L'occupazione
della ex mutua ed ex casa dei metallurgici ha il senso di una
restituzione alla città di un edificio altrimenti destinato alla
speculazione immobiliare e di un immaginario a quello storicamente
legato altrimenti destinato al dimenticatoio della storia della
città. Un doppio movimento che adesso ha preso le forme di una
domiciliarità per undici famiglie sfrattate e di uno spazio sociale
in cui giovani artisti e performer dell'intrattenimento socializzano
i loro saperi e il loro saper fare.
L'occupazione
nasce, per definizione, come azione pubblica e procede come se la
proprietà e i pubblici poteri che la tutelano avessero deciso una
cessione di sovranità al collettivo di famiglie e giovani artisti
che quella occupazione l'hanno agita e la agiscono tuttora. Cosa che
evidentemente non è e che determina quella particolare condizione di
problema sospeso, carico di tensioni e gravido di soluzioni
opposte.
La
soluzione, qualunque sarà, avrà dunque carattere pubblico e dirà
se il presente conflitto sociale, che come è noto nasce in un
contesto di affermazione/crisi del neoliberismo, può evolvere verso
una alternativa; quella società cooperante e solidale che ispira
questa e altre centinaia di esperienze.
Lo
spazio sociale, da un anno a questa parte, ha risposto alla esigenza,
certamente sentita da una minoranza ma non per questa meno ricca di
potenzialità, di sintonie e di sviluppi, di sottrarre la cultura
alla fabbrica del consenso. Le esperienze fatte o in via di
realizzazione si devono considerare come l'espressione della
coscienza critica e creativa di persone e collettivi che hanno inteso
sottrarsi agli imperativi del mercato e agli spiriti animali di
questo.
Che
tutto ciò avvenga in un edificio dove, a cavallo degli anni 20, il
sindacato dei metallurgici ha organizzato le proprie attività di
“mutuo soccorso”, in seguito soppresse dai fascisti, non è solo
casuale. A ben vedere, quella
esperienza rivela tutta la sua attualità. Ormai quasi cancellata la
politica del welfare e la cultura dei diritti che la ispirava,
essendo evanescenti le forme costituzionali di esercizio della
sovranità popolare, trasferita quella reale alle corporation e agli
organismi sovranazionali della economia, dunque con una situazione in
cui la democrazia è ridotta ad un simulacro, l'esperienza del
“mutuo soccorso”, cioè dell'auto-organizzazione della vita
sociale, potrebbe essere la strada giusta per uscire dal presente
pantano, la strada della consapevolezza, della responsabilità e
della dignità.
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