Da La Stampa (Roberto Gonella)
Nel recentemente passato il Consiglio comunale aveva fatto tutto da solo con sedute che non raramente saltavano per mancanza del numero legale. Giovedì sera uno stop clamoroso a pochi minuti dal via originato invece dalla protesta di un gruppo di associazioni: intendevano portare all’attenzione dell’assise i problema della casa e del lavoro, insieme a servizi sociali e caro parcheggi. Una contestazione ripresa anche dal webcam della sala consigliare. Mezz’ora di muro contro muro destinato a lasciare il segno.
A fare da prologo il sit in davanti al municipio indetto da una schiera di associazioni e partiti: Progetto Sherwood, Coordinamento Asti est, Casa Del Popolo,Federazione della Sinistra, A Sinistra, Forum Sociale Cittadino e Giovani Comunisti.
E mentre in piazza venivano srotolati striscioni, in aula prendevano il via i lavori. Smaltite rapidamente alcune pratiche ha preso la parola l’assessore Maurizio Lattanzio sul tema della partecipazione del Comune a consorzi e società. Pochi minuti ed il suo intervento è interrotto dal vociare del pubblico: in sala cominciano infatti ad affluire i manifestanti. Sono esponenti delle associazioni ma anche sfrattati coinvolti nell’esperienza degli alloggi occupati in via Allende e in via Orfanotrofio. Vogliono anche restituire al sindaco Galvagno l’ordinanza di sgombero dell’exMutua firmata pochigiorni fa. Issano cartelli, qualcuno anche i propri figli. Il presidente del Consiglio Comunale Giovanni Boccia invita «il gentile pubblico a ritirare i cartelli». Poi ammonisce più volte prima di sospendere volta i lavori: «Non siamo nella condizione dilavorare serenamente»dice. A questo punto dal fondo della sala si leva un coro di proteste. «Dimissioni, dimissioni» scandiscono i manifestanti. Si fa anche riferimento alle rivolte in nordafricane: «Come in Egitto e in Tunisia sarà la piazza a mandarvi via». Galvagno, fino a quel momento impassibile, sbotta: «Protesto nei confronti di un gruppo che impedisce al Consiglio di lavorare. E’ un attentato alla democrazia - Non possiamo accettare un atto di prevaricazione e di violenza» gridaal microfono».
Boccia invita ancora alla calma, i consiglieri di minoranza Alberto Pasta (Idv) e Vittorio Voglino (Pd) provano a mediare con alcuni esponenti della maggioranza. Galvagno ribadisce di essere disponibilead incontrarei manifestanti ma nella ex sala consigliare. Chi protesta chiede invece di poter intervenire pubblicamente davanti al Consiglio. «Casa, lavoro e dignità» il coro. Nelle fila della maggioranza il consigliere Gianluigi Sannino è per il pugno duro: «Questa pagliacciata deve finire altrimenti me ne vado - le parole rivolte al sindaco - qua bisogna fare denuncia e costituirsi in giudizio». Boccia chiede ancora di abbassare «toni e cartelli», poi si arrende. «Vista l’impossibilità di continuare i lavori il Consiglio è aggiornato a lunedì». Si leva il coro «buffoni, buffoni». E la promessadi ritornare, nonsolo lunedì.
Contestati e contestatori invocano il rispetto della democrazia. Lo scontrodi giovedìsera in Consiglioè destinatoa scavareancor più il solco di incomprensioni tra la maggioranza e un pezzo di città che agisce fuori dal palazzo. Il sindaco Galvagno dice di non avere dubbi: «E’ stata una provocazione, non si viene in Consiglio ad urlare - sostiene - è una violenza verbale intollerabile, ci deve essere rispetto della democrazia». E prosegue. «Sono strumentalizzazioni con tanto di istigatori: gente che ci marcia e altri che ci rimettono». Il sindaco respinge l’accusa di non voler ascoltare i loro problemi: «Ho sempre ricevuto tutti, ma a grida e insulti dico no. Se la prendano pure con me ma non con le istituzioni». Il presidente del Consiglio comunale Giovanni Boccia difende la sua decisione: «Impossibile proseguire i lavori, troppo rumore e vociare - il commento - il sindaco era disposto ad incontrare i manifestanti nella sala adiacente. Ma vista l’impossibilità di un confronto e nonostantegli appelli ad abbassare i toni, il mio fiuto mi ha consigliato di fermare tutto». Sul fronte della maggioranzail consigliere Franco Ingrasci, della commissione regionale assegnazione alloggi case popolari all'Atc, definisce inaccettabile l’interruzione. «La casa è un diritto ma occupare è un reato nonchéun errore- sostiene- Serve una Commissione comunale di emergenza abitativa». Dai banchi della minoranza Alberto Pasta (Idv) critica la Giunta. «Opporsi al dialogo è allucinante, dimostra la debolezza di una amministrazione che non vuole ascoltare la gente». E cita un esempio: «Lo stesso assessore Palladino durante la Giunta Voglino si presentò in Consiglio a protestare e a consegnare un imbuto». Esempio citato anche da Giovanni Pensabene, all’epoca assessoree giovedì trai contestatori. «I manifestanti di allora non erano né meno rumorosi né più educati di quelli di giovedì - dice - A nessuno fa piacere essere contestato ma chi governa, in un sistema democratico,ha il dovere di ascoltareanche chi lo contesta». Infine Carlo Sottile, altro manifestante: «Qui come altrove chi cerca di dare voce al malessere sociale non trova interlocutori. Opposizione in Consiglio compresa: poteva smarcarsi e non lo ha fatto».
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