti alla alla calma, è un tipo rassicurante. Saprò poi da Gianni che il maresciallo se l'è presa a cuore. Mi accingo a lasciare l'alloggio. Quello aggressivo mi spinge da dietro. Mi tolga le mani di dosso. Ripete il gesto. Mi tolga le mani di dosso, sono un libero cittadino. Nello sforzo innaturale di frenare la reazione rabbiosa replico in modo patetico. L'energumeno affonda il dito nella piaga, e replica io sono libero di fare quello che sto facendo, lei sta scherzando con il fuoco. Di nuovo lo sfido, e lei sarebbe il fuoco ? La risata non mi viene, mi viene l'idea della risata ma non la faccio perché ho l'assoluta certezza che quello mi arresterebbe.
Mi fermo sul pianerottolo delle scale. Mi rilasso un poco e allora provo una umiliazione terribile. La notte seguente non dormirò fino alle tre. Quello continua a fotografarmi. Quell'imbecille pezzo di merda continua a fotografarmi. Ne avranno centinaia di mie foto. Quando scendo in cortile, vengo a sapere che i carabinieri e i funzionari dell'atc hanno trovato l'alloggio vuoto. Gianni e Betty non c'erano, erano stati chiamati entrambi in tribunale. Se ne erano appena andati, dopo aver lasciato i bambini a Salvatore, quando sono arrivati loro. Che tempismo !! Si sono evitati il rischio di dover fare il loro mestiere in presenza di Betty e i bambini. Gianni più tardi l'ha definita una imboscata. Difficile dargli torto. Devono aver fatto tutti un corso alla Bocconi. Tema: autorità e cittadini riottosi, come giocarsela sul piano delle relazioni. L'intelligenza consiste nel scegliersi il contesto giusto per far si che la vittima senta di essere privata di ogni alternativa. Insomma, uno sgombero come una amara medicina. Dunque, una divisa, una Giulietta, un comportamento ruvido con chi minaccia di protestare o di far valere un diritto, un comportamento dialogante e rassicurante con chi ubbidisce perché privato di ogni alternativa, di ogni possibilità di far parlare le proprie aspettative, le proprie speranze. La minaccia dell'arresto e la promessa che tutto finirà per il meglio. Il bastone e la carota. I due volti dello Stato. Le guerre umanitarie e così via. Mi auguro che Giano, custode delle soglie, annoti tutto per fargliela pagare.
Scendo in cortile. Gianni e Betty hanno le lacrime agli occhi, qualche parente impreca. Qualcuno urla contro la generosità di Gianni. Vedi come ricambiano, tu ci sei sempre, la devi smettere di aiutare gli altri. Nessuno è sceso in cortile. Molti non si sono accorti di nulla. In quel luogo dove il malessere sociale è a mille la presenza dei “tutori dell'ordine” è un fatto frequentissimo. Gianni non raccoglie questi inviti. Lui e Betty salgono su un auto dei carabinieri, devono ultimare il rito in tribunale. Resto lì a commentare. Non manca chi se la prende con gli extracomunitari. L'argomento è sempre lo stesso, ci portano via le case, ci portano via il lavoro. Oppongo la solita lezione di storia. Nei primi anni del 900, per sfuggire alla pellagra, alla mancanza di lavoro, mossi dalla speranza di una vita migliore, ecc. ecc.... Me ne vado pensando che questa coscienza di se e delle cose, queste mutilazioni, sono ancora più disperanti della violenza dello Stato. Vado al Coordinamento dove Simona mi aspetta da ore. E' indispettita. Le spiego il motivo del ritardo e le consiglio di prendere quell'alloggio. Al momento non c'è altro da fare. L'associazione proporrà al Comune e all'atc la gestione unica della mobilità e delle assegnazioni. E' il modo per risolvere il problema, insieme a quello di altre otto famiglie con punteggio elevato in graduatoria. Telefono ad Antonella, la segretaria dell'assessore, La signora Pani accetta quell'alloggio. Mi raggiungono Luca e Oreste, e poi Egle. Finalmente posso condividere la mia umiliazione e il mio senso di impotenza con qualcuno che mi rassomiglia. Ci ragioniamo su. Cosa fare adesso. Dobbiamo prendere atto della sconfitta. Come mettiamo questo evento imprevisto nei tempi del nostro programma di iniziative. Finalmente riprendo a considerare in modo positivo il corso sciagurato delle cose.
Rivedo Gianni e Betty il giorno dopo e poi l'altro ancora. Gianni dice che dormono malissimo, tutti e quattro in un letto. Li ospita Graziella che ha due figli minori. E' assegnataria atc di un alloggio di due camere e servizi, nello stesso cortile di via Malta. Dunque sono in sette in quell'alloggio. Gianni non si lamenta più di tanto. Ha preso in parola il maresciallo che sembra essersela presa a cuore. E' stato prodigo di assicurazioni. Ha telefonato al direttore amministrativo dell'atc strappandogli la promessa di un incontro, forse risolutivo del problema abitativo di Gianni. Gianni è straordinario anche in questa circostanza. Investe credito su tutti, anche su quelli che gli hanno fatto appena torto. Non colpevolizzo nessuno dice e annuncia quello che farà se la sua fiducia sarà smentita.
Voglio vedere com'è l'alloggio di Graziella. Saliamo le scale fino al quarto piano. E' l'ultimo. Ci siamo quasi tutti, manca solo Nunzio, lo trattiene ancora Salvatore. Ci sono due camere arredate da letto. Adesso in una dormono Graziella e i figli. Sono adolescenti. Uno di loro è in compagnia della fidanzata. La televisione è accesa. Sono seduti sul letto. Ad una parete c'è una bandiera nera con la cruna, c'è anche una maglietta con il volto di Mussolini. Impossibile non vedere. Gianni ha un cenno di imbarazzo. Brutte idee dico io e passo oltre. Penso che potrei tenere un corso di storia. Penso che ho sotto gli occhi la materia di molte inchieste sociali. Molte ore dopo commento con Egle bisognava esserci, fisicamente. Alludo all'abbandono dei quartieri popolari da parte della “sinistra”. Ma adesso queste categorie non servono. Tra la coscienza di questi adolescenti e quella storia non c'è alcun nesso.
C'è una stufa a bombola di gas. L'allacciamento alla rete non è stato fatto perchè c'è una morosità di ottomila euro. Una cifra irraggiungibile per Graziella che è iscritta al Fondo Sociale e si regge malamente in piedi. Le storie di malessere sociale si incrociano. Ripercorrendole si scopre amaramente che non ci sono mai veri momenti di assunzione di responsabilità. La filantropia degli assessorati è sempre la burocratica applicazione di una norma. Atti notarili che freddano l'interlocutore, lo privano di ogni protagonismo. Graziella dice che quel consumo lo ha avuto in eredità dall'ultimo inquilino dell'alloggio. Non ho ragione di dubitarne. Con lui ha improvvisato un cambio. Ha evitato di formalizzarlo con l'Atc perchè sa che non sarebbe stata autorizzata a farlo, per la morosità dei richiedenti. Un piccolo atto di opportunismo per necessità evitando per ignoranza o opportunismo la mediazione dell'atc. Ci sono tracce di “umidità non risolvibile” (con i normali interventi di manutenzione) in ogni stanza. Faccio fotografie. E' una vecchia storia, La legge regionale del Piemonte esclude le condizioni igienico/sanitarie dalla definizione di “alloggio scadente”. Un rilievo che abbiamo fatto, purtroppo senza esito, in più occasioni, l'ultima in sede di Commissione assegnazione alloggi, nel tentativo di inserire un di più di giurisprodenza nella interpretazione della legge.
Carlo credimi, sono a pezzi. Penso di aver deluso mia moglie e tutti quelli che mi stanno vicino. Non credevo che sarebbero riusciti a fregarmi in questo modo. Sono stato proprio uno stupido. Comunque ci tengo a dirti che sono veramente contento che a te non sia successo niente. Tengo molto alla tua amicizia. Ho molto rispetto per te. Ciao gianni.”
Da quello sciagurato venerdì sono passati ormai cinque giorni e nessuno dalla parte delle istituzioni si è fatto vivo. Le rassicurazioni del maresciallo si stanno rivelando, come temevo, il classico inganno del potere. E' un esercizio a cui veniamo abituati fin da piccoli, da una certa educazione. Promesse per indurti a fare quello che non faresti. Promesse che poi non vengono mantenute.

  FONDO DI RESISTENZA   con i pregiudicati della ex Mutua SOMMA VERSATA A TUTT'OGGI     7300 e...