Ancora
una volta i giornali annunciano un possibile acquirente dell'edificio
di via Orfanotrofio e ancora una volta la notizia è accompagnata
dall'assoluto silenzio sulla presenza nello stesso edificio da dodici
famiglie, che vi domiciliano da sei anni, dopo averlo “occupato”
perché sfrattate senza alternativa abitativa.
Nel
frattempo sono andate deserte due aste pubbliche, due sindaci hanno
fatto pervenire una ordinanza di sgombero ciascuno, l'associazione
che ha accompagnato le famiglie in questo percorso “fuori legge”
ha aperto quell'edificio all'interesse della città. Così, decine di
iniziative pubbliche condotte dal “collettivo della ex mutua” e
dal Coordinamento Asti-Est hanno provato ad accreditare un progetto
di recupero che tenesse insieme il diritto all'abitare delle famiglie
“occupanti”, il proposito di sottrarre alla speculazione
immobiliare un edificio di proprietà pubblica, l'idea di
ricongiungere la storia dello stesso edificio alla “casa dei
metallurgici” che era stato negli anni 20, prima che i fascisti
decidessero di sottrarlo a quell'uso.
Tutte
azioni che hanno mancato il loro scopo, non solo ignorate dagli enti
pubblici, in primis l'Assessorato ai Servizi Sociali e la Questura,
ma prese a pretesto per negare la legittimità della “occupazione”,
contenerla nel recinto di una legalità senza principi, ridotta a
puro riflesso d'ordine, impedire che le famiglie “occupanti”
fossero riconosciute, attorno a quel progetto, un interlocutore
collettivo, portatore di diritti di cittadinanza.
Intanto
le famiglie, superando le difficoltà di dover comporre delle unità
abitative in un edificio non residenziale, hanno fatto di necessità
virtù, ricostruendo una domiciliarità perduta per ragioni di
mercato, ricomponendo ogni giorno legami sociali minacciati dalla
precarietà, i più giovani concorrendovi frequentando le scuole,
tutti riconoscendo quell'edificio come la loro casa, la stessa casa
in cui nel corso di questi sei anni sono state festeggiate cinque
nascite.
Ignorare
tutto questo, far finta che tutto questo non sia accaduto, in via
Orfanotrofio e in altri tre edifici “occupati” della città, è
da irresponsabili per non dire guardiani ottocenteschi del diritto di
proprietà. E' ancora peggio intervenirvi ad personam, con criteri
discutibili (esclusioni dalla graduatoria dell'emergenza,
assegnazioni a prescindere dalla graduatoria Atc, mancata
attribuzione del punteggio relativo alle condizioni abitative),
quando la cosiddetta “emergenza abitativa” trova alimento in una
crisi sociale che non accenna a finire e l'edilizia residenziale
pubblica è ridotta a residualità, per volere di questo governo
(vedi legge 40/2014).
Prossimamente
(dicembre), quando la graduatoria dell'ultimo bando Atc sarà
composta, in questa città ci saranno circa 700 persone/famiglie
“aspiranti assegnatari” di una casa popolare, circa 60 famiglie
in emergenza abitativa. Un bisogno abitativo che si confronterà con
una offerta di case popolari pari a zero. A conferma dei giudizi su
espressi.
Nessun commento:
Posta un commento