Gli amministratori del comune di Cassinetta di Lugagnano hanno approvato un “piano di governo del territorio a crescita zero”, dunque un piano di riqualificazione urbana e non un piano di espansione. E' una buona notizia. Sta per costituirsi un comitato di tutela del territorio Roero-Langhe-Monferrato, che assume il territorio come un bene comune. E' un'altra buona notizia. Altri comitati con le stesse finalità si sono già costituiti altrove e se ne parla nel sito di Eddyburg (www.eddyburg.it), che vi consigliamo di visitare.
L'urbanistica tenta di sottrarsi allo strapotere delle corporazioni che si nutrono di rendita urbana e di spericolate operazioni finanziarie ? Sembra di si, e allora dobbiamo dare una mano affinché questo avvenga al più presto. Dobbiamo far giungere ai proprietari dei suoli e ai costruttori, nonché a tutta la loro corte di professionisti, l'idea che esiste un interesse pubblico al di sopra del loro tornaconto personale, l'idea che il progetto delle città e dei relativi sobborghi non è solo affare loro.
Sarà difficile rimontare la china perché ci sono voluti vent'anni di pratiche mercantili, di urbanistica contrattata, e di smantellamento delle leggi di riforma per approdare al disastro che abbiamo sotto gli occhi. Zone di espansione senza confini in cui le lottizzazioni si moltiplicano ben oltre una qualsiasi capacità insediativa del PRG, zone suburbane già duramente aggredite da interventi che nulla hanno a che fare con l'attività agricola, interventi simbolici del disastro come quello de “Il borgo” in cui si concentra il peggio della “città moderna”, vale a dire, colate di cemento e consumo di territorio, traffico e inquinamento.
Su tutto ciò, l'esclusione della maggioranza dei cittadini dal governo del territorio; una esclusione segnata pesantemente dal censo, se si considera l'abitare una delle funzioni principali dello statuto di una urbanistica degna di questo nome (ville e ville principesche, seconde case e interi stabili convertiti in valore finanziario per i ricchi, persino il carcere di via Testa riconvertito in residenza di lusso; bisogno abitativo insoddisfatto o negato per i ceti popolari).
Le dimensioni e le caratteristiche morfologiche del nostro Comune non sono paragonabili a quelle del Comune Cassinetta di Lugagnano, anche se i problemi là affrontati hanno la stessa origine dei nostri. Ma ciò che caratterizza quell'esperienza è la scelta di considerare le condizioni date come concause dei problemi. E' l'impegno e l'innovazione culturale e politica di quella scelta che dobbiamo cogliere, contro il realismo rozzo e interessato che da noi, per anni, ha dominato incontrastato.
Insomma non possiamo più accettare che le condizioni date (il prezzo altissimo delle aree libere, la mancanza di soldi per rinnovare i vincoli sulle aree a standard, l'utilizzo di una parte degli oneri di urbanizzazione per finanziare il bilancio corrente), siano la giustificazione di un PRG senza prescrittività, con previsioni lasciate alla voracità dei proprietari dei suoli e dei costruttori e con una flessibilità regolata a posteriori, fuori da qualsiasi programmazione. Non possiamo più accettare una contrattazione degli interventi in cui l'ente pubblico rinuncia a difendere l'interesse generale ed usa tecniche urbanistiche come la perequazione e i premi volumetrici solo per far crescere, a favore della rendita urbana, la capacità insediativa del PRG e dunque il consumo dissennato di territorio.
Qualche riferimento europeo può tornare utile per capire le origini più remote del disastro nazionale. Mentre in tutte le grandi città europee le amministrazioni hanno provveduto per anni ad acquisire preventivamente dei territori, per sottrarre l'attività pianificatoria al peso economico e ai condizionamenti sociali della rendita fondiaria, in Italia si è fatto il contrario e ultimamente si è legiferata la dismissione di beni demaniali “suscettibili di gestione economica”. Ad Amsterdam l'80 % del territorio comunale è demaniale; a Stoccolma il territorio demaniale è 3 volte quello comunale urbanizzato, tanto per fare degli esempi. In Italia si è espropriato solo per i quartieri di edilizia economica e popolare, in compenso la discussione sull'indennità di esproprio è durata ininterrottamente per decenni, da una indicizzazione del valore agricolo fino alla scelta del valore di mercato delle aree da espropriare, cioè fino a che la rendita fondiaria ha avuto partita vinta. Dura da decenni la discussione, legislatura dopo legislatura, su una legge “sul regime dei suoli”, che aggiorni quella del 1942, ma non se ne ancora fatto niente.
Ciò che il governo annuncia il questi mesi e in questi giorni, senza alcun senso del ridicolo ma la consueta capacità mistificatoria, è la definitiva consegna al “mercato” del governo del territorio. Ruscalla e soci ringraziano.
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