venerdì 6 maggio 2011

Foresteria ?


La proposta del sindaco, annunciata durante il consiglio comunale aperto, formalizzata con una delibera di giunta e con una lettera inviata alle famiglie “occupanti” di via Orfanotrofio, è troppo generica e carica di ambiguità per essere semplicemente accettata o respinta. Se si tratta di un progetto di “centro di accoglienza per famiglie”, oppure di “foresteria per famiglie”, vale a dire se si tratta di un nuovo strumento di politica sociale, allora lo si presenti come tale ad un tavolo partecipato, dove soggetti sociali e istituzionali lo possano accogliere, condividere o emendare con responsabilità. Sono anni che le Associazioni e i Sindacati rivendicano un tale strumento e la richiesta ha attraversato giunte di diverso colore politico. 
 
Come ognuno sa un progetto come quello non organizza solo spazi ma luoghi di vita, dunque deve essere dotato di un “piano di accompagnamento sociale”. Chi lo agisce e con chi (in questo caso si presume le famiglie in emergenza abitativa), in che modo e con quali finalità (il passaggio da casa a casa ?). Il Direttore della Casa di Riposo ci ha precisato che in quella struttura ci sono 1400 mq di superficie edilizia disponibili. Bene, quanti di quelli si vogliono utilizzare, la dimensione delle camere e dei luoghi comuni (cucina, refettorio, sala di ricreazione), i servizi, i finanziamenti, i tempi di realizzazione ? Nella proposta del Sindaco tutto questo ancora non c'è.
Diversamente, si tratterebbe di un semplice bivacco, per alcune delle famiglie “occupanti” di via Orfanotrofio (e le altre ?), accompagnato (forse) da qualche borsa lavoro, con il vincolo della temporaneità breve e la prospettiva del ritorno alla precarietà di cui le famiglie sono già state vittime. L'idea non è nuova. E' la stessa dell'assessore quando predica sulle “case parcheggio”. Insomma le famiglie trattate come valigie. Un risultato sicuro di una simile realizzazione, ovviamente non dichiarato, sarebbe la consegna della palazzina di via Orfanotrofio alla voracità delle immobiliari e delle corporazioni che sulla speculazione immobiliare hanno fatto la loro fortuna.
Il nodo della questione è proprio questo. Sono due anni che lo andiamo dicendo e la risposta del Sindaco e dell'assessore è sempre stata l'ordinaria amministrazione. Continuare ad assecondare un uso del territorio i cui protagonisti sono tra i principali responsabili della crisi sociale in corso, continuare ad affermare le ragioni di un “mercato” che ha funzionato come macchina moltiplicatrice di disuguaglianze equivale ad una dichiarazione di guerra dei ricchi contro i poveri. Sollevare la questione della “illegalità” delle “occupazioni”, in questo contesto, per usarla contro le famiglie (esclusione dai bandi atc ed altro) è una scelta dissennata. Come ognuno sa ciò che è legale non sempre è giusto. Su questa distinzione si fonda l'intera giurisdizione e in questo momento di crisi sociale da questa distinzione muove qualunque seria riflessione sulle cause e le conseguenze della precarietà.
Il Sindaco e l'Assessore e la giunta questa riflessione non la vogliono fare. Sollecitati rispondono con un fiume di parole, promesse non mantenute e un disgustoso paternalismo. Quando questioni di giustizia, di equità, di lavoro, di diritti costituzionali mostrano cause che vanno al di la della responsabilità e del potere del singolo cittadino, coinvolgendone centinaia, l'atteggiamento del sindaco, dell'assessore e della giunta è di rassegnazione. Così va il mondo. Ma fanno anche di peggio. Attribuendo la crisi sociale ad una legge di natura, premiano i responsabili e bastonano le vittime.
Poiché si profila per l'ennesima volta un incontro ai “massimi livelli” (osservatorio, unità di crisi, tavolo in capo al prefetto...) l'Associazione scrivente (Il Coordinamento Asti-Est) ribadisce il proprio punto di vista:
La crisi sociale (ma sarebbe meglio dire la guerra dei ricchi contro i poveri) moltiplica il numero delle famiglie con problemi abitativi. Di contro, la disponibilità di alloggi popolari è poco meno che residuale. La sequenza delle consegne di nuovi alloggi popolari al Comune lo dimostra inequivocabilmente: 15 nel 2005, 0 nel 2006, 0 nel 2007, 18 nel 2008, 0 nel 2009, 0 nel 2010, siamo ad aprile del 2011 e i 108 annunciati si devono ancora vedere e non saranno disponibili tutti in una volta. Intanto le graduatorie biennali dell'atc si riempiono ogni volta di 600/700 aspiranti assegnatari.
Il mercato delle locazioni è escludente per le famiglie con redditi modesti e intermittenti, gli appelli al buon cuore dei proprietari di case affogano, salvo rare eccezioni, nell'egoismo sociale che domina la cultura del tempo presente, e i risarcimenti con denaro pubblico finiscono con il favorire le immobiliari. Gli strumenti di prevenzione degli sfratti messi in campo da enti pubblici e associazioni sono importanti ma si offrono ad una fascia di cittadini diversa da quella in cui si manifesta l'emergenza abitativa. Anche il progetto di “foresteria” presso la Casa di Riposo, se fosse realizzato, non potrebbe funzionare se non garantisse alla fine “il passaggio da casa a casa”, delle famiglie in emergenza abitativa.
Dunque, se non si accresce subito la disponibilità di nuovi alloggi popolari o a canone calmierato, non solo non si affronterebbero nessuna delle cause del problema abitativo ma si aggraverebbe l'emergenza.
L'associazione come è noto, ha questo orientamento e con la solidarietà e il sostegno di altre associazioni e di cittadini ha avviato le esperienze di via Allende e via Orfanotrofio. Sono esperienze che devono essere valorizzate, non demonizzate come hanno fatto finora Sindaco, Assessore e Giunta. Facciamo osservare che non si tratta solo delle sorti delle famiglie di via Orfanotrofio e di via Allende, si tratta delle decine di altre che si sono rivolte allo sportello di segretariato dell'Associazione, e delle centinaia in graduatoria di cui l'assessore loda solo la passività e la disponibilità a sopportare qualunque, anche la peggiore, condizione abitativa.
L'edificio di via Allende e di via Orfanotrofio sono di proprietà pubblica. Devono restare di proprietà pubblica, non devono essere venduti o fatti occasione di speculazioni immobiliari. Quello di via Allende è già un edificio residenziale, bisogna trovare il modo di passarlo in amministrazione all'atc. Quello di via Orfanotrofio è compreso nella variante urbanistica che detta le previsioni per l'uso degli edifici e delle aree dismesse dall'Asl. Nello studio di fattibilità a corredo della variante c'è una previsione per quell'edificio: un intervento di ristrutturazione sull'intero corpo per ricavarne 19 alloggi di edilizia residenziale pubblica. Bisogna fare in modo che quell'intervento si realizzi. Si tratta complessivamente di 25 alloggi di proprietà pubblica che al momento danno domicilio a 25 famiglie che altrimenti andrebbero ad ingrossare il malessere cittadino.
Ci sono in città migliaia di alloggi sfitti e decine di edifici dismessi vuoti. Si cominci a censirli e a distinguere tra la proprietà di piccoli risparmiatori, Enti pubblici e immobiliari. Le proprietà pubbliche di cui è possibile il riuso a scopi sociali, devono rimanere pubbliche. Se in città ci sono gruppi di cittadini ricchi o corporazioni che agiscono sul mercato con intenti speculativi e che possono prescindere dal valore d'uso degli immobili di loro proprietà (fino a lasciarli vuoti per anni o per tutti gli anni che sono necessari per portare a compimento operazioni finanziarie), allora bisogna che qualcuno li metta in condizioni di non nuocere e di svolgere le loro attività nel rispetto degli articoli 41 e 42 della Costituzione
Il diritto alla casa delle famiglie “occupanti” è al momento agito in modo tale da prefigurare una locazione sostenibile per famiglie i cui redditi sono modesti o intermittenti. Queste famiglie non sono un informe gruppo di protestatari, opportunisti e fraudolenti. Sono famiglie normali, che hanno sempre vissuto di lavoro salariato, hanno i figli a scuola, hanno dei progetti di vita e in questo particolare frangente (in cui l'illegalità è solo il doveroso rifiuto di una ingiustizia) li offrono alle altre famiglie e alla città, come progetti possibili. Sono quasi tutte in graduatoria atc, alcune con punteggio elevato. Meritano rispetto e ascolto ad un tavolo partecipato (istituzioni e associazioni), non le minacce e il paternalismo.

Asti 06/05/11

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