domenica 27 marzo 2011

ABROGHIAMO EBARNABO


(dall'Egitto alla Tunisia sarà la piazza a cacciarti via)
Dalla “casa ai piemontesi” alla “casa agli italiani”, Da Verrua ad Ebarnabo xenofobia a gogò. Per il resto l'intervista di Ebarnabo alla Stampa è una dichiarazione di guerra alla ragione e alla razionalità dei fatti. Meglio, è la conclusione di un anno di ostinato rifiuto del Sindaco e della giunta a fissare almeno una agenda dei problemi abitativi in città. Invece solo chiacchiere, ammiccamenti inconcludenti verso chi, sindacati e Prefetto, sollecitavano la convocazione di un “tavolo” partecipato. E poi i pregiudizi che servono a evocare capri espiatori, i soliti inviti ad usare la forza pubblica, insomma tutte le miserie della politica di oggi, tutti gli strumenti per fare la guerra ai poveri. 

Altro che negoziare ! Da Ebarnabo e dai frequentatori del “palazzo” è venuta solo la delegittimazione di chi ha provato a dare voce e senso ad un malessere sociale sempre più grave. Chi ha taciuto, da quella parte, l'opposizione politica in consiglio comunale, ha completato il rito di una democrazia estenuata e autoritaria. Tutti sanno che le case popolari non ci sono. Non ci sono soprattutto per le famiglie numerose, che siano piemontesi, italiane o no. Non ci sono mai state perché in Italia, con il concorso di governi di diverso colore politico, l'edilizia residenziale pubblica non ha mai superato il 6% del totale dell'edilizia residenziale, essendo la media europea del 30%. Ma erano altri tempi, più o meno qualche tutela degli inquilini funzionava. L'equo canone.
Adesso in questa città, chi si avvicina con un minimo di serietà al problema sa benissimo che le case popolari di nuova costruzione saranno consegnate al Comune negli ultimi mesi dell'anno, dopo anni di secca. Saranno poche e potranno soddisfare una minima parte del bisogno abitativo in graduatoria atc, lasciando l'emergenza com'è, cioè grave e sempre meno sotto traccia. Le “occupazioni” dovrebbero insegnare qualcosa. E come ignorare che la situazione astigiana si ripropone tale e quale in tutti i capoluogo di provincia del Paese. Altrimenti non ci sarebbero 650.000 aspiranti assegnatari in vana attesa di un alloggio popolare. Altrimenti le agenzie pubbliche e i sindacati, di ogni ordine e grado, detterebbero altre priorità, non quella della casa, per segnalare situazioni di allarme sociale.
Bene, anziché ammettere che il problema c'è ed è gravissimo e richiede provvedimenti fuori dall'ordinaria amministrazione, anziché sollecitare una partecipazione di associazioni ed enti, Ebarnabo tesse la lode di chi sta zitto, di chi accetta con pazienza le condizioni abitative più insostenibili. Coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni improprie, senza nessuna alternativa, gli effetti peggiori della crisi sociale in corso, tutti zitti e muti, in fila ordinati davanti alle porte delle clientele e della filantropia, qualcuno si salverà. E con inesorabile dialettica, il nostro vicesindaco multifunzione (deleghe alla Sicurezza, Polizia Municipale, Trasporti, Viabilità, Decentramento, Protezione Civile) criminalizza chi reagisce, chi alza la testa, chi non vuole che la propria dignità sia data in pasto al mercato immobiliare e agli speculatori. Guai a quelli che rivendicano pubblicamente il diritto alla casa, mettendosi in gioco come persone, fino a disubbidire alle leggi, perché la proprietà, compresa quella pubblica, ancorché inutilizzata come in via Allende e in Via Orfanotrofio, deve essere venduta. A chi ? Ovviamente agli immobiliaristi, agli speculatori, ai proprietari delle aree, i grandi elettori di Ebarnabo.
Per Ebarnabo l'articolo 3 della Costituzione è già abrogato. Fine dell'uguaglianza. Non gli interessano le conseguenze nella vita sociale reale. Chi ne è consapevole è strumentalizzato dalla sinistra. Il ciarpame della polemica, nessuna sovrapposizione è possibile tra il movimento di lotta per la casa e i vecchi partiti politici. Solo lui finge di crederlo. La sua conclusione è ancora quella. Il problema sociale non esiste. Invece esiste e chi è sceso in piazza ne conosce anche i responsabili. Affidando per decenni il bisogno abitativo al mercato delle locazioni si è solo premiato l'egoismo sociale delle corporazioni del mattone, si è messo nella mani della possidenza cittadina l'uso del territorio e il destino delle persone che lo abitano a fatica, avendo solo redditi da lavoro. Le regole escludenti di quel mercato, soprattutto per chi ha redditi modesti o intermittenti hanno gonfiato l'emergenza, degli immigrati più di tutti. Verso di loro l'atteggiamento auspicato da Ebarnabo è quello dell'usa e getta, esattamente come si fa con le merci del mercato globale. Tra gli “occupanti” ci sono famiglie italiane e di immigrati. Tutte hanno conosciuto momenti migliori, hanno lavorato per anni, hanno pagato affitti onerosi, spesso per misere topaie, hanno mandato i loro figli a scuola, hanno arricchito il nostro paese. E se abrogassimo Ebarnabo ?

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