L’aspetto
più inquietante dal punto di vista politico di chi, come me, si è
acceso di entusiasmo per il primo Brancaccio (Giugno), è stato
constatare a posteriori, dal documento firmato a quattro mani in in
avanti, il ruolo preponderante dei partiti sul ruolo marginale dei
cosiddetti civici (cittadini, associazioni, movimenti di base). Poco
importa, da questo punto di vista che Rifondazione abbia fatto dello
“entrismo” mentre gli altri tre abbiano preferito un percorso
parallelo a quello dei “civici”. In quanto ai civici, con o senza
tessera di partito in tasca, delle cento città - e qui posso
tralasciare i documenti e riferirmi alla breve esperienza astigiana -
non hanno nemmeno avuto il tempo di conoscersi e di confrontarsi tra
loro sui problemi dei rispettivi territori. Altro che percorso di
lunga lena, con la scadenza elettorale come tappa di minore
importanza !
Dunque,
l’accelerata (elettorale), imposta dal documento dei quattro, è
stato un errore del solo Montanari, confermato dallo stesso
Montanari, nel testo “consigli di lettura” che ha fatto
immediatamente seguire alla firma dell’originale. Per capire lo
sconcerto dei più e l’incazzatura dei compagni di Rifondazione
bastava leggere i grandi quotidiani del giorno dopo. Il documento
veniva inserito nella telenovela centro/sinistra si, centro/sinistra
no, insieme all’accredito di Grasso come leader della lista dei
tre partiti Si, Mdp, Possibile, in attesa di Rifondazione, a quel
punto in crisi di identità.
Voglio
ricordare che l’appello del Brancaccio ha tre parole chiave:
Costituzione (con il richiamo alle promesse non mantenute
degli art. 3, 9, 42), rottura (con le politiche del
compromesso senza principi dall’accordo Treu in poi), nuovo
inizio (con facce giovani e un modo di fare comunità politica
fuori dai riti della 3a internazionale). Queste idee, per
inverarsi, devono agire dentro un movimento reale di “cittadini,
associazioni, movimenti di base”. E’ quello il nostro compito, il
senso della nostra reazione al provvisorio stop di Montanari e
Falcone. In quanto alla lista elettorale dei quattro partiti possiamo
auspicare che sia unica, ma non possiamo confonderla con quella che
vorremmo, promossa dal movimento, con i criteri del Brancaccio
(giugno), per una rappresentanza impegnata ad organizzare
l’autogoverno e a disobbedire alle politiche sovraordinate del
capitale finanziario.
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