L'autogestione
delle occupazioni e la pedagogia partecipativa delle relazioni tra
l'Associazione e i cittadini che già ne condividono (o si apprestano
a condividerne) le azioni, sono scelte politiche (nel senso di polis,
agire insieme per il bene comune) che ci caratterizzano, sulle quali
si gioca la nostra credibilità. Con tali scelte, inoltre,
esercitiamo la nostra capacità di impedire che il conflitto, che ci
oppone al sistema dei poteri, degeneri in problema di ordine
pubblico. Al contrario, di quel conflitto dobbiamo far emergere tutto
il contenuto sociale. Il che non esclude che i fautori di un ordine
contrario alla giustizia possano momentaneamente prevalere, ma in
questo caso saranno ancora le nostre scelte politiche a dettarci la
risposta giusta.
L'illegalità di alcune nostre azioni (le occupazioni, il contrasto degli sfratti) pone dei problemi di senso e di linguaggio (ne è un esempio la recente sentenza del giudice che riconosce “lo stato di necessità” e dunque cancella il reato della occupazione di via Allende) che non vanno lasciati al pregiudizio e alla grossolana propaganda dei nostri avversari. “Non tutto ciò che è legale è giusto” è uno slogan che usiamo spesso, che rimanda, come mai in passato, alla natura e alle modalità del “moderno” conflitto sociale, vale a dire opporsi a regole, che invadono senza alcuna mediazione gli spazi di vita delle persone e delle comunità, imposte da poteri senza alcuna legittimazione democratica. Tutte questioni che finora abbiamo affrontato solo in modo occasionale e che dovremmo invece affrontare in modo più sistematico. Come ci apprestiamo a fare con il seminario, già annunciato, sulla storia dei conflitti sociali.
L'illegalità di alcune nostre azioni (le occupazioni, il contrasto degli sfratti) pone dei problemi di senso e di linguaggio (ne è un esempio la recente sentenza del giudice che riconosce “lo stato di necessità” e dunque cancella il reato della occupazione di via Allende) che non vanno lasciati al pregiudizio e alla grossolana propaganda dei nostri avversari. “Non tutto ciò che è legale è giusto” è uno slogan che usiamo spesso, che rimanda, come mai in passato, alla natura e alle modalità del “moderno” conflitto sociale, vale a dire opporsi a regole, che invadono senza alcuna mediazione gli spazi di vita delle persone e delle comunità, imposte da poteri senza alcuna legittimazione democratica. Tutte questioni che finora abbiamo affrontato solo in modo occasionale e che dovremmo invece affrontare in modo più sistematico. Come ci apprestiamo a fare con il seminario, già annunciato, sulla storia dei conflitti sociali.
Autogestione
con
l'occupazione degli edifici di via Allende e di via Orfanotrofio,
entrambi di proprietà pubblica, che agiamo in condizioni di
“illegalità” per soddisfare il diritto all'abitare, altrimenti
negato, di 17 famiglie, abbiamo di fatto avviato un programma di
autogestione. Il termine autogestione è appropriato, sia in
relazione al carattere pubblico (di tutti) della proprietà di tali
edifici, che vogliamo mantenere, sia in relazione all'esercizio, di
un diritto fondamentale della persona, quello all'abitare che è in
corso d'opera. Il fatto di stabilire delle regole ispirate a quelle
due finalità è come si dice un corollario, che acquista però un
valore politico, ancor più avendo compreso in quelle regole
l'obbligo a corrispondere un canone di locazione calcolato in
percentuale sul reddito reale delle famiglie (reddito 0 canone
simbolico e così via). E' fin troppo evidente il valore di quella
regola (che tra l'altro riscopre una antica parola d'ordine del
movimento di lotta per la casa) perché da una risposta al problema
della presente volatilità dei redditi, lo stesso problema che è
all'origine delle procedure di sfratto che hanno colpito le famiglie
degli “occupanti”. Abbiamo già detto e lo ribadiamo, con
l'autogestione intendiamo prefigurare una situazione di normalità,
prossima a quella dell'edilizia residenziale pubblica. Sia le
finalità che le regole dell'autogestione devono ovviamente essere
condivise. Questa condizione, la condivisione, è il comportamento
atteso da tutti quelli che partecipano a questa esperienza, pertanto
non sono ammessi comportamenti difformi. Alcuni comportamenti
difformi invece persistono (sia riguardo ai canoni di locazione, sia
riguardo al buon uso degli edifici e delle loro pertinenze) e vanno
affrontati, ridiscutendo, se necessario alcune regole, senza però
stravolgerne il senso.
Pedagogia
Il
rapporto tra volontari dell'associazione e famiglie/persone che
avvicinano l'associazione per affrontare un grave problema abitativo,
si caratterizza fin dall'inizio come un rapporto partecipativo, alla
pari, e come tale viene proposto dai volontari dell'Associazione fin
dai primi momenti del rapporto. Un rapporto che da luogo a scelte
condivise, ad assunzioni di responsabilità, ad un agire comune in
cui si riducono al minimo i comportamenti di delega e, all'opposto,
di autorità, in cui i comportamenti opportunistici (furbizia,
piccole strategie di interesse personale) andrebbero cancellati.
L'opportunismo è il comportamento più insidioso per il successo
delle nostre azioni, va considerato una sorta di nemico interno al
soldo dei fautori della cultura oggi dominante. Sia dal punto di
vista morale (ognuno per se e dio per tutti), sia da un punto di
vista sociale (il mercantilismo più sfrenato, invasivo e privo di
valori), questa cultura ha la responsabilità della macelleria
sociale oggi in corso, la guerra dei ricchi contro i poveri, le
abissali disuguaglianze, l'azzeramento dei diritti sociali. La guerra
tra poveri, per contendersi le briciole del sontuoso pasto dei
ricchi, è ancora purtroppo alle soglie delle nostre azioni, come
abbiamo potuto constatare in alcune circostanze, e da soli, come
associazioni, non possiamo scongiurarla. Possiamo farlo se il nostro
sodalizio si allarga alle altre azioni che in questo momento gruppi
di cittadini e associazioni agiscono in difesa dei diritti, per una
economia solidale, per porre fine alla rapina del territorio. Perchè
è evidente che qualunque persorso si immagini o si avvii per
cambiare radicalmente questa società, non si potrà fare a meno
della diffusione e della crescita di soggetti sociali che assumano
subito compiti di natura politica (come già detto, nel senso della
polis), come nel suo piccolo fa la nostra Associazione.
Asti
31/07/11
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