lunedì 9 maggio 2011

MALAFEDE O INCOMPETENZA ?


Dall'andamento del processo a carico delle famiglie di Via Allende possiamo desumere che la tesi della condanna sia stata avvalorata con l'argomento che, al momento dell'occupazione, le famiglie disponevano di redditi sufficienti per affittare sul mercato delle locazioni. E' solo una ipotesi, essendo la certezza rimandata alla lettura delle motivazioni della sentenza. Sta di fatto che la misura dei redditi è stata al centro del dibattimento e tra i documenti più citati come prova ci sono stati gli estratti conto dell'inps di ogni singolo imputato.
Quegli estratti conto facevano parte, insieme ad altri che ne completavano la lettura (Cud, Ise, buste paga), del dossier portato al processo dagli stessi imputati a sostegno della loro difesa. Normalmente, servono per l'accertamento dell'ammontare dei contributi utili alla pensione, non servono per l'accertamento dei redditi, perché vi compaiono retribuzioni lorde reali e fittizie in relazione ai periodi di lavoro e di non lavoro (cassa integrazione, mobilità, ed altre).
Ora, mentre si può ragionevolmente supporre che i giudici non abbiano una grande dimestichezza con gli estratti conto dell'inps, non si può assolutamente ammettere che i funzionari dell'assessorato ai Servizi Sociali e l'assessore “competente” manipolino le cifre lì riportate per sostenere una tesi preconcetta e mostrino di non sapere a quali fonti ricorrere per conoscere i redditi reali delle famiglie.
Già al processo la testimonianza del funzionario del Comune è stata assai approssimativa e ingannevole, poi qualche giorno dopo a completare l'opera di disinformazione è arrivata una intervista televisiva dell'assessore, di lode dei giudici e della sentenza di condanna. Nell'intervista, con riferimento ad una delle famiglie occupanti, l'assessore ha indicato un reddito annuo di 25 mila euro a sostegno della tesi che lo “stato di necessità” per l'occupazione dello stabile di via Allende non sussisteva e il comportamento degli occupanti era stato fraudolento.
Quella cifra si ricava dall'estratto conto inps sommando retribuzioni lorde reali e retribuzioni fittizie, di un occupante che nel 2009 ha fatto 6 settimane di lavoro e 49 settimane di cassa integrazione. Come è noto a chi non è in malafede l'indennità di cassa integrazione è proporzionale alle ore di sospensione dal lavoro e, quando il periodo di sospensione dura un anno (52 settimane) l'indennità è massima ed è fissata per legge. Nel 2009 era, al lordo delle trattenute fiscali, di 816,56€/mese.
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Ma non si tratta solo della modestia delle cifre reali, c'è l'intermittenza di queste cifre (periodi che variano da pochi giorni a settimane, a mesi nei casi più fortunati) e l'implicita aleatorietà delle prospettive di lavoro e dunque di reddito, tutti requisiti negativi che rendono quasi impossibile l'accesso al mercato delle locazioni. L'aver già subito uno sfratto è per questo mercato assolutamente escludente, per non parlare della xenofobia. Concludiamo questa disamina annunciando che ricorreremo in appello contro la sentenza di condanna e verificheremo nelle dichiarazioni dell'assessore gli estremi per una denuncia per diffamazione.
COORDINAMENTO ASTI-EST

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