venerdì 15 giugno 2012

SPAZIO SOCIALE ALLA EX CASA DEI METALLURGICI


L'occupazione della ex mutua ed ex casa dei metallurgici ha il senso di una restituzione alla città di un edificio altrimenti destinato alla speculazione immobiliare e di un immaginario a quello storicamente legato altrimenti destinato al dimenticatoio della storia della città. Un doppio movimento che adesso ha preso le forme di una domiciliarità per undici famiglie sfrattate e di uno spazio sociale in cui giovani artisti e performer dell'intrattenimento socializzano i loro saperi e il loro saper fare.

L'occupazione nasce, per definizione, come azione pubblica e procede come se la proprietà e i pubblici poteri che la tutelano avessero deciso una cessione di sovranità al collettivo di famiglie e giovani artisti che quella occupazione l'hanno agita e la agiscono tuttora. Cosa che evidentemente non è e che determina quella particolare condizione di problema sospeso, carico di tensioni e gravido di soluzioni opposte.
La soluzione, qualunque sarà, avrà dunque carattere pubblico e dirà se il presente conflitto sociale, che come è noto nasce in un contesto di affermazione/crisi del neoliberismo, può evolvere verso una alternativa; quella società cooperante e solidale che ispira questa e altre centinaia di esperienze.
Lo spazio sociale, da un anno a questa parte, ha risposto alla esigenza, certamente sentita da una minoranza ma non per questa meno ricca di potenzialità, di sintonie e di sviluppi, di sottrarre la cultura alla fabbrica del consenso. Le esperienze fatte o in via di realizzazione si devono considerare come l'espressione della coscienza critica e creativa di persone e collettivi che hanno inteso sottrarsi agli imperativi del mercato e agli spiriti animali di questo.
Che tutto ciò avvenga in un edificio dove, a cavallo degli anni 20, il sindacato dei metallurgici ha organizzato le proprie attività di “mutuo soccorso”, in seguito soppresse dai fascisti, non è solo casuale. A ben vedere, quella esperienza rivela tutta la sua attualità. Ormai quasi cancellata la politica del welfare e la cultura dei diritti che la ispirava, essendo evanescenti le forme costituzionali di esercizio della sovranità popolare, trasferita quella reale alle corporation e agli organismi sovranazionali della economia, dunque con una situazione in cui la democrazia è ridotta ad un simulacro, l'esperienza del “mutuo soccorso”, cioè dell'auto-organizzazione della vita sociale, potrebbe essere la strada giusta per uscire dal presente pantano, la strada della consapevolezza, della responsabilità e della dignità.

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