Si
può, si deve
tutelare l'ambiente e al tempo stesso
riconoscere l'esistenza di un vecchio utile mestiere, il commerciante
itinerante di materiali ferrosi. Non siamo una categoria
sociologica in via di estinzione. Siamo delle famiglie, di persone in
carne ed ossa che per anni hanno campato commerciando materiali
ferrosi. Non ci siamo
arricchiti, ma
da quando è in vigore il TU
delle leggi di utela ambientale,
siamo il facile bersaglio di autorità di polizia che ci denunciano
per gestione non autorizzata dei rifiuti, ci sequestrano gli
automezzi, e da ultimo ci fermano del tutto l'attività minacciando i
gestori dei centri di recupero di denuncia per ricettazione o per
accettazione
di rifiuti da soggetti non abilitati.
Come
è potuto avvenire tutto ciò ?
Come
è possibile che il testo unico ci
escluda dai suoi obblighi (nell'ormai famoso art. 266) e al tempo
stesso venga usato
per reprimere la nostra tradizionale attività ? Semplicemente
cancellando la nostra categoria o, che è lo stesso (perché
la tracciabilità di ciò che trasportiamo non potremo mai, per ovvie
ragioni, documentarla), imponendoci
l'obbligo di essere iscritti all'albo dei gestori ambientali.
Va
detto che questo dispositivo infernale
non funziona su tutto il territorio nazionale. In molte zone e città
del Paese noi continuiamo ad essere quelli che commerciano materiali
ferrosi in modo itinerante, i centri di raccolta ci aprono le porte,
le autorità di polizia
non hanno cessato
di perseguire i ladri di rame o i trasportatori di materiali
pericolosi.
Va
detto che questo dispositivo infermale è stato smontato da molti
giudici di Cassazione e molti esperti, giudici e ambientalisti, ne
hanno colto l'incongruenza, sia morale che sociale. Non si tutela
l'ambiente, e meno che mai si difendono i diritti della persona,
reprimendo chi sta
in basso di un sistema sociale dominato dai valori mercantili.
Insomma padron Riva
inquina
una città
e il territorio circostante, mette a repentaglio il lavoro di
migliaia di cittadini e la fa franca. Invece Alberto
o Gaetano che trasporta
un frigorifero raccolto in una cascina, vien denunciato per trasporto
di materiali pericolosi e
deve rinunciare al sogno
di 50 euro, più o meno
il suo reddito giornaliero.
Si
può, si deve
tutelare
l'ambiente e al tempo stesso riconoscere l'esistenza di un vecchio
utile mestiere,
il commerciante itinerante di materiali ferrosi.
Come
? Con questi requisiti:
- Essere residenti nel territorio della città di Asti;
- Avere i requisiti morali previsti dall’art. 5, del D.Lgs. 114/1998;
- Avere la disponibilità di un automezzo cassonato/furgonato con portata non superiore a 35 quintali a pieno carico, liberato da tutti gli obblighi di legge previsti;
- Aver provveduto all’apertura della partita IVA e all’iscrizione al Registro degli Esercenti il Commercio presso la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Asti;
- Essere iscritto ad un registro cittadino dei dei commercianti ambulanti di rifiuti metallici, carta, plastica e legno e ad aver assolto all'obbligo annuale della reiscrizione e dunque della verifica dei requisiti.
Il
possesso di questi requisiti ci accrediterà a ricevere un
documento di riconoscimento contenente: il nome e cognome del
titolare, il luogo e la data di nascita, una foto formato tessera
vidimata, e il numero d’ordine, la vidimazione della
Amministrazione
attestante il rinnovo annuale, gli
elenchi in codice dei materiali autorizzati al trasporto e dei
materiali di cui è escluso il trasporto.
I ferraiuoli
di Asti
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