Le
dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal signor Verrua al
periodico la Provincia passerebbero inosservate per la loro vacuità,
se non fosse che a pronunciarle è un amministratore della nostra
città, in campagna elettorale e su un tema di grande rilevanza
sociale. Il tema è quello del diritto all'abitare, del reale
esercizio di quel diritto da parte delle famiglie, della politica
dell'abitare e dei suoi strumenti.
La
tesi del signor Verrua è la seguente. Non esiste emergenza abitativa
in città, solo i “finti poveri” la promuovono, con atti
illegali, le occupazioni. Tali atti vanno repressi, e non si capisce
perchè le istituzioni preposte esitano a farlo, ancor più se si
tratta di stranieri, con l'auto e l'antenna parabolica, disoccupati e
senza casa e dunque in possesso di un permesso di soggiorno ottenuto
in modo fraudolento.
Il
fatto che questa tesi venga ripetuta all'infinito e che su di essa
non abbiano lasciato traccia gli argomenti di chi sostiene il
contrario – associazioni, sindacati e Prefettura - non ne
conferma certo la validità. Anzi, vien voglia di lasciar perdere
perché la vacuità, la testardaggine e il moralismo da quattro soldi
non valgono davvero un confronto.
Rimane
il dubbio che che questa tesi trovi ascolto, in periodo elettorale,
presso la parte meno informata dei cittadini. Oppure, che sia rivolta
ai cittadini che subiscono in silenzio l'emergenza abitativa,
condividendo più o meno consapevolmente lo spirito corrotto del
tempo (ognuno per sé e dio per tutti) e gli argomenti xenofobi
del signor Verrua.
Riassumiamo
allora le cifre e le cause dell'emergenza. Di queste ultime c'è
piena la cronaca e i report delle varie agenzia pubbliche e private
che si occupano del problema. L'istat, Federcasa, il Censis e poi i
sindacati, la Caritas e molte altre, che evidentemente pubblicano
senza avvertire il signor Verrua. Innanzi tutto la
precarietà dei redditi,
sempre più diffusa, che esclude dal mercato delle locazioni le
famiglie che la subiscono (nessun proprietario affitta se l'aspirante
inquilino non presenta un reddito certo e una assicurazione). Poi,
sempre tra le cause, la
residualità della quota di edilizia residenziale pubblica
sul totale della edilizia residenziale (4,5 % Italia, 15 % media EU
con punte del 30 %); gli
atti dei legislatori che
hanno creduto nelle virtù del mercato,
l'abolizione della
Gescal nel 1997,
che ha messo fine ad una politca nazionale per la casa, l'abolizione
dell'equo canone nel 1998,
che ha tolto ogni proporzione tra reddito dell'inquilino e canone di
affitto, infine dal 2001 l'ondata
di privatizzazioni,
la cartolarizzazione a perdere del patrimonio di edilizia
residenziale degli enti pubblici (inpdap, ecc), che ha fatto
esplodere un mercato
immobiliare speculativo;
gli esiti di tale
mercato
vale a dire i territori e le città disseminati di edifici “in
attesa di valorizzazione” e di alloggi vuoti (5,2 milioni nel
2009, in Italia secondo una inchiesta di legambiente, ad Asti più di
2000).
La
legge 431/98, con il contratto di
locazione “convenzionato”,
avrebbe dovuto calmierare gli effetti negativi dell'abolizione
dell'equo canone. Le cose sono andate diversamente. Già le Agenzie
delle entrate del Piemonte avevano segnalato che in Regione, nel
2006, la percentuale dei contratti “convenzionati” sul totale dei
contratti di locazione sottoscritti non
aveva superato l'8 %.
Successivamente la Confindustria in un suo documento del 2009
segnalava che quella percentuale non aveva raggiunto il 10
% su tutto il territorio nazionale.
In
quanto alle cifre dell'emergenza abitativa in città è
sufficiente aggiungerne alcune a quelle, le uniche, che il signor
Verrua comunica per dimostrare che non da la casa popolare agli
stranieri.
Dunque,
nel biennio appena trascorso, 2010/2011, sono stati assegnati 86
alloggi popolari. Poiché gli aspiranti assegnatari nella graduatoria
atc ancora in vigore sono 630, il tasso
di assegnazione è del 13 % circa,
appena superiore del tasso nazionale (9 %). Dal 2005 al 2012 l'atc ha
consegnato al comune 33 alloggi di nuova costruzione. Con graduatorie
biennali che hanno oscillato tra i 600 e 700 aspiranti assegnatari
risulta evidente la dimensione, socialmente insostenibile, del
bisogno abitativo
insoddisfatto. 24 alloggi
di nuova costruzione, annunciati dall'atc per dicembre 2011, ad oggi
non si sono ancora visti.
Nel
Paese, dati Anci, nel 2009
c'erano già 650.000 famiglie nella vana attesa di un alloggio
popolare. C'è dunque una
fascia sempre più ampia di cittadini che subiscono condizioni
abitative insostenibili (coabitazioni, sovraffollamenti, abitazioni
improprie) e/o non reggono il differenziale tra redditi e canoni di
locazione, entro cui è esplosa l'emergenza sfratti.
I
provvedimenti di sfratto
emessi a Torino e provincia sono quasi raddoppiati in tre anni,
passando dai 1.595 del 2007 ai 3.010 del 2010, con una crescita di
700 casi solo nell'ultimo anno (dati del Ministero degli Interni). Il
92 per cento di questi è
dovuto alla morosità (il
restante è per finita locazione), una quota che per altro va
crescendo gradualmente. Sono stati 65.489
gli sfratti in Italia
nel 2010. Con un aumento del 6,5% rispetto al 2009 e del 66%
nell’ultimo decennio. La maggior parte per morosità. Le Regioni
con il più alto numero di provvedimenti emessi sono: Lombardia
(21,2%), Lazio (11,5%), Emilia-Romagna (10,8%) e Piemonte (9%). E’
quanto emerge da uno studio SUNIA-CGIIL sui dati del Ministero
dell’interno.
Il
signor Verrua, consapevole di tutto questo, confermando l'ingiustizia
di tutto questo, ha annunciato che con il prossimo bando, il 25
% degli alloggi disponibili sarò assegnato agli astigiani doc
(20 anni di residenza). Sarà
dunque possibile che una persona/famiglia, residente da più di 20
anni, inserita in graduatoria con 2 punti, possa precedere
nell'assegnazione di una casa popolare una persona/famiglia,
residente con meno di 20 anni, inserita nella stessa graduatoria con
12 o 14 punti. Alla
faccia dell'ordine della graduatoria !
E'
in questo contesto che sono avvenute, accompagnate dall'Associazione
Coordinamento Asti-Est, le due “occupazioni” di via Allende
(un edificio residenziale di proprietà pubblica vuoto e abbandonato
all'incuria da 7 anni) e di via Orfanotrofio (un edificio di
proprietà pubblica vuoto e “in attesa di valorizzazione”), come
atti necessitati (riconosciuti così dal giudice che ha
processato il reato di occupazione) di diciassette famiglie che non
hanno voluto perdere con la casa anche la loro dignità. Tutte
hanno i requisiti per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica.
Il signor Verrua ne dubita e ha fatto notare che tra queste c'è una
famiglia che ha avuto nel 2010, 17800 euro di reddito lordo. E' vero,
si tratta di un muratore, con moglie e tre figli, con 7 punti in
graduatoria atc. Quel reddito, tradotto in isee, vale a dire in una
cifra che descrive la condizione economica della famiglia, fornisce
la cifra di 6000 euro/anno. Un muratore con una vita da nababbo !!
Le
occupazioni non sono “atti illegali” o “zone franche” come
afferma il signor Verrua. Sono atti di disobbedienza civile,
perché non tutto ciò che è legale è giusto. Sono atti di pubblica
assunzione di responsabilità, al prezzo di denunce e processi.
Sono soprattutto progetti di uso sociale di edifici altrimenti
consegnali alla speculazione immobiliare (in via Orfanotrofio si
fanno attività ludiche, espressive e di studio). Sono progetti di
residenzialità in progress da anni (due in via Allende, uno in via
Orfanotrofio), dove si sono ricostruiti e protetti i legami
primari e sociali delle famiglie (i trentun bambini a scuola e
all'asilo, le famiglie raccolte attorno ad un tavolo, gli adulti
liberi di esercitare i loro diritti/doveri), quelli che l'art.3 della
Costituzione impone di tutelare. Sono progetti che prefigurano
attraverso regole condivise, il risultato che l'Associazione e le
famiglie auspicano, vale a dire il passaggio del possesso di
edifici di proprietà pubblica, dagli enti originari al Comune e il
loro uso sociale.
Auspichiamo
un provvedimento straordinario ? Può darsi. Certo è che la tutela
del diritto all'abitare richiede, in questo momento, provvedimenti
amministrativi straordinari, le requisizioni degli alloggi sfitti
se necessario, l'acquito di immobili da parte dell'ente pubblico (ce
ne sono 3 in città, oggetto di vendita giudiziaria, per un totale di
80 alloggi), l'attivazione di un “tavolo” a cui siano chiamati a
partecipare enti e associazioni, per allargare subito l'offerta di
alloggi a canone sociale, il concorso di Fondazioni e banche. Non
serve l'ordinaria amministrazione e la filantropia non è
sufficiente, anche se rimane una buona propedeutica ad una vera
politica per la casa. E' invece sicuramente dannoso per il vivere
civile dell'intera città, organizzare la guerra tra poveri, come sta
facendo l'assessore Verrua.
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