Questo
edificio, “occupato” provvisoriamente da famiglie,
sfrattate o minacciate da sfratto o malamente domiciliate, è di
proprietà delle banche. E' messo in vendita giudiziaria perché la
proprietà originaria, una società immobiliare, è fallita.
Come
altri in città, vuoti insieme a migliaia di alloggi, è dunque in
“attesa di valorizzazione”. Vale a dire che qualcuno se lo
compri. In questa veste, di puro valore di scambio, poteva
restare vuoto e di nessuna utilità sociale per anni,
diversamente da come imporrebbe la Costituzione (art. 41 e 42)
E'
un chiarissimo esempio di come sono andate le cose ultimamente.
Anziché rispondere al bisogno abitativo si è vergognosamente
speculato su quello, anziché mettere le famiglie in condizioni
di pagarsi un canone di locazione si sono messe le famiglie in
condizioni di estrema precarietà economica .
Le
famiglie per difendere i loro progetti di vita e il loro diritto
hanno provvisoriamente “occupato” questo edificio e da questo
momento lo autogestiscono come un bene pubblico essenziale
(art. 43 della Costituzione), con delle regole condivise e un
canone di locazione proporzionale al salario.
Non
potendo aspettare senza domicilio (dove ?) che qualcuno (chi ?)
imponga le condizioni di di una civile uguaglianza (art. 3
della Costituzione), le famiglie si riprendono così il maltolto,
sottraendo alle banche e ai ricchi possidenti una porzione di
ricchezza che hanno contribuito a creare.