(di
Paolo Berdini* – Il Fatto Quotidiano) – Caro direttore, da
mercoledì scorso sono sottoposto a una criminosa macchina del fango
che non riuscirà a scalfire di un millimetro una vita dedicata alla
difesa della legalità e del bene comune. Una vita spesa in battaglie
che rifarei non cento, ma mille volte, per rendere le nostre città
più umane e giuste.
Oggi sono di fronte a un accanimento mediatico
senza precedenti. E c’è un perché: la posta in gioco è alta e si
chiama Stadio di Tor di Valle. Insieme a una complessiva azione di
rientro nella legalità che la giunta Raggi, seppur tra incertezze e
inadeguatezze, ha portato avanti finora.
1. Parto dalle incertezze e inadeguatezze che ho
più volte pubblicamente denunciato. Nessuno di noi pensava di dover
affrontare ostacoli così giganteschi. Eravamo stati messi
sull’avviso da una breve, quanto incisiva, relazione del prefetto
Tronca: assenza di regole nel governo del territorio, lavori pubblici
milionari affidati impunemente a imprese amiche. Ma la realtà è
stata superiore ad ogni previsione. Decine le deliberazioni avviate
in precedenza e viziate da pesanti ombre e interrogativi.
2. Il primo provvedimento ha riguardato le aree
della ex Fiera di Roma della Colombo. Lì era stata approvata una
variante ad hoc che aumentava le volumetrie, in modo da ridurre i 200
milioni di debito contratto da Investimenti, la società che governa
la nuova Fiera di Roma. L’urbanistica, e cioè la più alta visione
del governo pubblico, era stata piegata al puro tornaconto economico.
Abbiamo rotto questa prassi perversa e per averlo fatto siamo stati
accusati di voler far fallire quella società.
3. Per gli ex Mercati generali dell’Ostiense in
origine gli impegni avevano garantito al quartiere un grande parco.
Quello che abbiamo trovato è stato un progetto che cementifica tutti
gli 8 ettari (otto campi di calcio) senza neppure un metro quadrato
di verde. Alla mia sorpresa, il risultato è stato leggere sulla
pagine di un noto quotidiano che stavamo bloccando tutto. Difendere i
diritti essenziali stabiliti dalle leggi dello Stato è per qualcuno
intollerabile.
4. Veniamo all’affidamento degli appalti
pubblici. L’‘inetta’ giunta Raggi ha ripristinato la
trasparenza richiesta dall’Anac. Raffaele Cantone lo ha
pubblicamente riconosciuto nel corso dell’assemblea annuale dei
costruttori romani a fine 2016. E ancora: i progetti per la
riqualificazione delle periferie che l’amministrazione in tempi
brevissimi è riuscita a definire. A dicembre siamo stati finanziati
con 18 milioni, il massimo consentito. Corviale e Ostia, solo per
fare due esempi di desolate periferie, avranno finalmente un po’ di
giustizia.
5. Il sistema di realizzazione dei piani di zona è
tornato nella legalità. Varie inchieste avevano svelato che si
omettevano i controlli sui prezzi di vendita delle case. Costruttori
e cooperative disoneste hanno sfilato dalle tasche di ignare famiglie
centinaia di milioni di euro. Per la prima volta, abbiamo iniziato a
revocare le concessioni delle aree pubbliche ai privati che violavano
le regole. Non era mai accaduto prima. Infine, si è avviato con la
nuova dirigenza Ater un piano per la costruzione di tremila case
popolari. Ossigeno indispensabile per risolvere, almeno in parte,
l’emergenza abitativa.
6. Questa sistematica azione di recupero di
legalità e trasparenza non si è mai fermata, neppure quando sono
state provocate le dimissioni di due persone d’eccellenza come
Carla Raineri e Marcello Minenna. Essi erano il trait d’union con
l’azione del commissario prefettizio: averli sostituiti è stata
l’origine di tutti i mali della giunta Raggi. Ma, ripeto, l’azione
sistematica è sempre andata avanti.
7. E veniamo all’inaudito attacco alla mia
persona causato dal progetto dello stadio della Roma. Ovvero la più
imponente speculazione immobiliare del momento in Europa, nonché la
più grande variante urbanistica ‘ad hoc’ mai approvata nella
capitale.
Il progetto è stato autorizzato nel 2014 con il
riconoscimento dell’“interesse pubblico” per alcune opere di
urbanizzazione che – lo abbiamo dimostrato con i fatti – servono
soltanto a chi vuole portare a casa una speculazione di un milione di
metri cubi di cemento: un regalo da un miliardo e mezzo di euro.
Ebbene, da quando abbiamo iniziato a lavorare per riportare il
progetto nelle regole del Piano regolatore è iniziata una criminale
macchina del fango.
8. Non nascondo che in diversi momenti,
soprattutto a partire da dicembre, ho provato solitudine. Per mesi
sono stato l’assessore ‘contro’, anche nella riunione che si è
tenuta martedì 7 febbraio nel mio assessorato. Che non si è
conclusa come i fautori del progetto speravano. Il giorno seguente,
guarda caso, viene pubblicata un’“intervista truffa”. Con una
sapiente regia delle uscite un quotidiano pubblica prima una
conversazione, poi una registrazione audio e infine un altro stralcio
di quell’audio. Tutto riferito a fatti risalenti non al giorno
prima, ma addirittura a venerdì 3 febbraio. Devo pensare che sia un
caso? Perchè tenersela quattro giorni nel cassetto?
9. Quel venerdì dopo 4 ore di teso confronto
sull’emergenza abitativa un ragazzo mi si è presentato nella sala
della conferenza come un militante cinquestelle e abbiamo parlato a
lungo di alcune questioni romane. Solo dopo, all’esterno, sono
caduto nella trappola con una registrazione illegale. È evidente che
vogliono farmi fuori. Il vero punto è la colata di cemento che si
vuole imporre a tutti i costi ad una città già martoriata, ridotta
a un ammasso di periferie senza anima e senza quei requisiti di
civiltà che dovrebbero invece contraddistinguere la capitale
d’Italia.
10. Oggi, il M5S, se vuole, ha la grande
opportunità di continuare l’azione fin qui intrapresa per far
cambiare passo a Roma. Lo stadio di Tor di Valle è il banco di prova
per fermare blocchi di potere che da sempre difendono la speculazione
fondiaria e finanziaria a scapito dei diritti dei cittadini. Se la
Raggi vuole fare questa battaglia mi troverà al suo fianco. In caso
contrario, le mie dimissioni sono già sul suo tavolo.
*Assessore all’Urbanistica al Comune di Roma
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