RABBAH
JILLALI con moglie incinta, SAMSEN YOUNES con moglie e un minore,
IOVU ELENA NADIA con convivente, CARLUCCI ANNA con marito e un
minore, EL RHALI HASSAN con mamma fratello e nipote, DRIZA ALTIN con
moglie incinta e un minore, ELYHZIOUI MOHA con moglie e un minore,
PRIAMO DANILO con moglie.
Sono
otto famiglie con la stessa storia sociale delle famiglie di via
Allende e di via Orfanotrofio. Hanno perso in questi ultimi anni il
diritto ad una abitazione nell'indifferenza delle pubbliche
istituzioni. Tutto ciò loro malgrado, in circostanze estranee alla
loro volontà e attraverso atti legali ma sempre più spesso
ingiusti. Licenziamenti, cassa integrazione, salari intermittenti,
affitti diventati improvvisamente pesanti per bilanci familiari
sempre più leggeri, sfratti.
Le
otto famiglie hanno fatto il loro primo atto di ribellione contro
tutto ciò. Hanno preso casa in un edificio vuoto da anni, per la
proprietà un edificio “in attesa di valorizzazione” . Il segno
di una ingiustizia non più tollerabile. Mentre centinaia di famiglie
aspettano da anni una casa popolare, mentre altre centinaia rischiano
di perdere il loro domicilio, c'è una possidenza cittadina che per
puro tornaconto può permettersi di non utilizzare per anni un
ingente patrimonio immobiliare. Le famiglie hanno pensato di potersi
sottrarre a questo ricatto, avevano delle proposte da fare, speravano
che almeno una parte della possidenza potesse tenere a freno i suoi
spiriti animali, speravano che qualcuno degli “eletti” nel
Consiglio comunale si ricordasse dell'articolo 41 della nostra
Costituzione. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può
svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
E
invece no. In tre giorni tutto l'apparato di potere in difesa della
proprietà si è mosso, lo sgombero violento è avvenuto. Prima la
proprietà poi i diritti !! Alcune famiglie hanno passato la notte su
un furgone, altre hanno portato il loro malessere presso parenti e
amici. L'edificio vuoto da 12 anni è stato murato e recintato. Un
vero monumento alle regole e ai valori oggi dominanti. In Consiglio
comunale il Sindaco ha negato il diritto di parola, ha chiuso la
riunione dicendo di subire una sopraffazione poi ha rilasciato una
intervista carica di minacce mentre l'opposizione politica si è
zittita in uno sterile rispetto dei regolamenti, salvo una eccezione
lodevole della consigliera Fea.
Minacce,
silenzio e sordità. Tutta la parte della popolazione che subisce gli
effetti peggiori della crisi sociale non è rappresentata il quel
Consiglio, solo la possidenza, gli indifferenti, quei cittadini che
hanno adottato il berlusconiano “ognuno per se e dio per tutti”.
Il governo nazionale fa il resto: i diritti sono negati e la spesa
sociale è tagliata, per accrescere le disuguaglianze, per premiare i
responsabili, chi ha creduto che la missione fosse di fare soldi con
i soldi. Si licenzia e si sfratta, si danno soldi alle banche ai
poteri finanziari, al braccio armato di questi poteri (in Italia
si spendono nel settore militare, con denaro pubblico, oltre 50mila
euro al minuto, 3 milioni ogni ora, 76 milioni al giorno. Il che
equivale a circa 27 miliardi di euro in un anno) e si tolgono
alla casa, alla scuola, alla sanità, alle tutele del lavoro.
Basta,
non pagheremo noi la vostra crisi.
Le
famiglie di strada al Fortino, di via Allende, di via Orfanotrofio.
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