Processo civile di via
Orfanotrofio; ordinanza di sgombero in data 5/7/2012. possibile
ricorso in appello da depositare nella cancelleria della Corte
d’Appello competente, entro 30 gg dalla notificazione della
sentenza.
Il
ricorso in appello contro l'ordinanza, per tutti i denunciati, ci
costerebbe circa 500 euro di spese processuali (da non confondersi
con le spese degli avvocati), perché uno dei denunciati, tra tutti,
non gode di patrocinio gratuito (ha un reddito che supera i 10.000
euro/anno circa). Diversamente per il processo penale dove il
patrocinio gratuito di uno evita le spese processuali di tutti.
Nel
nostro caso una via di uscita c'è, vale a dire fare il ricorso solo
per i denunciati che godono del patrocinio gratuito. Si eviterebbe
così l'onere delle 500 euro ma si renderebbe più problematica la
sorte processuale dell'unico escluso. Commentando velocemente con gli
avvocati questa circostanza sembrerebbe che gli effetti negativi
della esclusione sarebbero facilmente elusi, complice il fatto che
la convivente dell'escluso gode del patrocinio gratuito.
Bisogna
tenere presente che il ricorso non ha un esito positivo scontato. Il
ricorso, con i tempi delle sue procedure, ritarderebbe il passaggio
in giudicato dell'ordinanza. Inoltre potrebbe avere, come esito
migliore, la sospensione della ordinanza di sgombero. Su questo però
ci sono rimasti molti dubbi, da chiarire ovviamente con gli avvocati.
I due effetti su detti, creerebbero una situazione di incertezza di
cui potremmo giovarci nel corso di una possibile trattativa con l'asl
e il Comune. Sarebbe un prendere tempo che non toglierebbe però
all'asl il diritto di esigere lo sgombero.
Ci
conviene dunque fare questo ricorso ? Sembrerebbe di si, considerando
che nel contesto in cui si svolgerebbe questa trattativa non si
intravvede, al momento, alcuna condizione favorevole ai fautori dello
sgombero i quali, a ben vedere, non si sono ancora fatti vivi. L'asl,
nonostante dichiari di essere nella condizione di vendere (ci
sarebbero dei compratori dell'edificio) sembra orientata ad una
soluzione socialmente sostenibile del problema abitativo delle 11
famiglie “occupanti”. I sindacati confederali hanno confermato
questo orientamento e le prime mosse dell'assessore sembrano andare
nello stesso senso, anche se i fatti reali, salvo che il conteggio
dei 20 giorni concessi dal giudice è appena iniziato (solo ieri è
stata notificata agli interessati la sentenza di sgombero), nella
loro olimpica sospensione, non confermano assolutamente nulla.
Siamo
dunque ai preliminari di una eventuale trattativa in cui però i
nostri interlocutori hanno già cancellato, è bene rilevarlo, uno
degli obiettivi dell'Associazione, vale a dire l'uso sociale e la
proprietà pubblica dell'edificio; un obiettivo che noi giustamente
consideriamo complementare alla tutela del diritto all'abitare delle
famiglie. Mancando quello, si cadrebbe pesantemente in una situazione
di guerra tra poveri che ha per posta i pochissimi alloggi di erp
disponibili. Sarebbe un già visto (l'occupazione degli alloggi
inpdap del 2001) aggravato dal fatto che oggi la situazione sociale è
assai più grave di allora.
Ma
torniamo all'analisi del contesto. Per quanto riguarda la possibile
“valorizzazione dell'edificio” tutti i dati che descrivono il
mercato immobiliare (il ruolo delle banche, la possibilità di
vendere alloggi, l'attività delle costruzioni) tolgono credibilità
alle dichiarazioni dell'asl circa l'affacciarsi di acquirenti
dell'edificio di via Orfanotrofio. L'assessorato ai Servizi Sociali
non ha al momento nessuna disponibilità di alloggi popolari o a
canone calmierato e non può andare oltre la richiesta di avere tempo
per preparare qualche soluzione. L'opinione pubblica a noi
favorevole, in parte sovrapponibile a quella politica che ha promosso
la presente giunta comunale, non accoglierebbe certo di buon grado il
drammatizzarsi della situazione.
Il
contesto certifica dunque due condizioni. La prima, nessuno dei
nostri interlocutori istituzionali è al momento in grado di far
fronte alle conseguenze di uno sgombero senza alternativa abitativa
per le famiglie. La seconda, viene confermata la nostra analisi e il
nostro orientamento teorico/pratico. Il che ci impegna, ben al di là
dell'esito del ricorso, a dare un carattere sempre più costituente
(o a vocazione costituente) delle nostre azioni nonché a smascherare
la cortina di chiacchiere, che ogni volta si alza, adesso anche con
la complicità di una giunta dialogante, per nascondere
l'impossibilità di riottenere attraverso gli attuali assetti di
potere, il rispetto dei diritti costituzionali.
Bisogna
tornare in via Orfanotrofio, rilanciare tutti i progetti che vi
abbiamo agito per più di un anno, creare nuove situazioni che
confermino l'uso sociale dell'edificio, far valere in questo modo
l'unica uscita ammissibile da quell'edificio, vale a dire la conferma
di quanto prospettato nel piano di fattibilità della famosa variante
asl (19 edifici di edilizia residenziale pubblica, gestione della
atc, canoni di affitto per la manutenzione, recupero dell'investito
con la vendita di autorimesse del piano interrato e l'affitto di
spazi commerciali al piano terreno).
A
questo proposito dobbiamo esigere dalla amministrazione comunale il
massimo della trasparenza. L'affacciarsi agli uffici dell'urbanistica
di operatori intenzionati a cogliere le previsioni del PRG deve
immediatamente aprire una discussione pubblica in organismi
partecipati. Non dovrebbe avere una buona accoglienza presso
l'amministrazione e la comunità dei cittadini più consapevoli
qualunque acquirente dell'edificio che avesse solo l'intenzione di
protrarne la “attesa di valorizzazione”. Avrà ovviamente la
nostra ostilità, implicita nei progetti che già agiamo in
quell'edificio.
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