In
città le solidarietà parentali e amicali non riescono a far argine
al fiume degli sfratti. Centinaia di famiglie affollano le
inesauribili graduatorie dell'emergenza e del bando per
l'assegnazione delle casa popolari. Neppure l'assessorato ai Servizi
Sociali è in grado di mettere in campo azioni risolutive, per
ammissione dello stesso assessore.
Questo
è il contesto della azione giudiziaria di cui è protagonista
negativo l'ex direttore dell'Atc. Conviene non dimenticarlo. Per
questo l'esito processuale che si annuncia con il patteggiamento,
può deludere le aspettative di molti cittadini. In primo luogo
quelle dei millenovecento assegnatari di una casa popolare, che
scoprono adesso di aver dovuto pagare le spese di un corrotto.
Un
esito caldeggiato dalla Procura certamente non in nostro nome. Non
solo perché l'ex direttore sconterebbe una pena poco più che
simbolica e la restituzione del maltolto sarebbe assai lontana dalla
misura auspicabile. Questo esito metterebbe una pietra tombale sulle
assai probabili responsabilità penali degli altri amministratori e
favorirebbe la rimozione delle responsabilità politiche di questi
ultimi.
La
rimozione è già in corso. Nessun consigliere di amministrazione
dell'Atc si è dimesso, nessuno in Regione, che pure ne aveva titolo
in forza di legge, ha provveduto a dimettere un consiglio di
amministrazione così distratto dai suoi compiti, da non accorgersi
che l'azione fraudolenta del suo più importante componente durava
dal 2004. Un tempo di malgoverno così lungo impone di mettere in
discussione il ruolo stesso delle Atc, così come si è configurato
negli ultimi vent'anni.
Ce
chi intende sottrarsi a questa discussione si rifugia nelle more
della ristrutturazione delle Agenzie Territoriali per la Casa che è
in corso in tutto il Piemonte. Dovrà essere rinnovato il consiglio,
viene detto, non c'è nessuna fretta. Una questione che in questa
sede viene usata strumentalmente ma che dovrà pure essere esaminata
con cura perché sembrerebbe mettere il suggello a quel mutamento di
ruolo dell'Agenzia in cui è maturata la corruzione dell'ex
direttore.
Una
ristrutturazione ignota ai più, in primo luogo agli assegnatari, il
cui ruolo è stato ridotto a quello di inquilini inconsapevoli di
condomini male amministrati. Ignota agli amministratori degli stessi
condomini. Ignota ai sindacati degli inquilini.
Il
Coordinamento Asti-Est, come è noto, si è costituito parte civile.
Ha espresso il suo giudizio critico verso un dispositivo i cui esiti
annunciati sono tutt'altro che virtuosi di cui sono interamente
responsabili gli avvocati, i giudici, il procuratore della
Repubblica. In quanto alle responsabilità politiche, che molti
vorrebbero rimuovere, deve essere chiaro che il Coordinamento
Asti-Est non ha nessuna intenzione di recedere. Devono essere
scoperte. Se è la macchina che non funziona, si deve cambiare la
macchina.
Le
domande a cui rispondere sono semplici e sono legate l'una all'altra.
Cosa hanno fatto questi amministratori, per rispondere al bisogno
abitativo dei loro cittadini. Perché il ruolo sociale dell'Atc è
ormai residuale. Perché il governo vuole renderlo ancora più
residuale sollecitando la vendita all'asta degli alloggi popolari.
Quali sono gli interessi che vengono tutelati con questo
orientamento.
Rispondendo
a queste domande forse si comincerà a capire perché negli enti
pubblici, Atc comprese, la corruzione sembra non avere argini.
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