martedì 6 dicembre 2011

Via Orfa:buon compleanno, 6 dicembre 2010/2011


Un anno di affermazione del diritto all'abitare di 11 famiglie
altrimenti minacciato da procedure di sfratto per morosità incolpevole; dalla impossibilità di affrontare in solitudine un problema sociale di questa gravità; dalla mancanza di alternative abitative (casa popolare o abitazione a canone calmierato), salvo disperdere le famiglie, dividendo i genitori dai figli, in approssimate reti di solidarietà amicale o parentale, o nell'ancor più approssimata foresteria del Comune (Maina). Nel conto delle costrizioni possibili (ma anche degli auspici dell'assessore ai Servizi Sociali) non manca il ritorno ai paesi di origine delle famiglie straniere senza lavoro stabile e reddito garantito.


Un anno di autogestione di un edificio di proprietà pubblica
una domiciliarità ricostruita tra mille difficoltà (l'impossibilità di attivare l'impianto di riscaldamento, il costo elevatissimo della energia elettrica attinta ad un contatore da cantiere, le ristrettezze di un edificio non residenziale trasformato, attorno ai servizi igienici esistenti, in 11 unità abitative,). Nonostante ciò l'unità delle famiglie è stata tutelata (i pasti attorno ad un tavolo, i bambini a scuola, il sonno protetto, gli adulti alla ricerca meno affannosa di una occasione di lavoro) e l'occupazione è adesso un progetto di convivenza e di inserimento sociale offerto all'interesse e alla collaborazione di chi auspica una società responsabile e solidale (sono costoro, purtroppo, ancora pochissimi).


Un anno di riappropriazione del reddito
che mani rapaci di banchieri, finanzieri, responsabili della crisi sociale in corso, hanno ingiustamente tolto a 11 famiglie. Redditi nulli, modesti, precari, intermittenti, lavori somministrati con il contagocce, lavoratori privati dei diritti, alla mercé dei calcoli mercantili di banchieri, finanzieri, padroni delle ferriere; lavoratori espropriati del loro lavoro: questa è la realtà sociale che si frequenta in questo luogo. L'occupazione di un edificio vuoto da anni, in attesa di “valorizzazione” mercantile, come questo di via Orfanotrofio (analogamente quello di via Allende), è stata una azione politica consapevole, di riappropriazione di una parte di quel reddito ingiustamente tolto.


Un anno di rapporti di solidarietà e partecipazione
rapporti preziosi, qualche volta duraturi, con cittadini e associazioni, per superare le prime difficoltà (ad ogni inverno c'è bisogno di legna da ardere, e di soldi perché le bollette della luce sono salatissime); rapporti necessari perché siano riconosciuti il senso liberatorio (da pregiudizi, da false visioni della realtà), e le finalità sociali di questa “occupazione”. Rapporti ricercati e agiti in occasione di numerose iniziative pubbliche, dibattiti, momenti ludici o espressivi, organizzate in questo edificio, la ex mutua, un edificio che negli anni 20 è stato la “casa dei metallurgici”. Dunque questo edificio è adesso l'abitazione di 11 famiglie ma è anche un luogo ricco di memorie di mutuo soccorso tra lavoratori, di partecipazione democratica, di impegno antifascista.

Un anno di conflitti con le autorità pubbliche
è l'unico capitolo totalmente negativo di questa storia, che da questo punto di vista è una storia non compiuta, il possibile scenario di sgomberi violenti, di violenta negazione del diritto all'abitare, di violenta imposizione di regole esclusivamente mercantili (l'edificio è stato messo in vendita all'asta, i processi degli occupanti sono istruiti). La risposta del sindaco e dei suoi assessori, alla richiesta di tutela del diritto all'abitare, è stata esclusivamente repressiva, oppure irresponsabilmente notarile: richieste di sgombero, denunce che annunciano processi, delegittimazione di tutte le azioni pubbliche delle famiglie e delle associazioni e infine una sorda rappresaglia (famiglie “occupanti” escluse dalle assegnazioni di case popolari o dall'accesso alle borse lavoro, oppure ostacolate in modo burocratico nel riconoscimento del loro attuale domicilio).

Si ad uno spazio sociale nella ex casa dei metallurgici
l' occupazione non poteva essere, come si è visto, un fatto privato di alcune famiglie, solo il sindaco e la giunta comunale insistono ancora adesso a considerarlo tale. Le famiglie e le associazioni lo hanno sempre, necessariamente, considerato un fatto pubblico in cui viene rappresentato e agito un conflitto sociale. La dignità, il diritto, l'umanità di persone e famiglie, opposte alla rapacità, la violenza, la disumanità dei fautori e sostenitori del “moderno” dominio mercantile.

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