Il
“tavolo” convocato dall'assessore Vercelli il giorno 9 ottobre
non ha avuto quasi nulla dei vecchi “tavoli delle emergenze” ed
ha avuto ben poco di quello “spazio partecipato”, annunciato
dallo stesso assessore e caldeggiato dalle associazioni, in cui
l'oggetto di cui appropriarsi dovrebbe essere il “territorio”
e i modi di viverlo bene in questi tempi di crisi, compresa la
domiciliarità per tutti i cittadini e le loro famiglie.
C'erano,
evidentemente non a caso, l'assessore all'urbanistica e un suo
collaboratore. Il sindaco ha riproposto le linee generali del suo
progetto, dunque il censimento del patrimonio immobiliare sfitto o
inutilizzato, strumenti urbanistici che abbiano tra le finalità la
riduzione della tensione abitativa, le azioni per fare incontrare la
domanda con l'offerta di alloggi a canone calmierato, il
potenziamento degli strumenti già attivi di prevenzione degli
sfratti e di sostegno delle locazioni....nonché la sua personale
preoccupazione per il dramma delle famiglie sfrattate e l'intenzione
di avviare un dialogo non solo formale con chi fa cittadinanza
attiva. Il portavoce del Prefetto ha chiesto azioni per
ricomporre una coesione sociale già abbastanza compromessa e
l'assessore ha descritto i suoi primi provvedimenti e altri prossimi,
tutti orientati ad evitare il peggio che si annuncia nei dati,
continuamente aggiornati in crescita, della disoccupazione e della
precarietà economica.
Insomma,
si è affacciato a questo “tavolo” un modo di affrontare i
problemi che può segnare una differenza con la precedente
amministrazione. E' vero che per il momento le intenzioni del
sindaco e dell'assessore si sono misurate dove l'ostacolo è apparso
facilmente superabile, dunque siamo ancora nell'ordinaria
amministrazione, ma sarebbe un pregiudizio escludere che possano
applicarsi ad azioni più impegnative. Ovviamente ci aspettiamo
azioni che possano cogliere il senso di quelle da noi già agite,
nella forma della disobbedienza civile e degli atti con vocazione
costituente. In altri termini, azioni che mettano fine alla
egemonia del “partito del mattone” e delle corporazioni e banche
ad esso legate, sulla città fisica e sui suoi nessi culturali.
Perché è difficile negare il ruolo di quel “partito” nelle
vicende che hanno condotto ai disastri sociali che sono la ragione
del nostro impegno e della presente discussione. Non staremo dunque a
vedere o ad aspettare che qualcuno agisca per noi.
Con
questo metro di giudizio e con la convinzione che l'ordinaria
amministrazione sia “necessariamente” limitata ad atti
filantropici o compassionevoli, ma non meno apprezzabile nella
modestia dei suoi risultati, consideriamo positiva la scelta di
risolvere le sanatorie in materia di convenzioni a tempo o revocate,
previste dalla nuova legge regionale, senza aprire conflitti con gli
assegnatari più esposti ai rigori della crisi e rinunciando ad una
severità formale o solamente moralistica, caldeggiata invece
dall'atc. Positive tutte le prime mosse per ottenere in uso
sociale alcuni gli “occupati”. Ma anche l'avvertenza
dell'assessore di non coltivare facili illusioni è da noi condivisa
ed abbiamo manifestato il nostro scetticismo. Far uscire il social
housing dall'annuncio, reiterato più volte dalla vecchia
amministrazione, è un altra buona intenzione ma deve liberarsi
dall'idea che con quello strumento o con altri simili (come l'agenzia
casa) si possa incontrare il bisogno abitativo di quella folla di
famiglie “fuori mercato” sempre più ingrossata dalle
politiche recessive decise altrove. Su questo tema le insidie non
mancano, soprattutto da parte del “partito del mattone”, che in
questo momento è alla ricerca di nuova rendita, visto che quella
vecchia o una sua parte in edifici invenduti è ancora da
“valorizzare”.
E'
stato un “tavolo” che potremmo considerare di transizione,
attraversato da una forma incerta di comunicazione istituzionale e
da intenzioni appena messe alla prova, con interlocutori silenti che
per la maggior parte erano d'occasione; alcuni che noi consideriamo
importanti erano assenti (la Caritas, e altre associazioni attive sui
temi dell'uso e dell'abuso del territorio).
Noi
abbiamo proposto la formazione di una commissione casa-territorio
che spenga definitivamente il “tavolo delle emergenze abitative”.
Chiediamo che tale commissione sia frequentata da soggetti sociali,
da persone, funzionari, volontari la cui parola abbia il contenuto di
verità di pratiche sociali attive, di difesa dei diritti
costituzionali. Non servono in quello “spazio partecipato”
persone che tacciono, presenze notarili o di rappresentanza.
Chiediamo che le procedure dell'amministrazione siano trasparenti e
partecipate, che non rimangano il lavoro separato di alcuni
bravi funzionari o le decisioni sotto traccia di chi cerca in
solitudine, dunque con malsano quanto impotente realismo, una via di
uscita a problemi sociali così gravi come quelli a cui si è fatto
cenno.
Per
il prossimo appuntamento con l'assessore chiediamo che siano messi
all'ordine del giorno:
- la composizione e il ruolo di una “commissione casa-territorio”;
- la gestione delle cosiddette “riserve”, vale a dire la quota di alloggi da destinare, a norma di legge (Legge Regionale n. 3/2010), all'emergenza abitativa;
- l'esame del “piano città”, il progetto presentato dal Comune alla “cabina di regia” istituita con la legge 7 agosto 2012, n. 134 (in attuazione dell'articolo 12 del Dl Sviluppo 83/2012)
Per
quanto riguarda il punto uno abbiamo già detto più sopra.
Consideriamo la partecipazione e i suoi strumenti un passaggio
ineludibile di qualunque politica di governo dell'ente locale che si
proponga, al di là delle intenzioni dichiarate, di affrontare i
problemi posti dalla crisi. Partecipazione: per evitare che le
parole passino vicino ai fatti, senza vederli.
Per
quanto riguarda il punto due chiediamo che sia definita una
procedura, a norma di legge e assolutamente trasparente, scontando il
fatto di dover affrontare una situazione in cui l'emergenza non è
più tale ma è uno dei segni più vistosi di un generale malessere
sociale le cui cause stanno fuori della responsabilità dei cittadini
e degli amministratori di questo Comune. Chiediamo nell'ordine:
- l'approvazione di una delibera sulla traccia di una analoga delibera già approvata a Biella (n° 9 del 10/01/2011), in cui si fissi al 50 % , su base annua, la percentuale degli alloggi disponibili da destinare alle emergenze;
- una procedura per comporre l'istruttoria di ogni presunta emergenza (quale documentazione acquisire, quale informazione fornire, quali Servizi coinvolgere);
- la formazione di una graduatoria provvisoria delle emergenze, attribuendo i punteggi a norma di legge;
- lo scioglimento di quest'ultima nella normale graduatoria, in occasione degli aggiornamenti di quest'ultima (art. 5 comma 3 della L.R. n. 3/2010 e art. 6 del Regolamento del bando)
- l'annotazione, a fianco di ogni aspirante assegnatario, delle azioni intraprese e la resa pubblica della documentazione così composta (p.e. con copia aggiornata ai componenti la commissione)
Per
quanto riguarda il punto tre annotiamo che il progetto
presentato, definito in fretta dai funzionari del Comune, con la
partecipazione assolutamente discreta dei cosiddetti investitori
immobiliari, ha avuto una sola comunicazione istituzionale (la
conferenza stampa), pur presentando nei requisiti richiesti (legge
7 agosto 2012, n. 134 sopra citata) contenuti di assoluta
attualità per quanto riguarda, in generale, l'uso del territorio e
la normativa del PRG ed in particolare, per quanto riguarda la
tensione abitativa in città. Diciamo subito che aver appreso che gli
interventi di edilizia residenziale saranno nella forma di tre nuove
costruzioni, suona come una smentita dell'indirizzo sostenuto da
tempo dalle associazioni ambientaliste e dalla nostra, ma anche di
recenti indirizzi istituzionali che invocano lo stop al consumo di
territorio e il recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato.
Non apprezziamo inoltre il silenzio della nuova amministrazione su
una legge che ha già sollevato molte critiche, sia sulla esiguità e
sulla aleatorietà del finanziamento (sono stati presentati 400
progetti e solo 50 saranno finanziati), sia sui meccanismi premiali
che prevede, sia sulla impronta mercantile che tradisce. Il tutto
risulta lontanissimo da pratiche di partecipazione e di
accompagnamento sociale.
Fuori
dagli appuntamenti previsti chiediamo che abbiano una risposta le
seguenti richieste, già formulate in occasione del primo
appuntamento al “tavolo” e relative allo stato delle
“occupazioni”:
- un comportamento dei responsabili dell'anagrafe in coerenza con quanto indicato nella circolare del Ministero dell'Interno dell'8/5/1995 nonché Raccomandazione UNAR n°15 del 30/01/2012;
- una ordinanza del sindaco che imponga all'asp l'erogazione dell'acqua in tutti gli edifici occupati nonché la raccolta dei rifiuti nell'edificio di via Orfanotrofio;
- un contratto per la fornitura del gas (riscaldamento) in capo ad un “comitato di gestione” delle famiglie di via Orfanotrofio e di corso Volta, a prezzi calmierati, combinando le riduzioni di legge con altre sostenute dal Comune;
- la possibilità di allacciamenti “singoli” alla fornitura di energia elettrica;;
- procedure per la verifica dei requisiti di accesso all'edilizia residenziale pubblica delle famiglie “occupanti”.
Asti
17/10/12
Per
il Coordinamento Asti-Est
Sottile,
Malandrone, Squillia, Piccinini
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