I
primi incontri con la nuova amministrazione, in particolare quello di
mercoledì scorso (20 giugno), ci restituiscono dei nostri
interlocutori un profilo dialogante e aperto all'esame di problemi.
L'agenda che hanno messo in campo incontra in più punti quella
dell'Associazione. Persino la loro l'analisi del contesto
socio/economico, la gravità della crisi, le minacce che da quella
vengono, condivide parte della nostra analisi.
La
dichiarata intenzione di non delegare i problemi della condizione
abitativa all'assessorato dei Servizi Sociali, ma di coinvolgervi
altri assessorati, in particolare l'urbanistica e il bilancio, è
apparsa decisamente una novità da apprezzare, cosi purè
l'intenzione di muovere la partecipazione di altri enti e
associazioni, attraverso strumenti di democrazia partecipata,
rafforza questo profilo dialogante della nuova giunta.
Al
momento però siamo ancora lontani dalle asprezze delle situazioni di
cui l'associazione e le famiglie hanno esperienza: l'emergenza
diventata cronica, come affrontarla, prevenirla, rimuoverne
possibilmente le cause. Inoltre su questo stesso ordine di problemi,
non siamo i soli interlocutori della giunta. La rilevanza di questo
fatto emergerà più oltre, perché le molte attese che accompagnano
l'assessore ai primi passi possono assumere le forme più varie e,
alla lunga, il risultato dipenderà tanto da queste ultime quanto
dall'orientamento dell'assessore e della giunta.
Le
nostre attese, è bene rilevarlo, sono mosse da una associazione di
famiglie, cioè da un soggetto sociale, con una propria autonomia di
analisi e di decisione. L'incontro di mercoledì lo ha dimostrato,
come lo dimostra tutto il nostro recente passato. Noi vogliamo
affrontare un problema sociale, non il problema di questo o di
quello, noi vogliamo affermare un diritto che consideriamo non
negoziabile..
Altre
attese, di persone e famiglie, sicuramente più numerose di quelle
che si accompagnano all'Associazione, si compongono in modo diverso,
seguendo la morale corrente e il senso comune, l'idea che ognuno
debba pensare a sé e affidarsi alle decisioni dell'autorità
costituita. L'assessore, nella sua disamina, ne ha fatto un cenno,
alla sua porta c'è già la coda.
Non
è una differenza da poco. Si tratta del grado di consapevolezza dei
problemi e della loro percezione, più o meno condivisa, da cui
derivano modi radicalmente diversi di interrogare l'amministrazione.
La nostra convinzione è che ponendosi come soggetto sociale sia
possibile rendere trasparente la verifica di ogni atto della giunta,
senza perdere di vista, nemmeno per un momento, i reali interessi
delle famiglie. In più, e in relazione con altri soggetti sociali
cittadini, possiamo far emergere i limiti reali di questa
amministrazione, quelli che derivano dalla gabbia di poteri e di
leggi in cui è costretto oggi il ruolo dell'ente locale.
Non
lo dicono solo le associazioni antagoniste, lo dice l'ultima ricerca
del Censis a proposito delle forme più irriverenti e non conformi di
cittadinanza attiva:
“Non
è una protesta stile vecchi tempi, identitaria o solo
rivendicativo-sindacale. Perché «si è dissipata la fiducia nei
soggetti della mediazione», la quale d'altro canto è diventata
impossibile da quando i gradi di libertà con cui i poteri
nazionali e locali possono rispondere alle domande del corpo sociale
si sono ristretti a quasi zero”.
Deriva
da questa condizione, che in termini più giuridici altri dicono di
perdita della sovranità o trasferimento di quella a soggetti
sovranazionali senza alcuna legittimazione democratica, la nostra
necessità di opporre la nostra interpretazione dei fatti, le nostre
azioni, alle interpretazioni del potere dominante, dei tribunali e
del senso comune.
Ed
è per questa situazione, non per una forzatura ideologica, che
siamo spinti a cambiare linguaggio e a rovesciare i paradigmi
correnti. I nostri sono atti di disobbedienza civile, non atti fuori
legge, sono atti a vocazione costituente perché declinano una scala
di priorità, di valori, di modelli, opposta a quella dominante. Non
tutto ciò che è legale è giusto perché la violazione dei diritti
della persona interroga in primo luogo la coscienza di ciascuno di
noi, non i codici.
Da
questo punto di vista, due incontri con il sindaco e l'assessore, per
quanto condotti in modo piacevolmente dialogante, non potevano dirci
gran che. Una certezza però l'abbiamo, se viene meno il nostro ruolo
e se gli altri soggetti sociali cittadini si limitano ad essere la
coscienza critica della nuova giunta, ben difficilmente potranno
essere affrontati i problemi sociali del momento e anche le migliori
intenzioni saranno immiserite in atti filantropici e compassionevoli,
vale a dire conformi allo stato di cose presente.
Per
il Coordinamento Asti-Est
Carlo
Sottile, Luca Squillia, Samuele Gullino, Oreste Borra
Nessun commento:
Posta un commento