Da Asti siamo nel numero
che basta per reggere due striscioni. Non si tratta solo di
solidarizzare con il Gabrio minacciato di sgombero. In ballo c'è la
questione grossa del coordinamento dei soggetti sociali che in
Piemonte si battono per il diritto alla casa. Non si trova ancora la
formula giusta, ci si affida allo spontaneismo delle iniziative, alla
possibilità che una rete funzioni senza amministratore. L'obiettivo
è quello, ma siamo ancora alle tracce, alle pallide anticipazioni.
Le azioni a vocazione costituente devono avere la loro parte, le
suggestioni e l'immaginario devono entrarci in qualche modo. Insomma,
un percorso tortuoso, affidato più che mai alla esperienza,
piuttosto che alla riflessione teorica.
Piazza Sabotino, in piena
zona San Paolo, sembra il luogo giusto, per capirci qualcosa di più.
E' a due passi da via Dante di Nanni. Medaglia d'oro al valor
militare, ma non è l'onorificenza che conta è la memoria degli
eventi che l'hanno visto protagonista. Non solo il ricordo, quello
che parla nelle commemorazioni, i dettagli, i nomi, i precedenti, il
contesto, ma soprattutto la memoria, quella che può spezzare il
tempo presente, quella che può essere trasmessa con la parola viva,
con una poesia, con un brano letterario, con un brano musicale.
Al luogo di partenza non
c'è una folla, c'è un buon numero di persone. Si dispongono gli
striscioni, c'è il sound system attorno a cui si prodiga Dario, per
distribuire analisi, formulare ipotesi. La minaccia sul Gabrio,
l'analisi della situazione e lo stato delle lotte nel quartiere,
naturalmente le azioni in difesa del diritto all'abitare. Le prime
immagini sono un po scontate. Prevalentemente frequentatori del
centro sociale, qualche severo militante. Lo si nota
dall'abbigliamento, dalla esuberanza dei saluti, dagli ammiccamenti,
l'impressione è che quasi tutti si conoscano, tutti sembrano alla
ricerca di qualcuno.
Ma questa composizione
muta appena il corteo di mette in moto e inizia a percorrere le
strade a rete di ragno del quartiere. La sorte del Gabrio è appesa
agli sguardi non ostili che scendono dai balconi, alcuni visibilmente
compiaciuti, ai passi di chi viene raccolto strada facendo, alle
suggestioni della colonna sonora del sound system. Gli stormy six
aprono tunnel temporali nella memoria dei presenti di una certa età.
E' questo l'effetto che suscitano le parole di Italo Calvino.
Partigiano sconosciuto, chi se la ricorda ? Sotto il balcone dove
Dante di Nanni ha vissuto il suo momento eroico, consegnando la sua
vita all'armonia della sua libera visione del mondo e delle
generazioni, la retorica delle celebrazioni, chissà quante ne sono
state fatte, è stata cacciata via e la memoria è tornata al
presente, al ricordo della ingiustizia, delle iniquità sociale del
presente, della miseria spirituale del presente.
Insomma dopo un'ora circa
qualcosa dell'antica anima del quartiere è penetrata nel corteo. E'
stato allora che il corteo si è fatto guidare di buon grado oltre la
soglia di un atto a vocazione costituente.
L'immenso portone di
ingresso ad uno spazio urbano “in attesa di valorizzazione” è
stato aperto da alcuni oscuri e preparati militanti. Siamo entrati,
tutti sono entrati, senza fretta, come se dovessimo completare con
tranquilla coscienza un compito affidatoci da tempo. Abbiamo
attraversato, sciamando, tre o quattro enormi capannoni industriali,
ciò che è rimasto dei vecchi magazzini del Comune. Un boccone
appetitoso per il partito del mattone e per le finanziarie in cerca
di profitti e rendite. Si parla di un gigantesco supermercato e di
edifici residenziali, l'annuncio di insediamenti socialmente e
ambientalmente insostenibili, la perversione di un sistema di potere
con la coazione a ripetere.
Troppo spazio per il solo
Gabrio; lo spazio che ci vuole per gli interessi popolari e per le
utopie sociali, che animano le azioni del Centro Sociale.
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