Le
famiglie di via Orfanotrofio, di via Allende e di Corso Volta, i
volontari del Coordinamento Asti-Est e delle altre associazioni che
difendono il diritto all'abitare, le famiglie sotto sfratto qui
presenti
DICHIARANO
essere "beni comuni"
gli
edifici “occupati” di via Orfanotrofio, di via Allende e di Corso
Volta.
Questa
forma giuridica (o concetto che rimanda all'uso della cosa) sospende
la proprietà privata o pubblica di tali edifici, li rende non
alienabili e li mette in disponibilità ed uso delle famiglie
sfrattate, sotto sfratto, o impedite nella soddisfazione del loro
bisogno abitativo.
Il
valore simbolico di questa DICHIARAZIONE, è già
stato riscattato nel corso di un conflitto sociale che dura da
oltre tre anni e precisamente in due momenti di questo conflitto:
- quando le famiglie, senza alternativa abitativa, con un atto di disobbedienza civile di cui si sono assunte la piena responsabilità, hanno sottratto i tre edifici alla speculazione immobiliare, all'abbandono e all'incuria e li hanno consegnati ad un uso sociale, secondo il dettato dell'art. 42 della Costituzione;
- quando le famiglie, dandosi delle regole di autogestione e di buon uso degli edifici, hanno ricostruito, a dispetto delle cosiddette leggi del mercato che l'avevano dispersa, la loro domiciliarità, ossia la tutela dei diritti primari della persona, secondo il dettato dell'art. 3 della Costituzione.
Questa
DICHIARAZIONE aspetta di avere conferma:
- dai cittadini che credono che “un altro mondo sia possibile”, un mondo di cooperazione e solidarietà, opposto a questo presente, di competizione mercantile, individualismo e dissipazione di risorse sociali e naturali;
- da quei rappresentanti del governo e della opposizione cittadina che non si rassegnano a fare l'elenco delle ragioni della loro impotenza e dei limiti alla loro azione, imposti dai governi nazionali e sovranazionali.
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