venerdì 29 giugno 2012

C'È MODO E MODO DI INTERROGARE LA NUOVA GIUNTA


I primi incontri con la nuova amministrazione, in particolare quello di mercoledì scorso (20 giugno), ci restituiscono dei nostri interlocutori un profilo dialogante e aperto all'esame di problemi. L'agenda che hanno messo in campo incontra in più punti quella dell'Associazione. Persino la loro l'analisi del contesto socio/economico, la gravità della crisi, le minacce che da quella vengono, condivide parte della nostra analisi.

La dichiarata intenzione di non delegare i problemi della condizione abitativa all'assessorato dei Servizi Sociali, ma di coinvolgervi altri assessorati, in particolare l'urbanistica e il bilancio, è apparsa decisamente una novità da apprezzare, cosi purè l'intenzione di muovere la partecipazione di altri enti e associazioni, attraverso strumenti di democrazia partecipata, rafforza questo profilo dialogante della nuova giunta.
Al momento però siamo ancora lontani dalle asprezze delle situazioni di cui l'associazione e le famiglie hanno esperienza: l'emergenza diventata cronica, come affrontarla, prevenirla, rimuoverne possibilmente le cause. Inoltre su questo stesso ordine di problemi, non siamo i soli interlocutori della giunta. La rilevanza di questo fatto emergerà più oltre, perché le molte attese che accompagnano l'assessore ai primi passi possono assumere le forme più varie e, alla lunga, il risultato dipenderà tanto da queste ultime quanto dall'orientamento dell'assessore e della giunta.
Le nostre attese, è bene rilevarlo, sono mosse da una associazione di famiglie, cioè da un soggetto sociale, con una propria autonomia di analisi e di decisione. L'incontro di mercoledì lo ha dimostrato, come lo dimostra tutto il nostro recente passato. Noi vogliamo affrontare un problema sociale, non il problema di questo o di quello, noi vogliamo affermare un diritto che consideriamo non negoziabile..
Altre attese, di persone e famiglie, sicuramente più numerose di quelle che si accompagnano all'Associazione, si compongono in modo diverso, seguendo la morale corrente e il senso comune, l'idea che ognuno debba pensare a sé e affidarsi alle decisioni dell'autorità costituita. L'assessore, nella sua disamina, ne ha fatto un cenno, alla sua porta c'è già la coda.
Non è una differenza da poco. Si tratta del grado di consapevolezza dei problemi e della loro percezione, più o meno condivisa, da cui derivano modi radicalmente diversi di interrogare l'amministrazione. La nostra convinzione è che ponendosi come soggetto sociale sia possibile rendere trasparente la verifica di ogni atto della giunta, senza perdere di vista, nemmeno per un momento, i reali interessi delle famiglie. In più, e in relazione con altri soggetti sociali cittadini, possiamo far emergere i limiti reali di questa amministrazione, quelli che derivano dalla gabbia di poteri e di leggi in cui è costretto oggi il ruolo dell'ente locale.
Non lo dicono solo le associazioni antagoniste, lo dice l'ultima ricerca del Censis a proposito delle forme più irriverenti e non conformi di cittadinanza attiva:
Non è una protesta stile vecchi tempi, identitaria o solo rivendicativo-sindacale. Perché «si è dissipata la fiducia nei soggetti della mediazione», la quale d'altro canto è diventata impossibile da quando i gradi di libertà con cui i poteri nazionali e locali possono rispondere alle domande del corpo sociale si sono ristretti a quasi zero”.
Deriva da questa condizione, che in termini più giuridici altri dicono di perdita della sovranità o trasferimento di quella a soggetti sovranazionali senza alcuna legittimazione democratica, la nostra necessità di opporre la nostra interpretazione dei fatti, le nostre azioni, alle interpretazioni del potere dominante, dei tribunali e del senso comune.
Ed è per questa situazione, non per una forzatura ideologica, che siamo spinti a cambiare linguaggio e a rovesciare i paradigmi correnti. I nostri sono atti di disobbedienza civile, non atti fuori legge, sono atti a vocazione costituente perché declinano una scala di priorità, di valori, di modelli, opposta a quella dominante. Non tutto ciò che è legale è giusto perché la violazione dei diritti della persona interroga in primo luogo la coscienza di ciascuno di noi, non i codici.
Da questo punto di vista, due incontri con il sindaco e l'assessore, per quanto condotti in modo piacevolmente dialogante, non potevano dirci gran che. Una certezza però l'abbiamo, se viene meno il nostro ruolo e se gli altri soggetti sociali cittadini si limitano ad essere la coscienza critica della nuova giunta, ben difficilmente potranno essere affrontati i problemi sociali del momento e anche le migliori intenzioni saranno immiserite in atti filantropici e compassionevoli, vale a dire conformi allo stato di cose presente.


Per il Coordinamento Asti-Est
Carlo Sottile, Luca Squillia, Samuele Gullino, Oreste Borra

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