domenica 20 febbraio 2011

"Siamo i comunisti del terzo millennio"


Occupato la casa al numero 34 di Fitzory square, la piazza dove hanno abitato Virginia Woolf e George Bernard Shaw. "Siamo i comunisti del terzo millennio".
Con il viso inespressivo ma con tutti i ricettori in funzione la ragazza apre con diffidenza la porta appena dipinta di blu al numero 34 di Fitzroy Square, un edificio bianco con raffinati bassorilievi raccolti in rosoni secolari che Guy Ritchie, regista di Sherlock Holmes ed ex marito di Madonna, ha comprato otto mesi fa per sette milioni di sterline. L’idea era quella di andare a vivere lì - di fronte al parco, di fianco agli esclusivi palazzi abitati da Virginia Woolf, George Bernard Shaw e dal marchese di Salisbury - con la nuova fidanzata, la spettacolare modella dell’Essex Jacqui Ainsley. «Vedrai, sarà un paradiso». Gli squatter lo hanno anticipato prima che finisse i lavori di ristrutturazione. «Il mondo è di tutti, noi occupiamo».
Hanno trovato una finestra aperta e si sono infilati in dieci. La legge lo consente, almeno finché una proprietà è tecnicamente vuota. E’sufficiente che non ci sia scasso. Poi basta sprangare porte e finestre e inviarsi una lettera che dice: «questa è la nostra nuova residenza». Un comunicato ufficiale. Si incolla la lettera a un vetro e si evita di fare entrare la polizia. Per qualsiasi dubbio basta telefonare all’Advisory Service for Squatters, associazione che fornisce consigli e assistenza legale. Se il padrone di casa vuole riprendersi ciò che è suo deve cominciare una procedura burocratica che dura da due settimane a un anno. I contenziosi in città sono dieci ogni settimana. «Non facciamo un millesimo dei danni prodotti da Walt Disney. Non vi fa orrore Aladin? Quella sua idea assurda del mondo arabo?». Walt Disney? Perché Walt Disney? «Siamo comunisti del terzo millennio: Twitter, integrazione e società orizzontale. Chiaro?». Così così.
Londra nord, a pochi passi dalla fermata metropolitana di Warren Street, cielo basso, gelatinoso, cinque gradi sopra lo zero. La ragazza si fa chiamare Compagna Alex - «oggi mi va così, problemi?» - ha 26 anni e si è laureata in scienza della comunicazione. E’ figlia di un notaio della City e da un anno si è unita agli anarchici di «The Really Free School», gruppo che si oppone alla riforma della scuola di Michael Gove. E’ stata lei ad appendere sulla porta il cartello: «giornalisti, servi del potere, andatevene di qui. La nostra scuola non è uno zoo». Ma dopo un’ora di insistenze e di sguardi velenosi attraverso i battenti di legno chiaro ha cambiato idea. «Sono libera di fare quello che mi pare, venite». Alle finestre al primo piano sventolano tre striscioni: lotta, resisti, occupa. Intorno alla Compagna Alex si stringono tre ragazzi incapucciati. Tutti e tre sono laureati e fanno discorsi complessi, recuperati dagli archivi di un mondo scomparso. Spiegano che è un loro diritto stare lì. «L’uomo moderno è avido, trise e cinico, pieno di egoismo cupido e di fretta di nascondersi in se stesso. La condivisione è armonia. E’ inutile che prendiate appunti. Ognuno di noi parla a titolo personale. Solo il sito esprime la nostra posizione comune. Questa per voi è solo una casa, per noi è un tempio del sapere. Lo sarà finché saremo qui. Un mese, un anno, vedremo». Gli spazi sono larghi, la luce passa con difficoltà dalle sbarre delle finestre. Molte camere. Forse dieci. Pareti bianche. In quello che potrebbe essere il salotto c’è un pianoforte a coda. «E’ l’unica cosa di Ritchie». Sedie di plastica nera e sacchi a pelo. Sul muro una lavagna con il serrato programma per i due giorni seguenti. «Portiamo in giro il sapere. Qui ci raggiungono ragazzi come noi. Comunichiamo via twitter». La scaletta di venerdì prevede lezioni di francese, di comunismo e la proiezione di «Godzilla come metafora». Il simbolo del movimento antinucleare. La Compagna Alex è pallida. «Rivoluzione. Basta con la funebre burocrazia priva delle fiamme dell’inquietudine». Ride. Crede ai soprassalti, ai grandi slanci, ai terremoti interiori, «ai voli librati dell’estasi». C’è un senso irreale del tempo e delle cose. «Per gente come voi questi sono solo discorsi ubriachi da caporale in licenza. Ormai siete perduti. Ma il futuro esiste». Un giornalista di un’agenzia londinese prova a riprende l’interno della casa con un videofonino. La Compagna Alex lo vede e sussurra acida. «Voi confermate la toccante e inesprimibile amarezza della condizione dell’uomo moderno». Dice esattamente così. Indimenticabile. Apre la porta e urla «uscite, merde schifose», con l’ostilità priva di sfumature di un grande animale adirato.

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