L’articolo che linkiamo tra i «testi di un certo interesse», composto per il Manifesto da uno studioso della “questione abitativa” in Italia, anticipa i temi della nostra assemblea dell’8 novembre. In particolare (a) l’uso ideologico dei concetti di legalità e di emergenza, per nascondere i termini veri della “questione abitativa”; (b) lo strapotere del blocco sociale che fa capo alla rendita (il partito del mattone); (c) il valore sociale e politico (di contrasto dello strapotere di cui si è detto) delle “occupazioni” degli edifici dismessi e in abbandono.
Inoltre, segnalando come esperienza positiva l’occupazione dell’ex inpdap di via S. Croce in Gerusalemme di Roma, l’articolo rimanda ad analoghe esperienze, consumate in molte altre città, tra cui Asti, dove l’occupazione della ex mutua di via Orfanotrofio è stata, nel suo momento più intenso, (1) l'auto-recupero di un edificio di proprietà pubblica abbandonato da anni, (2) il domicilio e la residenza di 12 famiglie sfrattate senza alternativa abitativa, (3) lo spazio aperto alla città per attività educative, culturali e ludiche sottratte al conformismo e ai vincoli del mercato.
Abbiamo detto esperienze “consumate” non a caso, perché le istituzioni hanno usato tutti gli strumenti dell’assoggettamento disponibili e, all’occorrenza, gli strumenti della repressione per negare legittimità alle azioni dei protagonisti delle “occupazioni”, per esorcizzarne il valore sociale e politico. L’affacciarsi sulla scena sociale di un “noi” capace di autogoverno, non poteva essere tollerato da istituzioni guardiane dello statu quo.
Tali strumenti sono stati: l’uso ideologico dei concetti di legalità ed emergenza, come già detto; le politiche di riduzione del danno che, essendo dirette selettivamente alle persone singole e alle singole famiglie, hanno confermato la solitudine e l’irrilevanza sociale e politica dei loro destinatari, gli sgomberi violenti e, ovviamente, le denunce e i processi.
L’assemblea dunque ragionerà su un ciclo chiuso del movimento di lotta per il diritto all’abitare, banalmente di una battaglia persa ma di cui restano intatte le premesse, (a) in una fascia sempre più ampia di persone/famiglie escluse dal mercato delle locazioni per la precarietà dei loro redditi, (b) in un mercato immobiliare speculativo, dove si continua a costruire per vendere; (c) in una edilizia residenziale pubblica ormai residuale.
Carlo, Michele e Samuele del Coordinamento Asti-Est.
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