L'incontro
avvenuto giovedì in Piazza San Secondo, pare abbia soddisfatto
almeno una aspettativa, quella di un
assessore dialogante. Prerogativa che
l'interessato ha confermato il martedì seguente quando, nel corso di
un picchetto antisfratto, ha concorso ad ottenere un rinvio
dell'esecuzione di 25 giorni. Certo, le parole e le intenzioni
dichiarate da quel ruolo possono essere solo una trappola,
preordinata o ordita dalle circostanze, ma danno all'interlocutore
che la sa cogliere, l'opportunità di
rendere più convincenti le sue scelte, agli
occhi di una opinione pubblica ancora troppo condizionata dalla
cultura Mainstream.
L'associazione
non mancherà di cogliere questa opportunità. In ogni caso, come
hanno dato ad intendere i suoi volontari, con una breve e pubblica
infrazione al regolamento durante la prima riunione del Consiglio
rinnovato, l'associazione come sempre non discosterà il proprio
giudizio dai fatti.
Per
il resto vedremo come la nuova giunta nel suo insieme darà seguito
all'intenzione di riprendere il dialogo che la precedente
amministrazione aveva aperto e subito soffocato. Le questioni
sono note: una emergenza abitativa che si è fatta normalità come
effetto combinato della speculazione immobiliare e della precarietà
dei redditi da lavoro; la modestia per non dire residualità della
offerta di abitazioni a canone sociale; le politiche xenofobe e
autoreferenziali; un contenzioso tra Comune e atc che rischia di
essere pagato da inquilini in difficoltà e così via. Con quali
modalità verranno affrontate tali questioni, quali prospettive si
apriranno per centinaia di persone e famiglie a cui è già negato o
irrimediabilmente compromesso il diritto alla casa ?
Come
abbiamo già detto non sarà facile rompere la gabbia del
neoliberismo e della cultura che tutto ha sovvertito dei valori
costituzionali perché, al di
là dell'esordio della nuova giunta e delle aspettative che lo
accompagnano, l'analisi del contesto e delle vicende che lo
attraversano conferma che un cambiamento è possibile, nelle
condizioni sociali e di vita della città, solo se si realizzano due
condizioni.
La
prima dipende per intero dai soggetti sociali che in questi anni
hanno agito conflitti in difesa dei diritti costituzionali e della
persona, con l'idea di una società cooperante e solidaristica. Vale
a dire la capacità di moltiplicare le azioni con vocazione
costituente, quelle che un tempo si definivano di “pratica
dell'obiettivo” e adesso sentiamo necessitate dall'impossibilità
di negoziare qualcosa con alcun che, in un contesto in cui domina lo
scambio tra diritti ad una vita dignitosa e interessi delle banche e
delle multinazionali.
La
seconda dipende dalla capacità dell'assessore e della giunta di
uscire fuori dall'ordinaria amministrazione, fuori dagli esiti
meramente compassionevoli a cui quello scambio costringe, fuori
dalla storia ultra-decennale di un governo del territorio in mano al
partito del mattone e di un governo della città in mano alla
possidenza e alle corporazioni, professionali e politiche, legate a
quella.
Vedremo,
vedremo. Un primo piccolo test saranno gli sfratti esecutivi
prossimi di persone e famiglie “naufraghe dello sviluppo” e
la condizione abitativa subumana di alcune famiglie accompagnate
dall'Associazione (c'è chi dorme in auto, c'è chi ha passato
l'inverno senza riscaldamento e acqua).
Non
staremo comunque ad attendere, soprattutto perché i tempi delle
famiglie sotto sfratto o di quelle che stanno subendo una
condizione abitativa insostenibile non sono i tempi della
amministrazione. Chiederemo che il confronto e i
provvedimenti attesi dalle famiglie abbiano tempi certi e
daremo a tale richiesta il carattere di un incontro pubblico.
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