Lo
scenario che abbiamo sotto gli occhi adesso è il seguente:
- c'è una offerta di case popolari modesta, quasi residuale (se confrontata con il bisogno abitativo insoddisfatto);
- ci sono centinaia di famiglie/persone, con redditi modesti o intermittenti, in cerca di una casa popolare (molte affollano inutilmente le graduatorie atc), tra cui prende forma una emergenza abitativa senza fine;
Risulta evidente che l'uscita da quello
scenario (affinché i diritti sociali siano rispettati, in
primo luogo quelli che comprendono i diritti fondamentali della
persona, come il diritto all'abitare), richiede:
- da parte delle amministrazioni pubbliche atti fuori dall'ordinaria amministrazione, atti straordinari che diano il senso di un reale cambiamento e comunichino l'idea che i diritti della persona (che l'art.3 della Costituzione impone di tutelare) non sono negoziabili;
- da parte delle associazioni, sindacati, gruppi di cittadinanza attiva, atti a vocazione costituente vale a dire che agiscano subito, in presenza di diritti della persona o bisogni di vita negati, una risposta concreta e diano l'idea di una società solidale e cooperante.
Cosa
ci aspettiamo dunque da questa amministrazione:
- una azione o più azioni immediate che blocchino l'esecuzione degli sfratti in corso (al secondo accesso senza alternativa abitativa) e diano una dimora dignitosa alle famiglie che in questo momento subiscono condizioni abitative insostenibili (al Maina, negli edifici in vendita giudiziaria);
- l'apertura di un dialogo attorno ad un tavolo largamente partecipato che fin da subito abbia il carattere di osservatorio/promotore di politiche sociali e che riprenda, una per una, le questioni lasciate aperte dalla precedente amministrazione (la gestione dell'emergenza, le “occupazioni” in corso, le azioni di prevenzione e quelle che affrontano le cause del problema, l'uso degli edifici inutilizzati di proprietà pubblica e privata, la sottoutilizzazione degli alloggi atc, le sanatorie atc...).
ciclinpropviamonti62asti6giugno2012
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