mercoledì 17 ottobre 2012

CHIEDIAMO UN TAVOLO PARTECIPATO

Il “tavolo” convocato dall'assessore Vercelli il giorno 9 ottobre non ha avuto quasi nulla dei vecchi “tavoli delle emergenze” ed ha avuto ben poco di quello “spazio partecipato”, annunciato dallo stesso assessore e caldeggiato dalle associazioni, in cui l'oggetto di cui appropriarsi dovrebbe essere il “territorio” e i modi di viverlo bene in questi tempi di crisi, compresa la domiciliarità per tutti i cittadini e le loro famiglie.
C'erano, evidentemente non a caso, l'assessore all'urbanistica e un suo collaboratore. Il sindaco ha riproposto le linee generali del suo progetto, dunque il censimento del patrimonio immobiliare sfitto o inutilizzato, strumenti urbanistici che abbiano tra le finalità la riduzione della tensione abitativa, le azioni per fare incontrare la domanda con l'offerta di alloggi a canone calmierato, il potenziamento degli strumenti già attivi di prevenzione degli sfratti e di sostegno delle locazioni....nonché la sua personale preoccupazione per il dramma delle famiglie sfrattate e l'intenzione di avviare un dialogo non solo formale con chi fa cittadinanza attiva. Il portavoce del Prefetto ha chiesto azioni per ricomporre una coesione sociale già abbastanza compromessa e l'assessore ha descritto i suoi primi provvedimenti e altri prossimi, tutti orientati ad evitare il peggio che si annuncia nei dati, continuamente aggiornati in crescita, della disoccupazione e della precarietà economica.

Insomma, si è affacciato a questo “tavolo” un modo di affrontare i problemi che può segnare una differenza con la precedente amministrazione. E' vero che per il momento le intenzioni del sindaco e dell'assessore si sono misurate dove l'ostacolo è apparso facilmente superabile, dunque siamo ancora nell'ordinaria amministrazione, ma sarebbe un pregiudizio escludere che possano applicarsi ad azioni più impegnative. Ovviamente ci aspettiamo azioni che possano cogliere il senso di quelle da noi già agite, nella forma della disobbedienza civile e degli atti con vocazione costituente. In altri termini, azioni che mettano fine alla egemonia del “partito del mattone” e delle corporazioni e banche ad esso legate, sulla città fisica e sui suoi nessi culturali. Perché è difficile negare il ruolo di quel “partito” nelle vicende che hanno condotto ai disastri sociali che sono la ragione del nostro impegno e della presente discussione. Non staremo dunque a vedere o ad aspettare che qualcuno agisca per noi.
Con questo metro di giudizio e con la convinzione che l'ordinaria amministrazione sia “necessariamente” limitata ad atti filantropici o compassionevoli, ma non meno apprezzabile nella modestia dei suoi risultati, consideriamo positiva la scelta di risolvere le sanatorie in materia di convenzioni a tempo o revocate, previste dalla nuova legge regionale, senza aprire conflitti con gli assegnatari più esposti ai rigori della crisi e rinunciando ad una severità formale o solamente moralistica, caldeggiata invece dall'atc. Positive tutte le prime mosse per ottenere in uso sociale alcuni gli “occupati”. Ma anche l'avvertenza dell'assessore di non coltivare facili illusioni è da noi condivisa ed abbiamo manifestato il nostro scetticismo. Far uscire il social housing dall'annuncio, reiterato più volte dalla vecchia amministrazione, è un altra buona intenzione ma deve liberarsi dall'idea che con quello strumento o con altri simili (come l'agenzia casa) si possa incontrare il bisogno abitativo di quella folla di famiglie “fuori mercato” sempre più ingrossata dalle politiche recessive decise altrove. Su questo tema le insidie non mancano, soprattutto da parte del “partito del mattone”, che in questo momento è alla ricerca di nuova rendita, visto che quella vecchia o una sua parte in edifici invenduti è ancora da “valorizzare”.
E' stato un “tavolo” che potremmo considerare di transizione, attraversato da una forma incerta di comunicazione istituzionale e da intenzioni appena messe alla prova, con interlocutori silenti che per la maggior parte erano d'occasione; alcuni che noi consideriamo importanti erano assenti (la Caritas, e altre associazioni attive sui temi dell'uso e dell'abuso del territorio).
Noi abbiamo proposto la formazione di una commissione casa-territorio che spenga definitivamente il “tavolo delle emergenze abitative”. Chiediamo che tale commissione sia frequentata da soggetti sociali, da persone, funzionari, volontari la cui parola abbia il contenuto di verità di pratiche sociali attive, di difesa dei diritti costituzionali. Non servono in quello “spazio partecipato” persone che tacciono, presenze notarili o di rappresentanza. Chiediamo che le procedure dell'amministrazione siano trasparenti e partecipate, che non rimangano il lavoro separato di alcuni bravi funzionari o le decisioni sotto traccia di chi cerca in solitudine, dunque con malsano quanto impotente realismo, una via di uscita a problemi sociali così gravi come quelli a cui si è fatto cenno.
Per il prossimo appuntamento con l'assessore chiediamo che siano messi all'ordine del giorno:


  1. la composizione e il ruolo di una “commissione casa-territorio”;
  2. la gestione delle cosiddette “riserve”, vale a dire la quota di alloggi da destinare, a norma di legge (Legge Regionale n. 3/2010), all'emergenza abitativa;
  3. l'esame del “piano città”, il progetto presentato dal Comune alla “cabina di regia” istituita con la legge 7 agosto 2012, n. 134 (in attuazione dell'articolo 12 del Dl Sviluppo 83/2012)
Per quanto riguarda il punto uno abbiamo già detto più sopra. Consideriamo la partecipazione e i suoi strumenti un passaggio ineludibile di qualunque politica di governo dell'ente locale che si proponga, al di là delle intenzioni dichiarate, di affrontare i problemi posti dalla crisi. Partecipazione: per evitare che le parole passino vicino ai fatti, senza vederli.
Per quanto riguarda il punto due chiediamo che sia definita una procedura, a norma di legge e assolutamente trasparente, scontando il fatto di dover affrontare una situazione in cui l'emergenza non è più tale ma è uno dei segni più vistosi di un generale malessere sociale le cui cause stanno fuori della responsabilità dei cittadini e degli amministratori di questo Comune. Chiediamo nell'ordine:


  • l'approvazione di una delibera sulla traccia di una analoga delibera già approvata a Biella (n° 9 del 10/01/2011), in cui si fissi al 50 % , su base annua, la percentuale degli alloggi disponibili da destinare alle emergenze;
  • una procedura per comporre l'istruttoria di ogni presunta emergenza (quale documentazione acquisire, quale informazione fornire, quali Servizi coinvolgere);
  • la formazione di una graduatoria provvisoria delle emergenze, attribuendo i punteggi a norma di legge;
  • lo scioglimento di quest'ultima nella normale graduatoria, in occasione degli aggiornamenti di quest'ultima (art. 5 comma 3 della L.R. n. 3/2010 e art. 6 del Regolamento del bando)
  • l'annotazione, a fianco di ogni aspirante assegnatario, delle azioni intraprese e la resa pubblica della documentazione così composta (p.e. con copia aggiornata ai componenti la commissione)


Per quanto riguarda il punto tre annotiamo che il progetto presentato, definito in fretta dai funzionari del Comune, con la partecipazione assolutamente discreta dei cosiddetti investitori immobiliari, ha avuto una sola comunicazione istituzionale (la conferenza stampa), pur presentando nei requisiti richiesti (legge 7 agosto 2012, n. 134 sopra citata) contenuti di assoluta attualità per quanto riguarda, in generale, l'uso del territorio e la normativa del PRG ed in particolare, per quanto riguarda la tensione abitativa in città. Diciamo subito che aver appreso che gli interventi di edilizia residenziale saranno nella forma di tre nuove costruzioni, suona come una smentita dell'indirizzo sostenuto da tempo dalle associazioni ambientaliste e dalla nostra, ma anche di recenti indirizzi istituzionali che invocano lo stop al consumo di territorio e il recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato. Non apprezziamo inoltre il silenzio della nuova amministrazione su una legge che ha già sollevato molte critiche, sia sulla esiguità e sulla aleatorietà del finanziamento (sono stati presentati 400 progetti e solo 50 saranno finanziati), sia sui meccanismi premiali che prevede, sia sulla impronta mercantile che tradisce. Il tutto risulta lontanissimo da pratiche di partecipazione e di accompagnamento sociale.
Fuori dagli appuntamenti previsti chiediamo che abbiano una risposta le seguenti richieste, già formulate in occasione del primo appuntamento al “tavolo” e relative allo stato delle “occupazioni”:


  • un comportamento dei responsabili dell'anagrafe in coerenza con quanto indicato nella circolare del Ministero dell'Interno dell'8/5/1995 nonché Raccomandazione UNAR n°15 del 30/01/2012;
  • una ordinanza del sindaco che imponga all'asp l'erogazione dell'acqua in tutti gli edifici occupati nonché la raccolta dei rifiuti nell'edificio di via Orfanotrofio;
  • un contratto per la fornitura del gas (riscaldamento) in capo ad un “comitato di gestione” delle famiglie di via Orfanotrofio e di corso Volta, a prezzi calmierati, combinando le riduzioni di legge con altre sostenute dal Comune;
  • la possibilità di allacciamenti “singoli” alla fornitura di energia elettrica;;
  • procedure per la verifica dei requisiti di accesso all'edilizia residenziale pubblica delle famiglie “occupanti”.

Asti 17/10/12
Per il Coordinamento Asti-Est

Sottile, Malandrone, Squillia, Piccinini

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