giovedì 7 giugno 2012

LO STATO DELLE COSE


Lo scenario che abbiamo sotto gli occhi adesso è il seguente:
  • c'è una offerta di case popolari modesta, quasi residuale (se confrontata con il bisogno abitativo insoddisfatto);
  • ci sono centinaia di famiglie/persone, con redditi modesti o intermittenti, in cerca di una casa popolare (molte affollano inutilmente le graduatorie atc), tra cui prende forma una emergenza abitativa senza fine;
  • ci sono migliaia di alloggi sfitti e decine di manufatti edilizi vuoti di proprietà pubblica e privata, in attesa di “valorizzazione mercantile”, oppure già valori di scambio nel mare della speculazione finanziaria.
Questo scenario, socialmente devastante, perché all'impoverimento della maggioranza della popolazione corrisponde un ulteriore aumento della ricchezza della minoranza, è l'esito di un insieme di decisioni politico/sociali, ispirate all'idea che il mercato possa garantire equità e il miglior utilizzo delle risorse.

Risulta evidente che l'uscita da quello scenario (affinché i diritti sociali siano rispettati, in primo luogo quelli che comprendono i diritti fondamentali della persona, come il diritto all'abitare), richiede:

  • da parte delle amministrazioni pubbliche atti fuori dall'ordinaria amministrazione, atti straordinari che diano il senso di un reale cambiamento e comunichino l'idea che i diritti della persona (che l'art.3 della Costituzione impone di tutelare) non sono negoziabili;
  • da parte delle associazioni, sindacati, gruppi di cittadinanza attiva, atti a vocazione costituente vale a dire che agiscano subito, in presenza di diritti della persona o bisogni di vita negati, una risposta concreta e diano l'idea di una società solidale e cooperante.
Cosa ci aspettiamo dunque da questa amministrazione:

  • una azione o più azioni immediate che blocchino l'esecuzione degli sfratti in corso (al secondo accesso senza alternativa abitativa) e diano una dimora dignitosa alle famiglie che in questo momento subiscono condizioni abitative insostenibili (al Maina, negli edifici in vendita giudiziaria);
  • l'apertura di un dialogo attorno ad un tavolo largamente partecipato che fin da subito abbia il carattere di osservatorio/promotore di politiche sociali e che riprenda, una per una, le questioni lasciate aperte dalla precedente amministrazione (la gestione dell'emergenza, le “occupazioni” in corso, le azioni di prevenzione e quelle che affrontano le cause del problema, l'uso degli edifici inutilizzati di proprietà pubblica e privata, la sottoutilizzazione degli alloggi atc, le sanatorie atc...).


ciclinpropviamonti62asti6giugno2012


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