Alcuni
militanti del Coordinamento, incluso chi scrive, insieme a dodici
famiglie sfrattate senza alternativa abitativa, hanno “occupato”
nel lontano 2010, l’edificio della ex mutua di via Orfanotrofio.
L'idea di fare un uso sociale di un edificio di proprietà pubblica,
vuoto da quattro anni, è stata realizzata, scontando denunce e
processi (ancora aperti), al prezzo di un rapporto mai risolto con i
direttori dell’Asl e con i sindaci della città. Un rapporto che
questi ultimi hanno sempre tento sull’orlo di una drammatizzazione.
Un dispositivo di controllo, a ben vedere. Cosi sono venute le
ordinanze di sgombero non eseguite ma brandite come una clava, le
residenze prima negate poi concesse, l’accesso ai servizi sempre
negoziato (in ultimo negato quello all’energia elettrica), la
sistematica e strumentale confusione tra aspetti sociali e aspetti
giudiziari della “occupazione”.
A
dispetto di tutto ciò e nonostante il carattere non residenziale
dell’edificio, in quel luogo di via Orfanotrofio le dodici famiglie
hanno ricostruito la loro domiciliarità, fissato il centro dei loro
legami sociali e dei loro bisogni di vita. Sei bambini sono venuti al
mondo proprio lì, mentre altri venti più grandicelli hanno portato
nella scuola dell’obbligo l’immagine di “quella casa”.
Inoltre, prima che l’ostinata ostilità delle istituzioni
prevalesse, i protagonisti di quella esperienza, hanno ospitato in
quell’edificio attività culturali e ludiche senza scopo di lucro,
hanno regalato alla città momenti di teatro, musica e lettura fuori
dai gusti correnti e dalle imposizioni del mercato. Davvero temerario
definire tutto questo “fenomeni di occupazione abusiva”
(il Sindaco).
Le
intenzioni dei protagonisti di quella esperienza, dichiarate
pubblicamente ancorché confermate dai fatti, sono state
sistematicamente respinte dalle istituzioni; dal Comune in
particolare, che non ha voluto coglierne il valore e il senso. Certo,
richiedevano di uscire dall’ordinaria amministrazione e dalla
cultura politica dominante. Ossia: più diritti di cittadinanza e
partecipazione popolare, meno legalitarismo e filantropia; più
valorizzazione sociale della proprietà, meno valorizzazione
mercantile della stessa. Insomma, dalla parte del Comune la
sistematica conferma della legge 80/2014, votata in Parlamento dai
committenti politici del sindaco Brignolo, dell'assessore ai servizi
sociali Vercelli, della giunta. Vale a dire la criminalizzazione
della povertà, nonché la fine della edilizia residenziale pubblica
e il rilancio del mercato immobiliare (edifici di social housing per
il ceto medio impoverito).
La
conferenza stampa a porte chiuse di ieri mattina è stata l'ennesima
conferma di questo orientamento e della impunità di cui al momento
dispongono i suoi fautori. L'unico “occupante” di via
Orfanotrofio che si è presentato all'appuntamento con i giornalisti
è stato respinto. I militanti del Coordinamento, informati
dell'incontro da un “delatore”, non si sono fatti vedere per non
essere sopraffatti dal disgusto. Così, l'edificio di via
Orfanotrofio è stato venduto ad un “prezzo congruo”
(il direttore dell’Asl). Il privato acquirente, di cui è stata
nascosta l’identità (?), lo trasformerà in casa di riposo.
L’illegalità delle famiglie “occupanti” sarà finalmente
rimossa con il trasferimento, coatto se necessario, delle famiglie
in un centro di accoglienza nuovo di zecca, in viale Pilone. Gli
uffici dismessi dei “lavori pubblici” saranno ristrutturati in
“24
posti letto”,
servizi igienici
e mensa in comune, lo stesso modulo del Maina, “quanto
di più lontano da una sistemazione definitiva”
(l’assessore
ai lavori pubblici), “polmone”
o “circuito
normale”
per risolvere “una
per volta”
le situazioni di emergenza abitativa (il
Sindaco).
Nessuno
di lor signori ha ovviamente avvertito che le
uniche case di riposo che offre oggi il mercato sono quelle per
ricchi. Così
in città ne avremo una sontuosa, con
un marketing regionale,
e un’altra, quella storica e pubblica, perennemente sull’orlo del
fallimento.
Certo,
nessuno ha indossato le vesti del “cinico immobiliarista”
(la direttrice dell’Asl), ma il buon cuore mostrato nella
conferenza stampa è risultato davvero inopportuno e le prestazioni
dell’ufficio casa del Comune sono risultate positive solo perché
ne sono stati nascosti i limiti e gli aspetti truffaldini. Come le
boccate di ossigeno del naufrago in mare aperto. Insomma ci sono
tutte le condizioni per un inasprirsi dell’emergenza abitativa.
Proprio così. Non è una previsione è una certezza. Infatti la
disponibilità di case popolari è già adesso residuale. Mentre
scrivo è forse pari a zero. Saranno disponibili i cosiddetti
alloggi di risulta (30-40 in 4 anni ?), cioè quelli che si
libereranno per morte o trasferimento dell’assegnatario o per uso
improprio dell’alloggio), mentre lo stillicidio degli sfratti non
accenna a diminuire (gennaio-settembre 2016, 522 richieste di
esecuzione, dati Prefettura) e la prossima graduatoria dell’Atc
conteggerà più di 900 aspiranti assegnatari, molti di loro al
terzo, quarto bando. Saranno tutte queste persone/famiglie che
misureranno i miracolosi effetti del “circuito normale”
di Brignolo e dei “tempi nuovi” evocati da Vercelli.
Auguri vien da dire.
Stupisce
infine che alla conferenza stampa non fosse presente l’assessore
all’urbanistica. Perché mai, come in questo momento, il problema
delle abitazioni è anche un problema urbanistico (che fine ha fatto
la previsione di 19 alloggi di erp proprio sullo stabile di via
Orfanotrofio ?). Vale a dire un problema in capo al potere pubblico
sul regime dei suoli (che fine ha fatto l’inchiesta sugli edifici
vuoti ?). Che senso ha allora nascondere l’identità
dell’acquirente, un signore che avrà già discusso con i tecnici
dell’assessorato le caratteristiche del nuovo edificio, se non
attribuire un ruolo dominante al partito del mattone ?
Carlo
Sottile Asti 20/12/16
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