martedì 24 dicembre 2013

A NATALE SI PUÒ FARE DI PIÙ




RABBAH JILLALI con moglie incinta, SAMSEN YOUNES con moglie e un minore, IOVU ELENA NADIA con convivente, CARLUCCI ANNA con marito e un minore, EL RHALI HASSAN con mamma fratello e nipote, DRIZA ALTIN con moglie incinta e un minore, ELYHZIOUI MOHA con moglie e un minore, PRIAMO DANILO con moglie.
Sono otto famiglie con la stessa storia sociale delle famiglie di via Allende e di via Orfanotrofio. Hanno perso in questi ultimi anni il diritto ad una abitazione nell'indifferenza delle pubbliche istituzioni. Tutto ciò loro malgrado, in circostanze estranee alla loro volontà e attraverso atti legali ma sempre più spesso ingiusti. Licenziamenti, cassa integrazione, salari intermittenti, affitti diventati improvvisamente pesanti per bilanci familiari sempre più leggeri, sfratti.

Le otto famiglie hanno fatto il loro primo atto di ribellione contro tutto ciò. Hanno preso casa in un edificio vuoto da anni, per la proprietà un edificio “in attesa di valorizzazione” . Il segno di una ingiustizia non più tollerabile. Mentre centinaia di famiglie aspettano da anni una casa popolare, mentre altre centinaia rischiano di perdere il loro domicilio, c'è una possidenza cittadina che per puro tornaconto può permettersi di non utilizzare per anni un ingente patrimonio immobiliare. Le famiglie hanno pensato di potersi sottrarre a questo ricatto, avevano delle proposte da fare, speravano che almeno una parte della possidenza potesse tenere a freno i suoi spiriti animali, speravano che qualcuno degli “eletti” nel Consiglio comunale si ricordasse dell'articolo 41 della nostra Costituzione. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
E invece no. In tre giorni tutto l'apparato di potere in difesa della proprietà si è mosso, lo sgombero violento è avvenuto. Prima la proprietà poi i diritti !! Alcune famiglie hanno passato la notte su un furgone, altre hanno portato il loro malessere presso parenti e amici. L'edificio vuoto da 12 anni è stato murato e recintato. Un vero monumento alle regole e ai valori oggi dominanti. In Consiglio comunale il Sindaco ha negato il diritto di parola, ha chiuso la riunione dicendo di subire una sopraffazione poi ha rilasciato una intervista carica di minacce mentre l'opposizione politica si è zittita in uno sterile rispetto dei regolamenti, salvo una eccezione lodevole della consigliera Fea.
Minacce, silenzio e sordità. Tutta la parte della popolazione che subisce gli effetti peggiori della crisi sociale non è rappresentata il quel Consiglio, solo la possidenza, gli indifferenti, quei cittadini che hanno adottato il berlusconiano “ognuno per se e dio per tutti”. Il governo nazionale fa il resto: i diritti sono negati e la spesa sociale è tagliata, per accrescere le disuguaglianze, per premiare i responsabili, chi ha creduto che la missione fosse di fare soldi con i soldi. Si licenzia e si sfratta, si danno soldi alle banche ai poteri finanziari, al braccio armato di questi poteri (in Italia si spendono nel settore militare, con denaro pubblico, oltre 50mila euro al minuto, 3 milioni ogni ora, 76 milioni al giorno. Il che equivale a circa 27 miliardi di euro in un anno) e si tolgono alla casa, alla scuola, alla sanità, alle tutele del lavoro.
Basta, non pagheremo noi la vostra crisi.
Le famiglie di strada al Fortino, di via Allende, di via Orfanotrofio.

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