Mi
chiamo Alessandra Marras, sono una volontaria del Coordinamento Asti
Est. La mia associazione è ben nota in città e nel mondo politico
astigiano a cui si è spesso rivolta, chiedendo un appoggio alle sue
lotte e alle sue iniziative in difesa del diritto all'abitare.
Come
è noto, gestiamo uno sportello a cui si presentano persone e
famiglie con problemi abitativi. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo
assistito ad un acuirsi drastico del problema, che prima riguardava
solo poche realtà, ma ora si è trasformato in emergenza continua
e diffusa di centinaia di famiglie vittime della perdita del lavoro
e del reddito a causa della crisi che è sotto gli occhi di tutti. E'
la stessa conclusione cui sono arrivati ultimamente enti pubblici ed
associazioni come Caritas, Anci, Federcasa, sindacati confederali e
di base.
Con
la passata Amministrazione spesso siamo stati costretti a scontrarci,
avendo di fronte talvolta un muro di gomma, talaltra diffidenza,
ostilità, quando non atteggiamenti di pregiudizio o di xenofobia nei
confronti di chi si rivolge al nostro sportello. La nostra azione
consiste in primo luogo nell'indicare alle persone in difficoltà gli
strumenti di cui possono avvalersi; in seguito ci confrontiamo con
gli enti pubblici, Comune, Prefettura, Questura, ufficiali
giudiziari, e così via, e se questo non è sufficiente, configgiamo
con le istituzioni, organizzando contrasti degli sfratti.
Dall'aprile 2010 ad oggi sono stati occupati da famiglie
sfrattate, impossibilitate, per mancanza di reddito, ad accedere al
mercato privato delle abitazioni, tre edifici, due di proprietà
pubblica, uno di proprietà privata; queste scelte sono state pagate
con decine di denunce e relativi processi, ma le abbiamo considerate
come azioni di disobbedienza civile, convinti che non
tutto ciò che è formalmente legale corrisponda sempre a criteri di
giustizia reale.
Ci
auguriamo di trovare nella nuova amministrazione una sensibilità
diversa verso le tematiche che ci stanno a cuore e dobbiamo
constatare che i primi incontri avuti con l'assessore competente, con
il sindaco ed altri esponenti della giunta ci inducono ad un
atteggiamento di cauto ottimismo.
In
particolare, apprezziamo l'intento di affrontare il problema
abitativo non solo sulla base dell'emergenza, ma approntando
strumenti quali un vero e proprio “piano casa”.
I
motivi che ci hanno indotti a chiedere di intervenire in Consiglio,
in ordine di urgenza e non di importanza, sono essenzialmente due:
- l'ordinanza di sgombero per l'ex-mutua di via Orfanatrofio
- l'occupazione degli edifici in vendita giudiziaria di corso Volta.
Per
l'ex- mutua di via Orfanatrofio,
è
stata emessa nei giorni scorsi la sentenza del processo civile, in
cui il giudice ha dato ragione alla proprietà, l'Asl, che aveva
chiesto di rientrare in possesso dell'edificio, decretando lo
sgombero delle 11 famiglie che, a causa di sfratti non più
rinviabili, vi si erano insediate dal dicembre 2010. Ricordiamo che
la sentenza al termine dell'analogo processo su via Allende aveva
invece riconosciuto lo stato di necessità come causa
dell'occupazione.
Su
questa vicenda, le richieste dell'associazione sono essenzialmente
due, una a breve, la seconda a più lungo termine. Per le 11 famiglie
che hanno nel tempo reso abitabili con un lavoro di auto-recupero
veramente encomiabile, quelli che erano solo ambulatori e sale
d'attesa, trasformandoli in nuclei abitativi di tutto rispetto,
chiediamo il passaggio “ da casa a casa”, cioè
l'assegnazione di alloggi popolari, essendo irricevibili alternative
quali quelle offerte dalla passata Amministrazione, di ricovero in
strutture quali il Maina o l'Agriturismo, o in dormitori, peraltro
con carico economico per l'ente pubblico non indifferente. Queste
sistemazioni, inizialmente offerte in via provvisoria, sono tuttora
in atto, a distanza di più di un anno). Ribadiamo inoltre che non
accetteremo proposte di divisione dei nuclei familiari,
non volendo che si aggiungano, a problemi abitativi e di lavoro,
problemi di relazione. Chiediamo dunque che si attivino incontri con
l'Asl, per ottenere un rinvio dello sgombero, in attesa che siano
predisposti i piani di trasferimento delle famiglie in altra
abitazione.
Più
a lungo termine, dato che su quella palazzina già esiste uno studio
di fattibilità allegato alla variante ASL che individua 19 unità
abitative di erp, chiediamo che non venga disperso quel valore d'uso
che via Orfanotrofio ha assunto in questo anno e mezzo. Che
l'edificio sia sottratto alla speculazione immobiliare e che sia
formulato e valutato un progetto per una covalenza sociale di spazio
abitativo provvisorio per le emergenze abitative in attesa di
assegnazione, e spazio sociale culturale per i cittadini e per gli
stessi abitanti. Che non si disperdano anche i dibattiti i convegni,
i laboratori, la biblioteca, la ludoteca e le altre attività che
hanno sopperito ad una carenza di spazi condivisi che la città sta
vivendo. Abbiamo in merito molte proposte e speriamo di poterlo
discutere con l'amministrazione ad un tavolo partecipato.
Passo
ora al secondo punto, cioè alle palazzine di corso Volta 149 e 151.
Una
premessa: l'occupazione non è stata assolutamente voluta come atto
contro l' Amministrazione, da poco insediata, bensì necessitata
dalla condizione di sfratto non più rinviabile delle famiglie.
Si
tratta, come è noto, di edifici in vendita giudiziaria: finora
l'asta è andata deserta (il prossimo appuntamento sarà a settembre)
e la base d'asta è ormai scesa a livelli quasi irrisori (meno di
500.000 euro per 20 alloggi).
Anche
in questo caso, chiediamo che l'Amministrazione si attivi per
acquisire gli stabili, per destinarli a uso sociale, e ad aumento
del numero di alloggi popolari a disposizione dell'Atc. Ricordiamo
che è possibile far ricorso a strumenti quali il comodato d'uso per
un numero prestabilito di anni con le famiglie che, insediandosi
negli appartamenti a titolo gratuito, si impegnano a realizzare i
lavori di recupero strutturale: in altre città, questo è già
stato realizzato.
Nel
concludere, ringraziamo per l'attenzione e facciamo ancora appello
alla sensibilità personale ed alla lungimiranza politica di
assessori e consiglieri, sicuramente consapevoli che un problema
sociale di questa gravità va trattato con strumenti adeguati e non
trasformato in problema di ordine pubblico.
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