Sono le cifre di un problema sociale gravissimo, a cui lo Stato e gli Enti pubblici non sanno opporre alcuna politica per il diritto alla casa. Il passaggio da casa a casa per gli sfrattati resta una chimera, il tema del caro affitti e della precarietà abitativa non viene affrontato adeguatamente, le 650.000 famiglie collocate nelle graduatorie comunali per l’accesso a case a canone sociale, consumano il loro malessere (coabitazioni, sovraffollamenti, alloggi impropri) nella attesa vana di una assegnazione.
Fatte le debite proporzioni, questi numeri e queste problematiche sono le stesse che descrivono la condizione abitativa ad Asti. Più di 700 aspiranti assegnatari affolleranno la prossima graduatoria comunale, le emergenze censite sono una novantina ma il numero è destinato a crescere, la disponibilità di alloggi popolari è al momento pari a 0 e le prossime consegne (30 alloggi a novembre) confermano l'idea di una erp ormai residuale, gli strumenti di tutela delle locazioni (fondo sociale e contributo affitto) mostrano una efficacia sempre più ridotta perché si assottiglia il rapporto disponibilità finanziaria/numero di accessi, gli strumenti di tutela del domicilio (agenzia Casa, disponibilità alloggiative di enti e associazioni) nella assoluta modestia delle cifre che dichiarano, si rivolgono solo a famiglie solvibili.
Il Comune e la nuova giunta comunale non hanno finora varcato i limiti della “ordinaria amministrazione”. Diventano allora decisive, per l'affermazione del diritto alla casa, le azioni che hanno in sé il proprio fine (picchetti antisfratto, “occupazioni” di edifici vuoti altrimenti destinati alla speculazione immobiliare) e altre azioni (presidi, cortei, campagne di informazione) che fanno luce sui nessi tra insostenibilità sociale e insostenibilità ambientale (diritto alla casa negato, speculazione immobiliare, cementificazione del territorio).
La mobilitazione ad Asti, di sostegno a quella nazionale, rilancia sui principali obiettivi di 2 anni di azioni contro la voracità del mercato immobiliare e per la difesa del diritto all'abitare. Precisamente:
- una inchiesta sul patrimonio residenziale privato inutilizzato, sulla disponibilità di edifici, pubblici e privati, attualmente inutilizzati e riconvertibili in edilizia residenziale pubblica, con particolare riferimento alle proprietà delle banche e delle società immobiliari;
- ipotesi di requisizione in uso temporaneo di queste ultime con particolare riferimento a quelle oggetto di vendita giudiziaria (corso Volta per esempio); nonché di altre ipotesi di uso accompagnate da opportune manovre sui tributi;
- un esame degli strumenti urbanistici o dei progetti che hanno tra le loro finalità la “riduzione della tensione abitativa” (Piano città per esempio);
- l’applicazione delle norme di legge che prevedono il pieno utilizzo del patrimonio ERP, eliminando i casi di sottoutilizzazione;
- atti che confermino la proprietà pubblica dei due edifici “occupati” di via Allende e di via Orfanotrofio (cessione in uso, comodato d'uso, previsione dello studio di fattibilità per l'edificio di via Orfanotrofio);
- atti che dispongano l'immediato utilizzo a fini abitativi degli alloggi ex Anas di Castell'Alfero e del Ferrotel;
- la definizione di un progetto di auto-recupero che valorizzi l'investimento in beni relazionali che è stato fatto nella “occupazione” di Orfanotrofio (la residenzialità delle famiglie ripristinata, l'esperienza di attività espressive sottratte agli imperativi del mercato).
Promuovono: Forum sociale urbano di Napoli, Unione Inquilini
Aderiscono: Coordinamento Asti-Est, Asti Social Forum, Alba
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