martedì 28 agosto 2018

BIOPOLITICA A BRA


Non l’abbiamo appresa come una buona notizia, anche se il loro residuo di cassa l’hanno versato alla nostra Associazione. In questa fase di chiusura di un ciclo di lotte per il diritto alla casa, abbiamo attraversato le stesse difficoltà, ci siamo fatti le stesse domande: perché e come le istituzioni (il potere) e le loro corti (la stampa, l’opinione pubblica, la possidenza e i fautori del neoliberismo) hanno sconfitto il nostro progetto; come far si che la nostra esperienza e il senso che le abbiamo attribuito non vadano perduti, ma siano il tratto forte della contro-narrazione a cui ci siamo già applicati.

In questo contesto continuiamo a pensare che realtà di volontariato e di attivismo rappresentino una boccata di aria fresca, un espressione di umanità e prospettiva per il futuro, e con rammarico quindi deponiamo il megafono e i volantini, sperando che queste poche righe e gli eventi della vita possano portare altre persone anche qui a sperare attivamente in un mondo migliore”. E’ il loro testamento ideologico, che abbiamo estratto dal loro testo di commiato, ma è anche il nostro e il loro impegno per il futuro, la speranza che ci accomuna e il messaggio che ci spinge a superare una circostanza storica che ci rende politicamente irrilevanti.
Per tutto questo i nostri legami con loro li sentiamo ancora più solidi e siamo sicuri che troveranno una nuova forma. Le premesse ci sono già e le abbiamo vissute, anche in rapporti personali, lungo il percorso del Brancaccio e non le abbiamo lasciate cadere con il passaggio elettorale. Il vecchio che si mangia il nuovo è una circostanza che si manifesta, nelle infinite possibilità del reale, ogni volta che i processi storici impongono un cambiamento radicale di rotta. E non è una ambivalenza che possa sciogliersi da sola, senza l’intervento delle forze sociali; senza la coscienza, il desiderio, il progetto, l’opposizione, la critica e il conflitto, della parte sociale che sta sotto, al fondo della costellazione del potere.
Quella parte oggi vive una condizione aurorale. Come sempre, quando si tratta di un nuovo inizio, il cammino è fatto di annunci, di tracce, di ambiguità. Nulla si presenta come prima. La rivoluzione neoliberista ha fatto il suo corso, ha scatenato le sue forze produttive e pur lasciando intatto il vecchio modo di produzione, mostra di saperne controllare i demoni. Solo fuori dalle fortezze assediate dei ricchi, le città e interi continenti (dove la biopolitica del capitale ha messo al lavoro anche i desideri), si può averne piena consapevolezza. Dentro, dove le disuguaglianze non minacciano la vita ma solo le sue forme più assoggettate, sarà una conquista faticosa, il lavoro di minoranze critiche, le esperienze di queste ultime con chi fugge o tenta di fuggire da quell’assedio.

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