giovedì 25 aprile 2013

APRILE 2013: LA LOTTA CONTINUA!


A sentire il leader del Movimento 5 stelle, fascismo e antifascismo sarebbero ormai questioni ideologiche superate, “domande senza risposta” su cui non si dovrebbe più perder tempo, tanto che persino Simone Di Stefano (candidato presidente del movimento fascista Casa Pound) potrebbe, a detta dell’ex comico, entrare senza problemi a far parte del MS5. Il fascismo poi, come ricorda Roberta Lombardi (capogruppo del movimento grillino alla Camera dei deputati) prima di “degenerare” aveva molti aspetti positivi, tra cui la “tutela della famiglia” e l’”alto senso dello stato”.

Queste le dichiarazioni pubbliche di due dei più importanti esponenti di quel movimento che in Italia è riuscito ad affermarsi intercettando e dando forma politica a quel malessere sociale ormai sempre più diffuso, assumendo – deformandoli e rendendoli fruttuosi da un punto di vista elettorale– la sfiducia nei confronti della politica, la consapevolezza dell’irriformabilità del sistema, la tensione verso una maggiore equità nella distribuzione delle risorse e l’attenzione per le tematiche ambientali.
Dichiarazioni che se da un lato incarnano i soliti vecchi luoghi comuni di un’Italia dalla memoria corta, dall’altro si inseriscono in un contesto dai contorni sempre più preoccupanti, dove le aggressioni fasciste non sono mai finite (di pochi giorni fa la notizia dell’attacco, da parte di fascisti, del campo rom di Via Dione Cassio a Milano) e dove una certa retorica nazi-fascista continua a dilagare, soprattutto a livello istituzionale, oggi con più forza che mai. Un’Italia dove il fascismo non è certo morto il 25 aprile del 1945, e già alla fine dello stesso anno riprendeva le sue attività, in un processo di rinascita che culminerà nel ‘46 con la formazione del Movimento Sociale Italiano (msi). Movimento che fin dai primi appuntamenti elettorali riuscì, unico esempio in Europa, a conquistarsi una non trascurabile base elettorale. Tutto questo accompagnato da una progressiva e continuativa delegittimazione dell’esperienza resistenziale, in un momento storico tumultuoso – quello di passaggio tra ventennio fascista e repubblica - caratterizzato da una sostanziale “continuità dello Stato”, dove l’apparato amministrativo resta praticamente immutato sia nei suoi ruoli minori (piccoli funzionari, burocrati...), che nei gradi più alti dell’amministrazione pubblica. Tanto che nel 1960 su 64 prefetti, ben 62 di loro avevano già prestato servizio sotto Mussolini. Fatti che andarono ad alimentare quel malcontento partigiano che in tutta Italia portò allo scoppio di agitazioni partigiane. Prima fra tutte quella di Santa libera dell’agosto del ‘46, quando un gruppo di giovani partigiani di Asti, amareggiati da un governo che rimetteva in libertà i fascisti e processava i partigiani, riprese in mano le armi dando vita ad una vera e propria insurrezione.
Certo da allora i movimenti fascisti hanno cambiato notevolmente fisionomia - e si presentano oggi come una realtà piuttosto magmatica e frammentaria - ma non è certo diminuita la loro violenza e capacità di infiltrarsi nella società, pienamente legittimata dalle politiche governative altrettanto fasciste di questi ultimi anni, fatte di leggi razziste, guerre in Afghanistan e lager per migranti (CIE, centri di dentificazione ed espulsione nei quali, esattamente come nei campi di concentramento nazisti, non ci si finisce per qualcosa che si è fatto, ma per quello che si è: uomini e donne nati nel posto sbagliato, colpevoli di essere sprovvisti di un pezzo di carta).
Leggi e provvedimenti consumatisi fra la generale indifferenza di un paese dove l’estrema destra da un lato accentua sempre più il proprio profilo sociale - attraverso campagne sulla casa (ovviamente solo per gli italiani “di razza”), nelle scuole (Blocco Studentesco) e contro il carovita (pubblica elemosina di pane e pasta) - e dall’altro si dimostra sempre meno timorosa nel riconoscersi ed identificarsi in simboli, figure e modelli storici mutuati non solo più dal ventennio fascista, ma direttamente dal nazismo e dai movimenti europei che con esso collaborarono. Basti pensare alla massiccia assunzione, da parte dei neofascisti, di simbologie apertamente naziste quali rune, svastiche, denti di lupo... e all’idealizzazione, compiuta da parte di movimenti come Forza Nuova, della Guardia di ferro rumena, presa come vero e proprio modello politico.
Altrettanto preoccupante la diffusione, ben oltre i circoli neofascisti, di interpretazioni della crisi di matrice cospirazionista che molto spesso finiscono, a volte inconsapevolmente, a riprodurre stereotipi antisemiti e giudaici, legati a teorie “mondialiste”, dove i responsabili della crisi non sono più identificati con le banche, i padroni, i governi, e più in generale con quel sistema capitalistico che periodicamente la produce, ma con non meglio identificate “lobbies ebraiche” e massoniche che vorrebbero conquistare il mondo. Teorie che affondano le loro radici in una cultura apertamente razzista ed autoritaria, specificatamente confezionata allo scopo di imputare ad altri le sventure della società, distogliendo così lo sguardo dai suoi veri responsabili. Teorie divulgate e sostenute senza remore dai “fascisti del terzo millennio” che, nonostante una legalità che in linea teorica dovrebbe punirli (se non altro per il reato di apologia di fascismo), nella realtà vengono tollerati, se non direttamente sostenuti e finanziati, poiché strumento funzionale alle strategie di potere e di dominio delle classi dominanti.
A finire nel mirino della repressione con maggior durezza, oggi come ieri, sempre gli stessi. Gli antifascisti che in ogni occasione e luogo si oppongono concretamente alle provocazioni e agli attacchi fascisti. Un caso su tutti quello di Cuneo del febbraio 2011, quando l’inaugurazione del covo fascista di Casa Pound in una delle città che maggiormente si distinse per l’attività partigiana, si concluse con duri scontri con i neofascisti armati e la polizia schierata a loro difesa. Un episodio che ha avuto pesanti strascichi giudiziari, fatti di perquisizioni, arresti e denunce per aggressione e resistenza ai danni degli antifascisti, in un processo non ancora conclusosi.
Episodio che dimostra - se ancora ce n’era bisogno - come il fascismo, lungi dall’essere una “faccenda superata”, sia una minaccia sempre presente, un pericolo costante, anche quando a questo venga a mancare un riscontro elettorale (Casa Pound ha preso lo 0,1% nelle ultime elezioni, Forza Nuova lo 0,3%). E questo sia nelle sue manifestazioni più dirette e brutali (aggressioni, attacchi fisici e verbali...), sia nella sua propagazione di idee razziste, nazionaliste ed autoritarie che, in un periodo dove i padroni cercano in ogni modo di alimentare la guerra dei poveri per mezzo di leggi xenofobe, pacchetti sicurezza, identificazioni ed espulsioni, rischiano di recuperare la loro forza attrattiva.
Una minaccia che può essere scongiurata solo attraverso la solidarietà, la lotta e la memoria. Solidarietà attiva per tutti coloro che vengono colpiti dalla repressione. Lotta diretta contro ogni forma di fascismo, sia esso istituzionale o squadrista. E memoria che non sia semplice ricordo, fatto di vuote parole e cerimonie, ma ricerca in grado di ristabilire connessioni storiche utili all’agire, in grado di concretizzarsi e realizzarsi in pratiche efficaci, nella consapevolezza che il passato non è mai semplicemente passato e che nella nostra società ci troviamo di fronte agli stessi fenomeni che hanno favorito ovunque il sorgere e l’affermarsi del fascismo.
COLLETTIVO EX MUTUA OCCUPATA

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