e così una ventina di famiglie, il cui diritto all'abitare era stato negato, hanno trovato un tetto e altre decine, sottraendosi alla tentazione di prendersela con chi sta peggio di loro, coltivano la speranza di poter risolvere il loro problema arricchendo la loro esperienza con legami di cooperazione e solidarietà.
Ora veniamo a sapere, per vie traverse, che l'assessore Verrua, di cui abbiamo chiesto le dimissioni per provata incapacità e xenofobia, ha convocato per oggi un consulto sulla “emergenza abitativa”, rompendo così un lungo silenzio su questo gravissimo problema sociale, peraltro scandito dagli annunci di tagli ai Servizi Sociali e dagli improperi alla nostra Associazione (violenti, clientelari, ecc).
Noi stavamo aspettando la seconda convocazione del “tavolo” del Prefetto (la prima avvenuta nel novembre dell'anno scorso) perché ci era sembrato che lì fosse almeno garantito il diritto di parola per tutti e che, aspettativa altrettanto importante, si potesse far seguire alla parola qualche fatto, che non fosse semplicemente filantropico. Detto “en passant”, la filantropia al giorno d'oggi si prospetta con il suo volto peggiore: come opportunità per le conventicole del potere politico (vedi Pio Albergo Trivulzio) o come conferma dello stato di cose presente (azzeramento dei diritti e il 50 % della ricchezza del Paese nelle tasche del 10 % della popolazione).
Convocati al consulto di oggi ci sono però galantuomini che per tutelare i diritti costituzionali “metterebbero le mani sul fuoco” (i sindacati confederali, le associazioni della piccola proprietà immobiliare, il presidente dell'Atc, il Prefetto, il direttore dell'Igiene Pubblica e un certo numero di consiglieri comunali). Bene, poiché noi crediamo nelle “infinite possibilità del reale”, compresa l'utopia di un mondo più giusto, ci auguriamo che la loro presenza lì possa rompere il rituale del parlarsi addosso e della conferma dei rispettivi ruoli, in modo che sia fatta coscienza della eccezionalità della situazione sociale, delle contraddizioni che presenta e dunque della necessità di affrontarla con provvedimenti straordinari, fuori dalla ordinaria amministrazione. Tali provvedimenti renderebbero più efficaci gli strumenti di prevenzione degli sfratti, agiti attraverso una maggiore disponibilità di alloggi privati a canone sociale (Agenzia casa del Comune) o quelli che si ha in mente di assumere in un progetto di cooperazione pubblico/privato di cui si è parlato nel “tavolo” della Prefettura di cui abbiamo detto (Comuni della provincia, consorzi dei servizi, associazioni della piccola proprietà immobiliare, associazioni di volontariato sociale).
Concludiamo riassumendo per sommi capi un elenco di provvedimenti che andrebbero presi:
- il ripristino del “tavolo delle emergenze abitative”;
- atti autoritativi della Giunta per l'utilizzo sociale e temporaneo degli alloggi sfitti da almeno due anni di proprietà delle immobiliari;
- l'utilizzo sociale di edifici di proprietà pubblica ed in particolare la valorizzazione dei progetti di utilizzo sociale attualmente in corso in via Allende (protagoniste 6 famiglie) e in via Orfanotrofio (protagoniste 14 famiglie)
- l'assegnazione alle emergenze di tutti gli alloggi popolari che si rendono disponibili fino alla consegna al Comune dei primi alloggi di nuova costruzione;
- l'eliminazione delle condizioni di sottoutilizzazione degli alloggi popolari;
- il rinnovo delle convenzioni a tempo scadute a norma dell'articolo 26 della LR 3/2010;
- la soluzione delle convenzioni decadute a norma dell'articolo 27 della LR 3/2010.
ciclinpropviamonti62asti18febbraio2011
Il Coordinamento Asti-Est, le famiglie di via Allende, le famiglie di via Orfanotrofio, le famiglie sotto sfratto
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