Il cardinale Dionigi Tettamenzi ha fatto sentire più volte la sua voce a favore dei senzatetto e delle famiglie minacciate da sfratto. Richiamando la responsabilità di enti pubblici e privati ha stigmatizzato situazioni abitative e sociali che, parole sue, "aumentano il senso di smarrimento e di solitudine delle persone". Il giudizio del cardinale si è aggiunto a quello di singoli amministratori e di Agenzie che, a vario titolo (Corte dei Conti, Federcasa, Istat, numerose ATC, sindacati degli inquilini), hanno definito il problema della casa come un gravissimo problema sociale.
Ma l’esortazione-proposta dell'arcivescovo di Milano fatta in questi giorni, va ben oltre le parole, certo non inutili, soprattutto se pronunciate da quel pulpito. L'esortazione questa volta è indirizzata “alle comunità parrocchiali, agli istituti religiosi, alle realtà del mondo cattolico e alle famiglie che possiedono diverse unita’ abitative disponibili, perché si offrano a condividere almeno parte delle rispettive proprietà, dandole in locazione a prezzi accessibili”.
Certo, non si può accettare, soprattutto non dovrebbe accettarlo uno Stato laico, che le politiche sociali siano affidate alla filantropia della Chiesa cattolica, peraltro finanziata in larga parte con denaro pubblico (8 x mille), sta di fatto che i destinatari dell'esortazione doverebbero essere scossi nella loro timidezza (noi la chiameremmo ipocrisia) e dunque far seguire alle parole i fatti.
Non sappiamo se l'esortazione del cardinale Tettamanzi possa avere ad Asti lo stesso senso che ha a Milano. Non ci dispiacerebbe se comunità parrocchiali, istituti religiosi e la stessa curia ci togliessero definitivamente questa curiosità, visto che ad Asti il bisogno abitativo è negato in inesauribili graduatorie atc e in situazioni di emergenza abitative risolte spesso a danno delle persone e delle famiglie.
Ci sembra però che l'esortazione andrebbe più precisamente rivolta ai cittadini ricchi, che si associano in immobiliari e che concorrono, con la complicità delle amministrazioni pubbliche, a determinare il problema di cui stiamo parlando. Costoro, che non esiterebbero a riconoscersi in qualche comunità parrocchiale, aprono sempre nuovi cantieri al mercato speculativo della rendita urbana, offrono locazioni a canoni irraggiungibili, gonfiano il mercato finanziario fino agli scenari di immoralità civile che sono in questi giorni sotto gli occhi di tutti.
Il rimedio per ridurre “il senso di smarrimento e di solitudine delle persone” ci sarebbe e presumiamo che il nostro vescovo convenga con noi. Basterebbe che le amministrazioni e i governi delegassero meno alla Chiesa il rispetto dei diritti sociali (e costituzionali) dei cittadini e approntassero vere politiche della casa. Basterebbe investire risorse in progetti si costruzione, autocostruzione e recupero, basterebbe tutelare gli affittuari con provvedimenti meno miseri di quelli correnti, basterebbe fermare le immobiliari limitando, per esempio, la “capacità insediativa” del PRG. Basterebbe ................ meno ipocrisia.
Carlo Sottile
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