La
proposta del sindaco, annunciata durante il consiglio comunale
aperto, formalizzata con una delibera di giunta e con una lettera
inviata alle famiglie “occupanti” di via Orfanotrofio, è troppo
generica e carica di ambiguità per essere semplicemente accettata o
respinta. Se si tratta di un progetto di “centro di accoglienza
per famiglie”, oppure di “foresteria per famiglie”,
vale a dire se si tratta di un nuovo strumento di politica sociale,
allora lo si presenti come tale ad un tavolo partecipato, dove
soggetti sociali e istituzionali lo possano accogliere, condividere o
emendare con responsabilità. Sono anni che le Associazioni e i
Sindacati rivendicano un tale strumento e la richiesta ha
attraversato giunte di diverso colore politico.
Come
ognuno sa un progetto come quello non organizza solo spazi ma
luoghi di vita, dunque deve essere dotato di un “piano di
accompagnamento sociale”. Chi lo agisce e con chi (in questo
caso si presume le famiglie in emergenza abitativa), in che modo e
con quali finalità (il passaggio da casa a casa ?). Il Direttore
della Casa di Riposo ci ha precisato che in quella struttura ci sono
1400 mq di superficie edilizia disponibili. Bene, quanti di quelli si
vogliono utilizzare, la dimensione delle camere e dei luoghi comuni
(cucina, refettorio, sala di ricreazione), i servizi, i
finanziamenti, i tempi di realizzazione ? Nella proposta del Sindaco
tutto questo ancora non c'è.
Diversamente,
si tratterebbe di un semplice bivacco, per alcune delle
famiglie “occupanti” di via Orfanotrofio (e le altre ?),
accompagnato (forse) da qualche borsa lavoro, con il vincolo della
temporaneità breve e la prospettiva del ritorno alla precarietà di
cui le famiglie sono già state vittime. L'idea non è nuova. E' la
stessa dell'assessore quando predica sulle “case parcheggio”.
Insomma le famiglie trattate come valigie. Un risultato sicuro di una
simile realizzazione, ovviamente non dichiarato, sarebbe la consegna
della palazzina di via Orfanotrofio alla voracità delle immobiliari
e delle corporazioni che sulla speculazione immobiliare hanno fatto
la loro fortuna.
Il
nodo della questione è proprio questo. Sono due anni che lo
andiamo dicendo e la risposta del Sindaco e dell'assessore è sempre
stata l'ordinaria amministrazione. Continuare ad assecondare un uso
del territorio i cui protagonisti sono tra i principali responsabili
della crisi sociale in corso, continuare ad affermare le ragioni di
un “mercato” che ha funzionato come macchina moltiplicatrice di
disuguaglianze equivale ad una dichiarazione di guerra dei ricchi
contro i poveri. Sollevare la questione della “illegalità”
delle “occupazioni”, in questo contesto, per usarla contro le
famiglie (esclusione dai bandi atc ed altro) è una scelta
dissennata. Come ognuno sa ciò che è legale non sempre è
giusto. Su questa distinzione si fonda l'intera giurisdizione e
in questo momento di crisi sociale da questa distinzione muove
qualunque seria riflessione sulle cause e le conseguenze della
precarietà.
Il
Sindaco e l'Assessore e la giunta questa riflessione non la
vogliono fare. Sollecitati rispondono con un fiume di parole,
promesse non mantenute e un disgustoso paternalismo. Quando questioni
di giustizia, di equità, di lavoro, di diritti costituzionali
mostrano cause che vanno al di la della responsabilità e del
potere del singolo cittadino, coinvolgendone centinaia,
l'atteggiamento del sindaco, dell'assessore e della giunta è di
rassegnazione. Così va il mondo. Ma fanno anche di peggio.
Attribuendo la crisi sociale ad una legge di natura, premiano i
responsabili e bastonano le vittime.
Poiché
si profila per l'ennesima volta un incontro ai “massimi livelli”
(osservatorio, unità di crisi, tavolo in capo al prefetto...)
l'Associazione scrivente (Il Coordinamento Asti-Est) ribadisce
il proprio punto di vista:
La
crisi sociale (ma sarebbe meglio dire la guerra dei ricchi contro i
poveri) moltiplica il numero delle famiglie con problemi
abitativi. Di contro, la
disponibilità di alloggi popolari è poco meno che
residuale. La sequenza delle consegne di nuovi alloggi popolari
al Comune lo dimostra inequivocabilmente: 15 nel 2005, 0 nel 2006,
0 nel 2007, 18 nel 2008, 0 nel 2009, 0 nel 2010, siamo ad aprile del
2011 e i 108 annunciati si devono ancora vedere e non saranno
disponibili tutti in una volta. Intanto le graduatorie biennali
dell'atc si riempiono ogni volta di 600/700 aspiranti assegnatari.
Il
mercato delle locazioni è escludente per le famiglie con
redditi modesti e intermittenti, gli appelli al buon cuore dei
proprietari di case affogano, salvo rare eccezioni, nell'egoismo
sociale che domina la cultura del tempo presente, e i risarcimenti
con denaro pubblico finiscono con il favorire le immobiliari. Gli
strumenti di prevenzione degli sfratti messi in campo da enti
pubblici e associazioni sono importanti ma si offrono ad una fascia
di cittadini diversa da quella in cui si manifesta l'emergenza
abitativa. Anche il progetto di “foresteria” presso la
Casa di Riposo, se fosse realizzato, non potrebbe funzionare se non
garantisse alla fine “il passaggio da casa a casa”, delle
famiglie in emergenza abitativa.
Dunque,
se non si accresce subito la disponibilità di nuovi alloggi
popolari o a canone calmierato, non solo non si affronterebbero
nessuna delle cause del problema abitativo ma si aggraverebbe
l'emergenza.
L'associazione
come è noto, ha questo orientamento e con la solidarietà e il
sostegno di altre associazioni e di cittadini ha avviato le
esperienze di via Allende e via Orfanotrofio. Sono esperienze che
devono essere valorizzate, non demonizzate come hanno fatto
finora Sindaco, Assessore e Giunta. Facciamo osservare che non si
tratta solo delle sorti delle famiglie di via Orfanotrofio e di via
Allende, si tratta delle decine di altre che si sono rivolte allo
sportello di segretariato dell'Associazione, e delle centinaia in
graduatoria di cui l'assessore loda solo la passività e la
disponibilità a sopportare qualunque, anche la peggiore, condizione
abitativa.
L'edificio
di via Allende e di via Orfanotrofio sono di proprietà pubblica.
Devono restare di proprietà pubblica, non devono essere venduti
o fatti occasione di speculazioni immobiliari. Quello di via
Allende è già un edificio residenziale, bisogna trovare il modo
di passarlo in amministrazione all'atc. Quello di via Orfanotrofio è
compreso nella variante urbanistica che detta le previsioni per l'uso
degli edifici e delle aree dismesse dall'Asl. Nello studio di
fattibilità a corredo della variante c'è una previsione per
quell'edificio: un intervento di ristrutturazione sull'intero
corpo per ricavarne 19 alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Bisogna fare in modo che quell'intervento si realizzi. Si tratta
complessivamente di 25 alloggi di proprietà pubblica che al momento
danno domicilio a 25 famiglie che altrimenti andrebbero ad ingrossare
il malessere cittadino.
Ci
sono in città migliaia di alloggi sfitti e decine di edifici
dismessi vuoti. Si cominci a censirli e a distinguere tra la
proprietà di piccoli risparmiatori, Enti pubblici e immobiliari. Le
proprietà pubbliche di cui è possibile il riuso a scopi sociali,
devono rimanere pubbliche. Se in città ci sono gruppi di
cittadini ricchi o corporazioni che agiscono sul mercato con intenti
speculativi e che possono prescindere dal valore d'uso degli immobili
di loro proprietà (fino a lasciarli vuoti per anni o per tutti gli
anni che sono necessari per portare a compimento operazioni
finanziarie), allora bisogna che qualcuno li metta in condizioni di
non nuocere e di svolgere le loro attività nel rispetto degli
articoli 41 e 42 della Costituzione
Il
diritto alla casa delle famiglie “occupanti” è al momento agito
in modo tale da prefigurare una locazione sostenibile per
famiglie i cui redditi sono modesti o intermittenti. Queste famiglie
non sono un informe gruppo di protestatari, opportunisti e
fraudolenti. Sono famiglie normali, che hanno sempre vissuto
di lavoro salariato, hanno i figli a scuola, hanno dei progetti di
vita e in questo particolare frangente (in cui l'illegalità è
solo il doveroso rifiuto di una ingiustizia) li offrono alle altre
famiglie e alla città, come progetti possibili. Sono quasi
tutte in graduatoria atc, alcune con punteggio elevato.
Meritano rispetto e ascolto ad un tavolo partecipato (istituzioni e
associazioni), non le minacce e il paternalismo.
Asti
06/05/11
Nessun commento:
Posta un commento