Con
amarezza, nell’incontro
del 28
ottobre abbiamo
dovuto prendere
atto dell’inutilità
della prosecuzione
dei lavori.
L’unico
risultato ottenuto,
dopo tre
sessioni e
un gran
numero di
incontri preparatori
, è
stato quello
di un
censimento dei
nuclei familiari
in emergenza
abitativa. Persino
questo minimale
pre-requisito, indispensabile
per programmare
qualsiasi azione,
è stato
conquistato a
prezzo di
un duro
lavoro, in
quanto ormai
da anni
l’Assessorato
preposto non
riceveva più
le domande,
asserendo di
non poter
in alcun
modo rispondere
alle necessità
che Gli
venivano manifestate.
Quindi
l’Assessorato
poteva
affermare di
non avere
emergenze in
quanto non
le censiva,
indirettamente
delegando il
problema alle
associazioni di
volontariato,
quali il
Coordinamento
Asti Est
e la
Caritas.
Adesso
che le
emergenze, così
definite in
base a
precisi criteri
di legge,
sono state
inserite in
una lista,
peraltro assai
confusa e
incompleta,
il Comune
ha tuttavia
dichiarato
esplicitamente
di non
avere nessuna
ipotesi di
soluzione al
riguardo: non
intende avvalersi
della facoltà,
pur prevista
dalle leggi
vigenti, di
destinare una
quota determinata
degli alloggi
Atc; non
intende adoperarsi
per reperire
immobili pubblici
non utilizzati;
non ha
fondi da
destinare.
Il Comune,
nella persona dell’Assessore Verrua, ha altresì dichiarato di
adottare una interpretazione del concetto di emergenza più
restrittiva di quella prevista dalla legge, limitandola a persone con
gravissimi problemi di salute.
A questo
punto, le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno ritenuto di
chiudere definitivamente il Tavolo, almeno per quanto le riguardava.
Pur
comprendendo le
difficoltà
economiche
dell’Ente
Locale in
seguito ai
tagli decisi
a livello
nazionale, non
si può
che giudicare
severamente
questa
incapacità e
non volontà
di risolvere
il problema.
In base
al censimento
effettuato, le
famiglie con
urgenti problemi
abitativi sono
più o
meno una
cinquantina, un
numero non
impressionante per
una città
di 75.000
abitanti. Esisterà
senza dubbio
una sofferenza
nascosta e
prossima a
manifestarsi, ma
per ora
questa è
la dimensione
del problema.
Non volerlo
affrontare è
grave e
miope, non
potrà che
incancrenire la
situazione e
fomentare tensioni.
Chiediamo
al Comune,
ai Suoi
massimi
livelli, di
ripensare alle
Sue priorità
di bilancio.
Forse non
tutte le
spese sostenute
sono così
indispensabili,
forse qualche
porfido in
meno e
qualche “tetto
sulla testa”
in più
sarebbero
apprezzati
dalla comunità
astigiana.
ASTI, 3
novembre 2011
CGIL CISL
UIL
ASTI
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