martedì 31 maggio 2011

MEMORANDUM TAVOLO


Il presente memorandum risponde alle seguenti esigenze:
  • tutelare il diritto all'abitare delle persone/famiglie;
  • non consegnare al mercato immobiliare edifici di proprietà pubblica;
  • evidenziare il carattere sociale del problema abitativo;


Strumenti possibili di politica sociale:

Un osservatorio che produca dati di inchiesta (valori e tendenze) relativamente a:
  1. procedure di sfratto (Prefettura)
  2. disponibilità alloggi di erp (Atc)
  3. alloggi di erp sottoutilizzati e alloggi sovraffollati (Atc)
  4. aspiranti assegnatari in graduatoria e tasso di assegnazione (Assessorato Servizi Sociali)
  5. patrimonio immobiliare non utilizzato pubblico e privato (Comune)
  6. stato ed efficacia degli strumenti di prevenzione degli sfratti (Comune)
  7. situazione sociale vista dalla parte del mercato del lavoro, licenziamenti, cassa integrazione, mobilità, contratti a par-time c co.co.pro. (Sindacati Confederali)
  8. andamenti delle attività produttive (Camera Commercio)
  9. alloggi fatiscenti o non a norma del D.M. 5-7-1975 (ASL)

Un tavolo partecipato da tutte le associazioni e gli enti pubblici che già ora affrontano il problema abitativo (e la relativa emergenza) con mezzi e procedure propri, ed eventuali commissioni a cui delegare funzioni di inchiesta e di proposta. Le problematiche da affrontare:

  1. presa in carico dell'emergenza abitativa distinguendo tra naufraghi della vita (borderline) e naufraghi dello sviluppo (chi è coinvolto negativamente nella crisi sociale in corso);
  2. trasparenza delle assegnazioni nelle graduatorie (per evidenziare problematiche, p.e. la non disponibilità di alloggi per famiglie numerose, che possono alterare l'ordine delle graduatorie);
  3. programma di cambi alloggi forzosi per l'eliminazione delle condizioni di sottoutilizzazione e sovraffollamento;
  4. modalità di utilizzo sociale degli edifici di via Allende, via Orfanotrofio, Ferrotel (progetti delle associazioni)
  5. rendere l'accesso all'Agenzia Casa meno selettivo;
  6. progetto di foresteria e relativo programma di accompagnamento sociale;
  7. come inserire negli strumenti urbanistici convenzionati vincoli per la tutela del diritto all'abitare
  8. una adeguata messa in rete o condivisione di procedure per l'accesso alle tutele del diritto all'abitare (sportelli, modulistica, procedure)

I progetti della nostra Associazione:

I progetti seguenti sono ispirati a criteri di autogestione di un bene pubblico. Per quanto riguarda via Allende e via Orfanotrofio l'autogestione è un progetto già avviato (vedi NOTA). Per quanto riguarda il Ferrotel l'autogestione avviata dal collettivo Pecore Nere è stata interrotta da uno sgombero eseguito dall'autorità giudiziaria. Le “occupazioni” precedenti l'avvio dei progetti di autogestione vanno comprese nella necessità, da tutti riconosciuta, di poter disporre di un numero di alloggi di erp o a canone calmierato assai maggiore di quello “normalmente” a disposizione. Da questo punto di vista è bene ricordare che dal 2005 ad oggi, gli alloggi popolari di nuova costruzione consegnati dall'atc al Comune sono stati: 15 nel 2005, 0 nel 2006, 0 nel 2007, 18 nel 2008, 0 nel 2009, 0 nel 2010, i 108 previsti per il 2011 non sono stati ancora consegnati. La media degli alloggi “di risulta” è stata di circa 30 all'anno.
Pertanto, con le “occupazioni” di via Allende e via Orfanotrofio il bisogno abitativo è stato soddisfatto per altre 17 unità abitative.

Progetto Via Allende. Si tratta come è noto di un edificio residenziale di proprietà del Ministero della difesa, abbandonato da anni all'incuria e ai vandalismi. Con l'occupazione l'edificio è stato confermato nel valore d'uso (residenziale) e nella proprietà pubblica. L'occupazione è agita attraverso un regolamento che prefigura una normalizzazione secondo le regole della legge regionale 3 settembre 2001, n. 22. Le sei famiglie (naufraghe dello sviluppo) hanno da un anno in cura l'edificio, ne hanno fatto la loro residenza, vi hanno ricomposto i loro legami più prossimi (domiciliarità, bambini a scuola, frequentazione del mercato del lavoro senza l'assillo di una dimora precaria) precedentemente scossi dalla crisi sociale e dalla minaccia dello sfratto.
Il Ministero ha recentemente chiesto al giudice il “rientro in possesso” dello stabile. La prima udienza è convocata per il 21 giugno.
La proposta :
Comodato d'uso per 2 o 3 anni, un risarcimento pari ad un canone di locazione calcolato nella misura del 10 % dei redditi, a complemento di un minimo fisso, verifica dei requisiti d'accesso (potrebbero essere quelli della erp), e della cura dello stabile, passaggio delle famiglie da “casa a casa”, secondo l'eventuale ordine della graduatoria atc. Nel periodo di durata del contratto le parti si impegnano a confermare l'indisponibilità del bene pubblico e a realizzare il passaggio di proprietà dal Ministero al Comune o all'ATC.
Attori: associazioni, comune, atc, ministero, i deputati eletti nella circoscrizione.

Progetto Via Orfanotrofio. Si tratta di un edificio non residenziale, vuoto da anni, precedentemente destinato ai Servizi Sanitari e attualmente destinato alle previsioni del PRG. Le destinazioni d'uso possono variare, come i parametri edilizi e gli indici fondiari in relazione al tipo di strumento urbanistico adottato. In caso di Piano Particolareggiato di iniziativa pubblica è ammessa la ristrutturazione per ricavarne 19 alloggi di erp (vedere lo studio di fattibilità allegato alla variante urbanistica recentemente approvata). L'occupazione è agita attraverso un regolamento che prefigura una normalizzazione secondo le regole della legge regionale 3 settembre 2001, n. 22. Esattamente come in via Allende, e undici famiglie (naufraghe dello sviluppo) hanno da alcuni mesi in cura l'edificio, ne hanno fatto la loro residenza, vi hanno ricomposto i loro legami più prossimi (domiciliarità, bambini a scuola, frequentazione del mercato del lavoro senza l'assillo di una dimora precaria) precedentemente scossi dalla crisi sociale e dalla minaccia dello sfratto. In più le famiglie occupanti, investendo denari propri e proprie professionalità, hanno ricavato nello stabile, con opportuni interventi di manutenzione, undici unità abitative attorno a servizi preesistenti, nel rispetto del del D.M. 5-7-1975.
La proposta: garantire in ogni caso il passaggio delle famiglie “da casa a casa”, secondo l'eventuale ordine della graduatoria atc. Oppure attraverso l'accredito della Agenzia Casa del Comune, verifica dei requisiti d'accesso (potrebbero essere quelli della erp), e della cura dello stabile. Procedere in via preliminare all'esame di eventuali interventi di soggetti pubblici o privati per realizzare sull'edificio le previsioni del PRG compresa la previsione del piano particolareggiato di iniziativa pubblica.
Attori: associazioni, comune, atc, asl

Progetto Ferrotel. Si tratta di una foresteria (per ferrovieri) abbandonata da anni. Occupata dal collettivo Pecore Nere e poi sgombrata dall'autorità giudiziaria. Attualmente murata. In seguito (2010) su richiesta delle associazioni che in città sono impegnate a difendere il diritto all'abitare dei cittadini, l'edificio e il suo possibile riuso a fini sociali, sono stati l'oggetto di un esame in sede di assessorato all'urbanistica, a cui hanno partecipato le associazioni, l'assessore all'urbanistica, la finanziaria che valorizza i beni dismessi dalle FFSS, un delegato delle stesse FFSS nonché l'assessore ai Servizi Sociali e il Presidente della fondazione cassa di risparmio di Asti. L'esame si è chiuso con una dichiarazione di intenti, sottoscritta da tutti, senza precisazioni o previsioni su tempi e modalità di un progetto (centro di accoglienza per famiglie), da realizzarsi a cura del Comune (che diventerà proprietario dell'edificio) a completamento di un intervento urbanistico più vasto comprendente tutte le proprietà dalle FFSS.
Proposta: ripartire da quel punto ma con un atteggiamento più attivo del Comune, per esempio la requisizione, nel determinare l'uso dello stabile e il possibile intervento urbanistico sull'area.
Attori: gli stessi del precedente incontro.

NOTA

AUTOGESTIONE DI UN EDIFICIO OCCUPATO DI PROPRIETÀ PUBBLICA
Via Orfanotrofio

Un edificio occupato non è un bivacco e neppure un domicilio provvisorio per persone o famiglie che cercano una soluzione qualsiasi al loro problema abitativo. E' un luogo in cui vengono agiti atti consapevoli e condivisi per tutelare un diritto, in questo caso il diritto all'abitare, e per sottrarre un bene pubblico alla speculazione immobiliare.
Un edificio occupato è un luogo di regole condivise, necessarie per conseguire quelle finalità. Regole ed atti configurano una esperienza di autogestione.
Questa esperienza inizia con un atto “fuori dalle regole dominanti”, che si giudica necessario perché in quelle regole non ci sono garanzie per i diritti delle persone e delle famiglie e in particolare perché il diritto all'abitare viene sostanzialmente negato. Pertanto è il senso di questa stessa esperienza che acquista un particolare valore perché accredita l'idea che i bisogni sociali fondamentali possono essere soddisfatti con pratiche sociali collaborative ed inclusive, piuttosto che competitive ed escludenti.
L'autogestione da forza al negoziato con gli interlocutori istituzionali e con la proprietà.

    Le regole sono le seguenti:
  1. Pulizia dei luoghi comuni e dei luoghi destinati alla socialità: deve essere eseguita a turno secondo uno schema concordato tra le famiglie e i volontari. Lo schema va affisso in un luogo visibile; in fase di avvio i luoghi comuni e i luoghi destinati alla socialità saranno ripuliti dagli uomini ivi residenti, in seguito a coprire i turni della scala A e della scala B saranno le donne. I volontari collaboreranno alla pulizia dei luoghi destinati alla socialità;
  2. Rifiuti: nessun rifiuto, di qualunque tipo può essere lasciato nei luoghi comuni (scale, pianerottoli, cortile, luoghi destinati alla socialità). Ogni famiglia deve provvedere allo smaltimento dei propri (gli ingombranti vanno portati all'eco centro, l'indifferenziata va portata nei contenitori verdi di P. Alfieri, la plastica e le lattine negli appositi sacchetti sul marciapiedi della strada, il vetro nella campana di piazza Catena). Quelli risultanti dalle iniziative di socialità vanno smaltiti dai volontari e dalle famiglie di volta in volta.
  3. Convivenza: il linguaggio deve essere misurato, signorile in presenza di donne, la presenza deve essere discreta, i convivi familiari non devono essere rumorosi, oltre le 11 ogni rumore che superi le pareti dell'alloggio deve cessare e ogni presenza di persone non residenti deve essere evitata.
  4. Quota da versare al fondo comune: le modalità possono essere diverse (quota fissa o % sul reddito); il senso è quello di accreditare l'idea di un affitto proporzionale al reddito; in fase di avvio e a partire dal mese di marzo la quota sarà di 10 euro a famiglia, che dovrà essere pagata entro il 15 del mese.
  5. Spese dell'energia elettrica: vanno divise in quote uguali tra le famiglie; i volontari si accolleranno un dodicesimo della spesa bolletta. E' evidente che la bolletta non può essere messa a carico dell'associazione. Raccomandazioni: cucinare solo con il gas, ridurre al minimo necessario l'uso di elettrodomestici e accenderli possibilmente nelle ore notturne.
  6. Riunione periodica: con scadenza da stabilirsi, per l'esame di problemi e per la verifica della condotta dell'autogestione (verifica dei redditi, delle occasioni di lavoro, dello stato dei rapporti con gli interlocutori istituzionali, delle regole su elencate). La prossima riunione è convocata per il 28 aprile.
Queste regole devono essere rispettate e i problemi di un certo rilievo vanno discusse nella riunione periodica. E' ovviamente richiesto e atteso un atteggiamento collaborativo e solidaristico da parte di tutti. Ogni opportunismo è bandito. La libertà di non rispettare queste regole implica l'uscita immediata da questa esperienza di autogestione e dunque dallo stabile.


AUTOGESTIONE DI UN EDIFICIO OCCUPATO DI PROPRIETÀ PUBBLICA
Via Allende

L'autogestione dell'edificio, vale a dire l'assunzione di responsabilità di ogni singolo inquilino circa i criteri d'uso di un immobile di proprietà pubblica con funzione di domicilio e residenza, è un orientamento che nasce naturalmente dalla storia sociale delle famiglie che al momento lo occupano. La decisione, presa collettivamente, di sottrarre all'incuria e all'abbandono l'edificio, restituendolo al suo valore d'uso ha in sé tutti i presupposti dell'autogestione e questo esercizio di potestà può ben essere compreso nel progetto di cui al decreto legge attuativo dell'articolo 19 della finanziari 2009, decreto che come è noto regola, nei modi e nei tempi, il trasferimento agli enti locali dei beni demaniali.
L'autogestione:
  1. regola tutte le normali funzioni di condominio;
  2. fissa il corrispettivo di ogni singolo inquilino per l'uso della singola unità abitativa e per l'accesso ai servizi centralizzati;
  3. verifica le condizioni sociali e di reddito che obbligano gli inquilini ad una mobilità da casa a casa verso il mercato privato delle locazioni oppure verso soluzioni in altro modo offerte (atc, agenzia casa del comune);
  4. promuove tutte le relazioni, tra inquilini e degli inquilini con il contesto urbano, che sono necessarie per dare senso compiuto al carattere pubblico dell'edificio, cioè di un bene comune, inalienabile e fruibile dall'insieme dei cittadini;
La presenza dell'associazione in questo esercizio di potestà, oltre che a rappresentare una garanzia per tutti i prevedibili sviluppi positivi della occupazione dell'edificio, mette una sottolineatura in più sul carattere pubblico dell'edificio e sulle finalità del suo uso. Vale a dire che il soggetto – Coordinamento Asti-Est - che qui appare a norma di legge “portatore di interessi diffusi” ha tutti i titoli per formalizzare, insieme alle famiglie occupanti, il progetto di autogestione, nonché per presentare lo stesso progetto, insieme all'edificio, come una delle risorse necessarie per tutelare il legame sociale della comunità cittadina e in particolare il diritto all'abitazione per tutte le famiglie (p.e. come centro di accoglienza per famiglie in emergenza abitativa).
Va da sé che fatto salvo il carattere pubblico dell'edificio e le finalità del progetto, né le famiglie attualmente titolari dell'autogestione, né l'associazione che al momento accompagna le stesse famiglie in questo esercizio di potestà, non vantano alcuna primogenitura e neppure oppongono eccezione verso chi volesse condividere la realizzazione del presente progetto.
Asti 31/05/11



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